Ecosistema urbano 2016 fotografa una realtà ancora in larga parte negativa: i nove capoluoghi di provincia dell'Isola sono tra i peggiori per differenziata, isole pedonali, trasporti pubblici. Buone notizie dalla qualità dell'aria e uso delle rinnovabili. Ecco chi è migliorato rispetto all'anno precedente
La classifica delle città siciliane per qualità ambientale Rapporto Legambiente: le peggiori Palermo e Siracusa
Aria, acque, rifiuti, mobilità ed energia. Sono questi i cinque indicatori principali selezionati per stilare la graduatoria del XXIII Rapporto sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia, Ecosistema Urbano 2016, realizzato da Legambiente in collaborazione con l’istituto di ricerche Ambiente Italia. Dalla qualità dell’aria ai consumi idrici domestici, dalla capacità di depurazione alla produzione di rifiuti e alla raccolta differenziata, passando per il trasporto pubblico, le isole pedonali e le energie rinnovabili. Sulla base di 17 indicatori, la classifica finale vede Palermo come ultimo capoluogo di provincia siciliano al posto 102 (su 104 città), seguito da Siracusa in centesima posizione e poi, a soli due e tre punti di distacco, Agrigento e Catania e, a seguire Messina al novantesimo posto. A metà classifica si posizionano invece Caltanissetta con un 69esimo posto, Trapani al 57esimo e Ragusa al 53esimo. La migliore città della Sicilia è Enna che conquista la 46esima posizione.
I RECORD NEGATIVI
Palermo, terzultima città nella classifica nazionale, spicca in negativo sia per i dati del trasporto pubblico, sia per il numero di viaggi effettuati che per il numero di passeggeri trasportati. Campanello d’allarme per il capoluogo regionale che spreca ancora più della metà dell’acqua potabile immessa in rete e, inoltre, ha anche ridotto il quantitativo di rifiuti differenziati (dal 10 per cento al 7 per cento).
Siracusa, in centesima posizione, tra numeri imbarazzanti e mancate risposte vanta l’ultimo posto in classifica per la raccolta differenziata con solo il 2,8 per cento di rifiuti recuperabili. Il capoluogo aretuseo, inoltre, è l’unica fra le città di medie dimensioni a non avere il dato disponibile per il servizio di trasporto pubblico. Catania ultima in classifica per la capacità di depurazione, con solo il 56 per cento di popolazione servita da rete fognaria delle acque reflue urbane, e per l’alberatura con solo cinque alberi per ogni mille abitanti. Messina è la peggiore fra le città italiane di grandi dimensioni per il trasporto pubblico con solo 12 chilometri a vettura. Quartultima posizione in classifica in ambito di energie rinnovabili, con solo il 5 per cento di consumi derivanti da energie rinnovabili sul totale dei consumi domestici.
Ad Agrigento e Trapani il triste primato di non avere ancora istituito alcuna isola pedonale. Inoltre Agrigento risulta fra i capoluoghi in cui non è stato possibile rilevare il dato per le emissioni di biossido di azoto né per la qualità dell’aria tramite l’ozono. Enna e Caltanissetta fanalini di coda per la raccolta differenziata dei rifiuti, rispettivamente con l’8,7 per cento e l’8,5 per cento di frazioni recuperabili sul totale dei rifiuti urbani prodotti.
LE ECCELLENZE
Palermo ha risultati accettabili solo relativamente ai dati legati all’ozono, che sono fra i più bassi in assoluto, e nel numero di auto circolanti dove si posiziona diciottesima nella graduatoria avendo, però, comunque 57 auto per ogni 100 abitanti. Siracusa , può vantare solo una accettabile media dei superamenti del biossido di azot
Nonostante i dati scoraggianti dei capoluoghi di provincia dell’Isola, si registra anche qualche eccellenza. Agrigento, per esempio, si posiziona al primo posto con il 100 per cento dei consumi derivanti da energie rinnovabili sul totale di quelli domestici. I Comuni definiti 100 per cento elettrici sono quelli nei quali le fonti rinnovabili installate riescono a superare i fabbisogni elettrici delle famiglie residenti. Il dato viene costruito mettendo insieme le informazioni che riguardano i diversi impianti installati nei territori, in modo da calcolare il rapporto tra l’energia prodotta e quella consumata dalle famiglie. Primato condiviso alla pari con Caltanissetta, Enna, Ragusa e Trapani.
Agrigento ha anche due primi posti che però, calati nella realtà, si dimostrano effimeri. Primo posto per la capacità di depurazione con il 100 per cento (unico capoluogo siciliano a raggiungere questo valore) della popolazione residente servita da rete fognaria delle acque reflue urbane. Almeno sulla carta, perché la città dei Templi ha recentemente vissuto il sequestro del depuratore del Villaggio Mosè, per aver scaricato reflui direttamente a mare. Il capoluogo agrigentino può vantare anche una seconda posizione per il basso consumo giornaliero pro capite di acqua potabile per uso domestico con soli 111 litri per abitante. Peccato che i consumi bassi siano legati alle difficoltà di approvvigionamento con conseguenti turni di erogazione.
Primo posto per Enna nella qualità dell’aria con le più basse emissioni di biossido di azoto, seguita da Ragusa al terzo posto e Trapani al quinto. Bene per qualità dell’ozono anche Caltanissetta, Messina e Ragusa che conquistano il primo posto con una media di zero giorni di superamento della media mobile registrata dalle centraline urbane, suburbane e rurali.
Messina, che è al 77esimo posto nella tabella sul verde urbano fruibile, scala invece la classifica con un primo posto sulle aree verdi totali, cioè sulla percentuale della superficie delle differenti aree verdi, fra aree naturali protette e aree del verde urbano.
CHI È MIGLIORATO
C’è chi sale, chi scende di poco, chi crolla, ma sostanzialmente continua a prevalere una diffusa staticità rispetto alla classifica dello scorso anno. Nel caso dei capoluoghi siciliani c’è un lieve miglioramento nei posizionamenti delle città nella classifica nazionale. In particolare, Agrigento migliora rispetto al 2015 perché nelle rilevazioni di quest’anno fornisce la maggior parte dei dati che lo scorso anno non erano disponibili. Catania, Messina e Palermo migliorano significativamente nella capacità di depurazione passando rispettivamente da un 23,9 per cento dello scorso anno, all’attuale 55,6 per cento, da 48 per cento a 96,8 per cento e il capoluogo regionale addirittura facendo un salto in avanti dal 49 per cento al 95,4 per cento. Nel caso di Trapani, i miglioramenti più significativi si registrano in particolare per quanto riguarda la qualità dell’aria e la raccolta differenziata.