L'iniziativa on the road prima di lasciare l'isola si è occupata di due realtà che - ognuna a suo modo - si occupa della difesa del territorio. A Giardini Naxos, per sostenere la battaglia ambientale contro la costruzione di un porto che sfigurerebbe la fisionomia di una delle baie più note della regione, e a Messina per mostrare solidarietà agli ex occupanti del teatro Pinelli. Guarda le foto
La Carovana antimafie tra natura e cultura L’ultima tappa in Sicilia nel Messinese
Con due tappe in provincia di Messina, sabato si è chiuso il passaggio della Carovana antimafie nell’isola. A Giardini Naxos l’incontro con i cittadini – Legambiente e Addiopizzo in testa – che si battono contro la costruzione di un porto che rischia di stravolgere una delle baie più belle della Sicilia. «Sulla diga foranea verrebbe realizzato un palazzo di tre piani – ha spiegato la responsabile del circolo Taormina-Alcantara dell’associazione ambientalista, Caterina Valentino – Inoltre verrà innalzata un’altra diga, la costa verrà cementificata e verranno costruiti due parcheggi». Al momento il progetto non è definitivo, ma anche se fosse ritoccato, la balneazione nel tratto di costa lungo il quale scorre il piccolo Comune sarebbe vietata. «Aumenterà anche il rischio idrogeologico», mette in guardia Valentino. Un progetto che va in controtendenza con quanto richiesto dalle associazioni di categoria dell’ambito portuale che negli ultimi tempi hanno chiesto di interrompere la costruzione di nuove strutture.
Da una situazione di potenziale degrado ad un’altra di abbandono. La Carovana, infatti, ha incontrato anche gli ex occupanti del teatro Pinelli di Messina. «Crediamo che quella per i beni comuni sia una lotta di legalità – ha affermato Patrizia Maiorana del circolo Arci Thomas Sankara – Questo spazio è stato gestito in maniera criminale». Dopo un’occupazione di due mesi, durante i quali la struttura all’interno degli spazi dell’autorità portuale è stata riaperta al pubblico, le forze dell’ordine hanno sgomberato quanti si trovavano all’interno lo scorso 14 febbraio. «Questo posto era chiuso da 17 anni», ha spiegato Massimo Cammarata che – assieme ad altre nove persone – è indagato dalla Procura di Messina. «E’ un posto che è la celebrazione dell’illegalità». Ma nonostante il procedimento in corso e tutte le problematiche connesse, non hanno smesso di occuparsi della questione delicata. E lo hanno dimostrato con gesti concreti. Per continuare a prendersi cura dello spazio, assieme ad un gruppo di cittadini gli ex occupanti si sono armati di pennelli, rulli e vernice per ripulire la facciata della struttura dalle scritte lasciate da gruppi neofascisti qualche settimana fa.