La Crisi del Cantiere navale di Palermo: ma Confindustria, la Regione e il Comune cosa fanno?

UNA VOLTA GLI OPERAI DI QUEST’AZIENDA AVEVANO LA SOLIDARIETA’ DELLA CITTA’. OGGI LE ISTITUZIONI SONO ASSENTI. PER NON PARLARE DELLA SINISTRA: FUORI DALL’ARS PINO APPRENDI, NESSUNO SEGUE PIU’ QUESTE VICENDA

Una volta, quando gli operai del Cantiere navale di Palermo manifestavano il loro disagio lavorativo, tutta la città era accanto a loro e ne sosteneva le battaglie. Ora le loro lotte sono orfane della solidarietà dei palermitani.

Nella scorsa legislatura regionale c’era ancora qualche deputato regionale di Palermo – l’onorevole Pino Apprendi – che delle lotte operaie dei Cantieri navali si faceva carico e qualche risultato, in termini di investimenti per il rinnovamento degli impianti e di potenziamento dei bacini, si è riusciti ad ottenerlo.

E oggi? Ora ci sono rimasti gli onorevoli Antonello Cracolici e Davide Faraone (degli altri non ne teniamo nemmeno conto). Il primo all’Ars, il seondo a Roma. Risultato: i lavoratori del Cantiere navale di Palermo vanno da soli, disperatamente, ad occupare l’assessorato regionale alle Attività produttive per tentare di sensibilizzare l’assessore Linda Vancheri ad occuparsi di attività produttive e di lavoro

Si badi al fatto che l’assessore Linda Vancheri è rappresentante di Confindustria Sicilia e perciò dovrebbe esserer avvezza alla cultura degli investimenti produttivi e alle innovazioni dei processi industriali. Alla ricerca di innovazioni tecnologiche, di competitività produttiva e via via industrialmente parlando.

Ma si da il caso che la nostra Linda si è formata in una associazione, Confindustria Sicilia, che di questioni industriali non conosce nemmeno l’abc e quindi è avulsa dalla cultura delle attività economiche e produttive. Un’associazione di imprese che, se non fosse per le aziende nazionali che operano in Sicilia, potrebbe chiudere bottega per mancanza di materia prima. Cioè di aziende industriali.

Che dire, poi, del presidente della Regione, Rosario Crocetta? Della sua inconcludenza già conosciamo quasi tutto. E siamo già piuttosto edotti anche sui suoi supporter, ovvero sui dirigenti su Antonello Montante e Ivan Lo Bello, uomini-simbolo della già citata Confindustria Sicilia, dei quali si avverte soltanto la cultura della intercettazione dei flussi finanziari regionali, ma nessun accenno di politica industriale ed imprenditoriale.

Da quella parte solo il vuoto assoluto. In termini più immediati: si fanno i cavoli loro.

Per non dire, poi, dell’altro artefice di questo Governo regionale, il senatore buono per tutte le stagioni, Beppe Lumia, che dei confindustriali siculi è mallevadore.

Da questo versante siamo in attesa da almeno cinque anni – cioè da quando Confindustria Sicilia si è intestata la titolarità dell’assessorato regionale alle Attività produttive – di uno straccio di piano industriale della Regione siciliana. Aspetta e spera.

Non possiamo concludere queste brevi considerazioni sulle lotte dei lavoratori del Cantiere navale di Palermo senza un accenno all’Amministrazione comunale, in tutte le sue componenti: Sindaco, Giunta e Consiglio comunale.

Anche da parte di quest’Amministrazione comunale c’è molta attenzione ai progetti confindustriali di sviluppo economico della città che sono individuabili nell’acquario della Cala e nello sfruttamento delle aree ricadenti nell’ambito della ex Fiera del Mediterraneo e del Mercato ortofrutticolo. Questa la grande idea dello sviluppo economico e produttivo della città metropolitana, mentre le aree industriali di Carini e di Termini Imerese si svuotano di industrie mentre crescono i mega centri commerciali.

Ebbene, da questo versante non una parola, non un segnale di solidarietà verso l’unica vera attività industriale della città.

Ma nelle mani di chi è finita Palermo? In quali mani è finita la Sicilia?


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