La Catania dei barboni è fatta di sofferenza, abbandono, lavoro nero a 3 euro l'ora. Proviamo a conoscere questo mondo dal racconto di chi aiuta queste persone: i giovani della Comunità di Sant'Egidio
La Chiesa dei poveri e gli amici di strada
«Bagnano la strada di fronte al negozio prima di chiudere, in modo che i barboni lì non possano dormire. E pensare che negoziante e barbone non arrivano mai a vedersi, perché i barboni si muovono alle prime luci dell’alba». A raccontare questa scena ordinaria, ma poco nota, delle notti catanesi è Emiliano Abramo, uno dei responsabili del “Servizio agli Amici di strada”, inaugurato dalla Comunità di Sant’Egidio a Catania lo scorso ottobre.
Il servizio, che coinvolge come volontari decine di studenti universitari catanesi, consiste nell’assistenza ai senzatetto della città. Un’assistenza che non si esaurisce nella distribuzione settimanale di cibo e vestiario, ma è fatta anche di rapporti interpersonali duraturi fra i volontari e i barboni, la cui principale sofferenza deriva spesso dalla solitudine.
«Il numero delle persone senza fissa dimora è incredibilmente aumentato negli ultimi anni e non è più possibile ignorare il problema – spiega Emiliano -. Inizialmente la maggior concentrazione di senzatetto si trovava nella zona della Stazione. Ma la progressiva conoscenza dei barboni, nonché l’incredibile aumento del loro numero, ci hanno portato a spingere la nostra attività anche in Corso Sicilia. Oggi arriviamo fino a Piazza Verga, una della zone più ricche di Catania. Il nostro servizio consiste nel portare assistenza. Sia sotto forma di panini, sia sotto forma di amicizia. Ed è un’amicizia difficile, perché queste persone hanno un passato di sofferenza che le segna profondamente».
Suona il telefono di Emiliano. È Cesare, uno dei barboni raggiunti dal servizio, che in questo momento è ricoverato per cirrosi epatica. E’ in ospedale da un po’ e ha seri problemi di adattamento. «Devi rimanere in ospedale fino a che non ti dimettono». Il tono di Emiliano è una via di mezzo fra l’affettuoso e l’autorevole. «L’aiuto – ci spiega – può derivare solo da un rapporto lievemente sbilanciato». Sulle storie personali dei senzatetto che assiste, Emiliano mantiene il riserbo. Ma spiega che ognuno di loro è figlio di combinazioni di disgrazie e gravi lutti, che li portano a mollare tutto. «Bisogna abbandonare l’ipocrisia insita nella figura del barbone per scelta; serve solo a scaricarsi una responsabilità e molto raramente coincide con la verità: noi non ne abbiamo conosciuto neanche uno, a Catania».
L’apertura della frontiere ai paesi dell’Est europeo ha avuto notevoli ripercussioni sulla situazione dei senzatetto nelle nostre città. «Molti arrivano in Italia con grandi aspettative, ma si ritrovano, alla fine, da soli con le briciole della ricca Europa. E finiscono per strada. A Catania ne abbiamo molti esempi. Il risultato è un incremento del mercato del lavoro in nero, dove si guadagnano appena 3-4 euro l’ora». Sembra anche che ci sia una specie di faida fra gli immigrati bulgari e polacchi e quelli rumeni: «Dato che in Romania il costo della vita è molto basso, molti rumeni si accontentano di lavorare per poco, facendo concorrenza sleale a bulgari e polacchi che, per mantenere la loro famiglia in patria, hanno bisogno di guadagnare e inviare molti più soldi». Dinamiche sociali completamente sconosciute ai più, perché non rientrano nell’interesse dei media.
«Generazione degli invisibili», li definisce Emiliano. «A Catania non esistono centri per barboni e senzatetto: sono stati chiusi, senza fare rumore, dall’Assessore Forzese due anni fa, nel totale disinteresse dell’opinione pubblica». Anche per questo si è fatta avanti la Comunità di Sant’Egidio. Una Comunità che si definisce “asssociazione pubblica di laici della Chiesa”, si richiama al Concilio Vaticano II e rivendica lo spirito evangelico di una «Chiesa di tutti e particolarmente dei poveri».
La Comunità a Catania è presente da dieci anni e l’assistenza ai barboni è solo una delle sue attività. Oltre a due Scuole della Pace nei quartieri Civita e San Cristoforo, che si occupano dei bambini e indirettamente delle loro famiglie, sono da ricordare l’assistenza a molti anziani soli, praticamente abbandonati negli istituti; il pranzo di Natale; le raccolte di fondi (come il Rigiocattolo nel periodo natalizio); e numerose altre manifestazioni. L’ultima si è tenuta venerdì 26 maggio in Piazza Università: si è trattato di “W l’Africa”, e riguardava l’intervento della Comunità con il progetto di cura all’Aids “Dream”.
http://www.santegidio.org/
http://dream.santegidio.com/Homep.asp