La crisi dell’industria siciliana: ma Confindustria Sicilia dov’è?

INVECE DI OCCUPARSI DELLA DESERTIFICAZIONE INDUSTRIALE, MONTANTE, CATANZARO, LO BELLO E LA BELLA LINDA VANCHIERI SI OCCUPANO DI SPESA PUBBLICA IMPRODUTTIVA

La Cisl lancia l’allarme sulla desertificazione industriale di Palermo e dintorni. Dopo la Fiat di Termini Imerese a rischio ci sono l’area industriale di Carini e i Cantieri navali di Palermo. Facciamo notare ai nostri lettori un paio di cose.
Tutto questo si verifica mentre da cinque anni l’assessorato regionale alle Attività produttive è nelle salde mani non di Confindustria Sicilia, ma dei tre soggetti che si sono impossessati di questa organizzazione imprenditoriale: Antonello Montante, Giuseppe Catanzaro e Ivan Lo Bello.
Confindustria, in Sicilia, non ha una bella tradizione. Tutt’altro. Alla fine degli anni ’50 del secolo passato l’allora direttore di Confindustria, Domenico La Cavera, abbandonava quest’organizzazione per fondare la Sicindustria.
Sicindustria è rimasta in piedi fino a pochi anni fa, quando è andata in scena la ‘pacificazione’. Sicindustria è sparita ed è tornata Confindustria. E si vede. Si vede dal fatto che quest’organizzazione di tutto si occupa, tranne che degli interessi dell’industria siciliana.
Soprattutto nell’ultimo anno non abbiamo letto una dichiarazione dei vertici di Confindustria su quella che la Cisl siciliana definisce la “desertificazione del tessuto industriale di Palermo”.
Gli sforzi dei tre soggetti che si sono impossessati di Confindustria con la scusa dell’antimafia sono concentrati su altro. In particolare, su come succhiare risorse alla spesa pubblica regionale. 
La bella Linda Vanchieri, assessore regionale alle Attività produttive, braccio operativo di Montante, si occupa dei bandi. Giuseppe Catanzaro di rifiuti. Mentre Ivan Lo Bello sta cercando in tutti i modi di mettere le mani sui fondi pubblici della formazione professionale.
Ci rendiamo conto che questi quattro ‘industriali’ hanno troppi impegni per potersi occupare dell’area industriale di Carini o dei Cantieri navali di Palermo.
Negli anni passati Sicindustria partecipava attivamente alla vita pubblica della Regione. Sollecitava interventi nei vari settori industriali. Dialogava con il mondo del credito. Interveniva nell’attività delle Commissioni legislative dell’Ars, non inviando ‘messi’ per ‘spiare’ le posizioni dei parlamentari sull’acqua, o per perorare la gestione idrica privata, ma per sostenere le attività produttive.
Oggi gli ‘industriali’ di questa fallimentare organizzazione imprenditoriale, come già ricordato, sono bravi solo a ‘succhiare’ spesa pubblica improduttiva.
Del resto, questi signori che cosa producono in Sicilia? Non è un caso che la critica alla disastrosa e truffaldina Finanziaria del Governo di Rosario Crocetta e Luca Bianchi sia arrivata da Catania, provincia con la quale Montante e Lo Bello non hanno mai fatto molto ‘pane’.  
Emerge un’olimpica certezza: con Montante, Catanzaro, Lo Bello e la bella signora Vanchieri l’industria siciliana non ha futuro. Perché la crescita industriale è l’esatta antitesi della spesa pubblica facile e improduttiva e dell’affarismo.


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