La campagna elettorale vista con gli occhi di uno spagnolo

Sono un ragazzo spagnolo, da tre anni a Catania. Mi sento oramai adottato da questa città  e, fino ad un certo punto, coinvolto in queste vostre attesissime elezioni. Il modo di affrontare questo momento delinea la personalità di un popolo, l’attualità dell’informazione si concentra sulla politica interna del paese dimenticando per un po’ le notizie estere e tutto diventa una grande “soap opera”: uno lancia la sfida del “faccia a faccia”, l’altro pare che non voglia accettare ma poi si; ci sono i liberali venditori di tappeti, i comunisti che mangiano bambini, bolliti però … molto divertente. 

In particolare l’Italia subisce il problema della informazione soggettiva. Servizi informativi diretti da giornalisti il quale schieramento politico ci viene mostrato in modo evidente, perdendo così il suo significato intrinseco e rimanendo al livello dell’opinionismo. Se i giornalisti non raccontano i fatti per quello che sono, a cosa servono? Così sempre si vede avvantaggiato il candidato con il più grande numero di simpatizzanti tra i giornalisti più rinomati. Questo,  unito al fatto che la maggioranza della gente non cerca informazione indipendente in altri mezzi di comunicazione al di là della televisione, rende difficile immaginare una svolta nella realtà italiana; senza informazione non è possibile l’opinione, senza opinioni non ci sono le iniziative e, quindi, le cose vano avanti per inerzia senza cambiare nulla. Ed è forse per questo protagonismo dello show televisivo che ci troviamo davanti una campagna elettorale dove, paradossalmente, non si centra l’attenzione sui programmi dei due schieramenti, ma sul colpo di scena singolo, sull’ultima dichiarazione all’ultimo minuto- senza possibilità di replica. 
 Visto dal di fuori è tutto un grande pasticcio. Nelle elezioni precedenti il sistema Maggioritario, buono o cattivo, era semplice e chiaro a tutti. Ora però da Novembre c’è un’altra legge, “tendente” al proporzionale. Le Primarie della sinistra si sono comunque celebrate… Sembrerebbe che la sinistra vota col sistema maggioritario mentre la destra voti col proporzionale; al quanto originale.

La democrazia è un sistema di governo,  il meno cattivo, come disse Aristotele. Ha pure i suoi difetti e questi crescono e si accentuano nel tempo. In Spagna abbiamo una democrazia molto giovane,  abbiamo celebrato l’anno scorso trenta anni di libertà . Una democrazia più giovane come la nostra ancora non è arrivata a una “Seconda Repubblica”, non è arrivata ancora al sistema maggioritario, per esempio. 

 Il maggioritario, dal punto di vista di uno abituato al proporzionale, è il peggiore dei sistemi. Ambi schieramenti scelgono logicamente i candidati più centristi, quindi elezione dopo elezione, vinca chi vinca, non c’è una vera alternanza politica, unico mezzo di sviluppo di un paese. E questo già è un dato negativo di partenza. Nel vostro caso, per di più, non avete la possibilità di scegliere direttamente i rappresentanti al parlamento o senato, solo il partito politico. Sono loro ad indicare le persone e così vedremo sempre le stesse facce… pochi cambiamenti ancora. 

Quello che invece è chiaro è che i grandi problemi dell’Italia come la crescita economica o la stessa qualità della vita – inteso come rapporto tra carovita e potere d’acquisto- non hanno un orizzonte molto favorevole quindi, se io potessi votare, mi concentrerei su i problemi che riguardano principalmente la mia generazione. Il lavoro precario e un problema in crescita. Per la destra questo non pare manco un problema. La sinistra qualche discorso  lo ha fatto. Il mezzogiorno e’ un problema che questa volta e’ stato un po’ messo da parte, un po’ di rumore da queste  parti non sarebbe stato di troppo, questa si che era una buona occasione per farsi sentire. Non si è parlato neanche del Ponte sul Stretto! La Sanità Pubblica… Così come politiche meno proibizioniste in tutti gli ambiti. Ognuno dovrebbe essere padrone delle sue scelte, soprattutto quelle che riguardano se stesso.

 Insomma, è il momento di esprimersi, schierarsi dentro la stretta cornice di un partito, due candidati… Pensare al futuro, ai piani che propongono e vedere quali coincidono con i problemi che ognuno individua in Italia. Dichiararsi “apolitico” o pensare sia meglio non votare è semplicemente lasciare ad altri decidere per se.
 In bocca al Lupo… coglioni e non!


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