La coerenza, innanzi tutto…

Mentre prendono botte in testa da Leoluca Orlando rieletto sindaco di Palermo, Cracolici & compagni trovano il tempo per inanellare un altro ‘successo’ politico. Francesco Musotto, eletto nel 1994 presidente della Provincia di Palermo nel centrodestra in quota Forza Italia, viene arrestato nell’ottobre del 1995. Accusa: mafia. Morale: si ritorna alle urne per eleggere presidente della Provincia e consiglio provinciale. Il centrosinistra candida il diessino Pietro Puccio che vince battendo un frastornato centrodestra (il Pds, infatti, è già stato trasformato in Ds, sigla che sta per Democratici di sinistra).

I Ds panormiti, capitanati dal solito Cracolici, mettono su una giunta provinciale con vice presidente Liborio Polizzi. Che, qualche mese dopo, è vittima anche lui di una disavventura giudiziaria in salsa mafiosa. L’ombra dell’onorata società si allunga, così, sulla giunta provinciale di centrosinistra. Il commento è unanime: chi di mafia (o di antimafia) ferisce di mafia (o di antimafia) perisce. Questo per ciò che riguarda Cracolici e compagni. Quanto a Musotto, la magistratura lo assolverà e lui, sempre da candidato del centrodestra, tornerà a battere il centrosinistra e ritornerà a ricoprire, con poco costrutto, la presidenza della Provincia di Palermo: ma questa è un’altra storia.

Intanto, tra una rovina e l’altra, siamo arrivati alle elezioni regionali del 2001. Anno in cui – come già ricordato nella puntata di ieri – Cracolici ‘pugnala’ Zanna e ne prende il posto all’Ars. Da deputato di primo pelo, senza un incarico di rilievo, non dovrebbe provocare altri danni: questo, almeno, è quello che pensano i suoi compagni di partito. Che si sbagliano. Perché Antonello, che non riesce proprio a non combinare ‘casini’, si cimenta in un argomento del quale si proclama, non si capisce bene a che titolo, “appassionato cultore”: gli appalti pubblici. E infatti, è grazie anche a lui e, naturalmente, ad altri deputati-scienziati come lui, che la legislazione regionale in materia di appalti pubblici, che già era incasinata, tra il 2001 e il 2006 diventa un vero e proprio guazzabuglio normativo: e tale è ancora oggi con uffici pubblici dell’Isola che applicano la normativa regionale e altri uffici, sempre regionali, che applicano quella nazionale. Per la gioia di tangentisti e mafiosi che in questa ‘oscura selva appaltizia’ ci sguazzano a piacimento.

Alle elezioni regionali del 2006 Cracolici viene rieletto. E, oltre ad assumere l’incarico di capogrupppo del Pd, trova anche il tempo di ‘stricarsi’ con l’allora presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che ha puntato sulle disavventure giudiziarie del presidente della Regione, Totò Cuffaro, per prenderne il posto. Magari con l’appoggio, sottobanco, dello stesso Cracolici.

Nel 2008, febbraio, Cuffaro si dimette dopo essere stato condannato per favoreggiamento. Ma Miccichè riesce a coalizzare contro di sé quasi tutto il suo partito in Sicilia. Il delfino di Berlusconi in Sicilia, dopo sceneggiate e intemperanze, si accomoderà all’angolo a ‘leccare la sarda’ (e a leccarsi le ferite). La spunterà, infatti, Raffaele Lombardo. Sarà lui il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione. Lombardo vincerà a ‘redini basse’, battendo una scialba Anna Finocchiaro, improvvisata candidata del centrosinistra.

E’ a questo punto, e precisamente nell’estate del 2008, che Cracolici, insieme con il suo ‘compare’ Beppe Lumia, sempre sotto banco, stringe un’alleanza con Lombardo. Il neo presidente della Regione ha un problema giudiziario da risolvere. E in questi casi, è noto, la ‘vicinanza’ con certi settori della sinistra risulta la migliore delle ‘cure’ possibili.

Il copione sembra già scritto nell’estate del 2008: Lombardo comincerà a chiedere al Pdl cose che il Pdl non potrà accettare. All’ovvio “no” dei berlusconiani di Sicilia il presidente dirà che a Sala d’Ercole si potrà sempre andare avanti con le “maggioranze variabili”. Poi, con la scusa che nel governo “c’è chi rema contro” (testuale) sbatterà fuori il Pdl e tutti quelli che si rifiuteranno di effettuare il ribaltone: cioè tutti i deputati eletti nel centrodestra che si rifiuteranno di governare con il Pd.

L’operazione, sul piano del trasformismo politico, riesce perfettamente. C’è solo un ‘piccolo’ problema ‘tecnico’: Lombardo è stato per oltre venticinque anni più cuffariano di Cuffaro. Ed è pure inquisito per fatti di mafia: lui e suo fratello Angelo. Per molto meno, nel 1993, Cracolici e compagni, come abbiamo già ricordato, chiesero e ottennero le dimissioni del governo Campione. Può il Pd siciliano allearsi con un presidente della Regione inquisito per concorso esterno alla mafia?

Per Cracolici – che rimane sempre fedele alle ‘grandi idee’, ma le cambia spesso – non ci sono problemi. A proposito delle idee ‘leggere’ che si dissolvono spesso nella mente di Antonello c’è il ‘caso’ Armao: Cracolici, in un primo momento, accusa l’assessore Armao di insider trading e presenta pure in Aula una mozione di censura: poi, però, per questioni di ‘affari’ (politici, per carità!) ci ripensa. Oggi va a braccetto con Armao: la coerenza, innanzitutto…

Nel Pd, però, non tutti la pensano come lui. Soprattutto nella base. Ma in questo partito la base – soprattutto in Sicilia – conta quanto il due di coppe con la briscola a denari. Cracolici è abile. Il dirigente del Pds che definiva “consociativo” il governo Campione, invita adesso i suoi compagni di partito a guardare ai risultati ottenuti – il centrodestra spaccato e spedito all’opposizione – piuttosto che all’inquisito per concorso esterno alla mafia Lombardo diventato suo alleato (per pura coincidenza, il reato inizialmente contestato a Lombardo e a suo fratello verrà derubricato nella banale accusa di voto di scambio). Insomma: se serve alla ‘causa’, la pregiudiziale antimafia può anche andare a farsi benedire.

Da vecchio stalinista – perché Cracolici è un simpatico e rubicondo stalinista – il Nostro si oppone a un referendum regionale di partito per vedere se la base del Pd siciliano è d’accordo o meno nel sostegno al governo Lombardo. E ha perfettamente ragione: perché là dove la base si pronuncia, oltre il 90 per cento dei militanti e degli iscritti dice “no” all’appoggio al governo Lombardo.

Resta da chiarire come mai, davanti a una base nettamente contraria, venti deputati regionali del Pd (tanti ne ‘vanta’ Cracolici: ma sono di meno) continuano ad appoggiare il governo Lombardo e, anzi, premono per un “governo politico”, ovvero con alcuni di questi deputati – Cracolici in testa – sulle plance di comando degli assessorati. Il mistero è presto svelato.

Il Pd, nel 2008, ha acciuffato 28-29 deputati con appena il 18 per cento dei consensi. Questo perché tre liste hanno sfiorato ma non raggiunto il 5 per cento, che è la soglia di sbarramento prevista per entrare all’Ars. Morale: alle prossime elezioni, ammesso che il Pd confermi il 18 per cento, il partito prenderà da 12 a 14 deputati. Morale: solo qualcuno dei ‘venti’ deputati pro-Lombardo verrà rieletto (a rischio è lo stesso Cracolici). Tanto vale – questo il ‘succo’ del ragionamento politico dei ‘governativi’ del Pd – riempirsi la pancia oggi con consulenze ad esperti di area, posti nei gabinetti dei vari assessorati, segnalazioni, favori, trasferimenti, promozioni, sanità. E, ancora, rigassificatori (il Pd di Siracusa sbraita per avere quello di Priolo, nel cuore di una zona sismica: una follia), incarichi, risorse varie da spartire e, magari, sottobanco, una bella sanatoria edilizia lungo le coste sotto il segno dell’antimafia.

In pratica, l’affarismo che Cracolici tanto deprecava negli anni di Cuffaro è oggi alla base, anzi, forse è l’unica attività svolta con abnegazione e impegno dal governo Lombardo-Cracolici-Lumia. Non solo. Siccome da Roma non ne vogliono sapere di dare il placet per il ‘governo politico’, Antonello e i venti deputati (che poi sono di meno) fanno pure la voce grossa. Rivendicano “l’autonomia del partito in Sicilia”. Di quale partito? Di quel Pd i cui militanti, quando possono esprimere un giudizio, votano in massa contro la partecipazione del loro partito al governo Lombardo?

Ma no! Per Cracolici il Pd siciliano è rappresentato dai venti deputati (che poi sono meno) che oggi siedono al desco lombardiano. E la base? Al diavolo la base! Al diavolo i referendum! Al diavolo la gente che non capisce la ‘grande politica’! Ma cosa vuole la Rosy Bindi che si permette di venire in Sicilia a criticare la triade Cracolici-Lombardo-Lumia?

Però non sempre i desideri diventano realtà. Il governo ‘politico’, per esempio. Ossia l’intruppamento di esponenti del Pd – Cracolici in testa, ovviamente – nella giunta Lombardo. Improvvisamente Giuseppe Lupo, il giovane segretario del Pd siciliano, si è messo di traverso. Un stop che Cracolici ha dovuto subire sorridendo. O quasi.

Abituato a inanellare da sempre ‘vittorie’, il rubicondo stalinista delle Zen di Palermo, com’è suo solito fare, ha rigirato la frittata: “Governo politico? Non ci interessa. Anzi, non è mai stato nei nostri programmi”.

Ma come, hanno sussurrato in tanti: prima del “no” di Lupo il governo ‘politico’ era tutto e ora non interessa più? L’interrogativo è inutile. Perché, come già accennato, per Cracolici le coerenza è la virtù degli imbecilli. Le idee, come abbiamo accennato, si cambiano spesso, come fa Lombardo con i dirigenti generali della Regione. Quanto al governo, gli assessori – questa, in ordine di tempo, è l’ultima invenzione ‘cracoliciana’ – dovranno ascoltate la politica. Cioè il Pd. Cioè Cracolici. Ve l’immaginate gli assessori regionali che, ogni mattina, chiamano Antonello per dirgli: “Onorevole Cracolici, servo suo…”.

 


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