La democrazia è difficile. Ci sono tante voci quante volontà, infinite, differenziate, spesso divergenti. La scelta è frutto della discussione, del confronto e del dibattito, e perciò è un frutto difficile da far maturare
La democrazia è difficile
La democrazia è difficile. Ci sono tante voci quante volontà, infinite, differenziate, spesso divergenti. La scelta è frutto della discussione, del confronto e del dibattito, e perciò è un frutto difficile da far maturare. La democrazia è difficile, perché alla sua base c’è un complesso concetto di libertà limitante. Democrazia e libertà non sono sinonimi, ma senza democrazia la libertà non è immaginabile.
La dittatura invece è facile. C’è una voce e una volontà, finita, determinata, spesso coerente. La scelta può essere anche ponderata, e deliberata dopo attenta riflessione, ma è frutto di una sola idea, di un modo unico, totale e totalizzante di pensare. La dittatura è facile, perché alla sua base c’è un concetto preciso e comprensibile di libertà.
Dittatura e libertà sono sicuramente antinomiche ma in dittatura esiste una libertà unica, assoluta e preponderante: la libertà di uno, o di pochi, di decidere per conto di tutti gli altri, e la libertà dalla legge per chi, in quanto dittatore, è al di sopra di essa.
Il potere assoluto è un potere sciolto, libero da impedimenti e perciò perfettamente efficace.
Se nella dittatura si esprime una libertà assoluta perché allora scegliere la libertà incomprensibile della democrazia? Ovvero: perché non sposare la causa della propria determinazione a discapito di quella altrui?
Semplicemente perché sarebbe un errore imperdonabile e difficilmente rimediabile.
Perché parlo di queste cose?
Perché c’è la Crisi.
Essa è per antonomasia un momento di grande difficoltà, è perciò un periodo in cui le semplificazioni vanno di moda.
È un’emergenza e in quanto tale vanno presi provvedimenti di urgenza e si fa richiesta di poteri speciali.
Le crisi sono uno squarcio nel vecchio, nel consolidato e aprono verso nuove prospettive. La crisi può aprire verso nuove scoperte, oppure può più semplicemente riportarci verso vetuste e terribili usanze. Il pericolo lo si affronta in diverse maniere, talvolta chiudendosi, talvolta a viso aperto. E se la chiusura sembra proteggerci non si comprende invece che il pericolo aumenta, perché ci si mette volontariamente sotto assedio, e prima o poi il muro crollerà, con conseguenze sicuramente drammatiche.
La storia del secolo scorso ha mostrato come dalla chiusura dei nazionalismi si sia passati ai totalitarismi e agli imperialismi in troppo poco tempo, e la successiva decisione comune di costruire delle democrazie è stata figlia delle tragiche conseguenze di quella chiusura.
Le nazioni che hanno deciso di aderire a un modello democratico hanno posto a suggello di tale scelta la compilazione di carte costituzionali, le quali prevedevano delle difese contro quelle derive antidemocratiche che allora tanto orrore suscitavano. La democrazia in queste costituzioni poneva in luce l’esistenza di diritti e di doveri necessari alla definizione del concetto, difficile ma sano, di libertà democratica.
È così strano dunque che in questo periodo di crisi le costituzioni vengano attaccate proprio in quelle parti che servono a tutelarci dalle derive antidemocratiche?
Non penso solo all’Italia, dove, per esempio, la funzione di controllo del Presidente della Repubblica è stata quanto meno messa in discussione, ma mi riferisco anche a uno stato come il Venezuela,dove con uno strumento apparentemente democratico il popolo si è consegnato definitivamente nelle mani di un solo uomo, la cui politica non sono in grado di discutere, ma che solo per il fatto che si sia autoconsacrato Salvatore di una parte dell’umanità, mi è sospetto.
Napoleone, con un gesto altamente simbolico si auto incoronò imperatore, affermando da un lato l’autonomia (legittima) dal potere religioso e dall’altro la sua fame di potere (cosa meno legittima).
Il mio timore è che la gente davanti alla difficoltà della democrazia si sia arresa alla facilità della dittatura, che davanti alla responsabilità delle scelte democratiche si sia arresa al confortante slogan: qualcuno scelga per me.
L’amara conclusione del mio ragionamento?
La grandezza della democrazia è che si può scegliere democraticamente di rinunciarvi, senza alzare un dito, restandosene comodamente seduti nel divano di casa,e in questo senso la democrazia è facile; quando invece si è sotto un potere assoluto, la possibilità di rinunciarvi non viene assolutamente contemplata da chi detiene tale potere, e allora le cose si fanno veramente difficili.