La coop brontese che investe sul pistacchio bio «Ci crediamo davvero, non è solo un business»

Ha studiato Agraria fin dalle scuole superiori, presentando agli esami di maturità una tesina sull’agricoltura biologica. Materia che poi ha approfondito in Germania durante gli anni dell’università. Per Salvatore, 32 anni, il destino era già segnato. Ecco perché, dopo l’esperienza all’estero, ha deciso di tornare in Sicilia e insieme a Biagio, Samanta ed Enrico ha fondato la cooperativa Pistacia EtnaBio. A Bronte, dove si trova l’azienda di famiglia su cui Salvatore ha applicato le nuove conoscenze acquisite, da 15 anni suo padre si occupa di biologico producendo pistacchioolio d’oliva, mandorlefichi d’india.
«Ho sempre accoppiato gli studi all’esperienza pratica – racconta Salvatore – altrimenti con i produttori non ci si può parlare visto che l’università non ti prepara molto in questo senso».

Da qualche anno ha fatto partire la vendita diretta al consumatore del suo pistacchio – il prodotto che sostiene maggiormente l’azienda – e con il tempo si è sviluppata una rete di contatti fatta di altre cooperative, imprese e gente che crede al progetto. Tra cui spiccano i nomi dei tre produttori – Biagio, Samanta ed Enrico – che, come Salvatore, credono e puntano sul biologico.
Il primo 25 anni, è appassionato di ecologia – frequenta il corso di laurea specialistico in Ecologia vegetale – e ha studiato Botanica. Samanta, 29 anni, studentessa di Architettura, a un certo punto ha deciso di prendere in mano le redini dell’azienda di famiglia e di dedicarsi all’agricoltura. Scelta condivisa anche da Enrico, 52 anni, che lavora nel settore insieme ai suoi fratelli.

«Abbiamo cominciato a incontrarci, invitandoci di volta in volta a visitare le nostre aziende, e siamo entrati in sintonia», racconta Salvatore. Per l’uomo, da cui è partita l’idea di costituire la cooperativa Pistacia Etna Bio, è importante che i suoi colleghi «siano persone che credono in quello che fanno e non si muovono solo spinti dal business. Non usano sostanze chimiche e anzi si sono impegnati in un percorso verso il biologico». Appartenere a diverse fasce d’età aiuta il gruppo, dove ognuno ha i propri punti di vista e le proprie esperienze, e i più giovani sono seguiti dai genitori. «Puntiamo alla commercializzazione diretta dei prodotti, pistacchio in primis, per dare più forza ai produttori che spesso sono l’ultima ruota del carro». E per farlo bisogna avere un prezzo equo, perché il pistacchio, come spiega Salvatore, viene «venduto caro nei negozi, ma al produttore rimangono solo le briciole». Ecco perché lui e i suoi soci vogliono vendere direttamente e garantire la tracciabilità massima del prodotto, dando garanzie al consumatore. «Faremo alcune schede di autocertificazione e tutto quello che può rendere trasparente il nostro operato».

I ragazzi hanno anche presentato il loro progetto a una competizione imprenditoriale etnea dal titolo Da idea a progetto. «Una buona esperienza per conoscere e confrontarci con altre realtà e spiegare alle persone in cosa consiste il nostro proposito». Adesso intendono allargare il mercato ad altri produttori, così da poter rispondere a un aumento delle richieste. «C’è tanto lavoro da fare per diffondere le buone pratiche dell’agricoltura biologica e le cooperative sono un ottimo strumento per riuscire a farlo». Non dimenticando gli insegnamenti e l’esperienza che vengono dalle famiglie. «Per fondere tradizione e innovazione, altrimenti non si va da nessuna parte», conclude Salvatore. 


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