Azione di un gruppo di studenti del Coordinamento universitario Catania contro i cartelloni che sponsorizzano l'ateneo privato di Enna. La frase scelta aveva sollevato già molte polemiche. «Parole che pesano come macigni su chi decide di non lasciare la propria terra»
Kore, studenti coprono i manifesti pubblicitari «Non sembra Sicilia è uno slogan coloniale»
I cartelloni pubblicitari della Kore di Enna continuano a sollevare polemiche. La scorsa notte alcuni studenti del Coordinamento universitario Catania dell’ateneo etneo hanno rimosso o coperto i manifesti con lo slogan «Non sembra neppure Sicilia», sostituendolo con la scritta «Via la Kore dalla Sicilia». L’azione è stata eseguita a Catania.
«Lo slogan pubblicitario ideato dal rettore della Kore – dicono gli studenti che hanno messo in atto questa forma di protesta – è riprovevole per la retorica coloniale con cui ci somministrano le informazioni e che ci vuole sempre più discriminati, pregiudicati e inferiori. Abbiamo scelto di esporci e non tacere più, ribadendo che chi pensa di venire in Sicilia a fare il suo unico profitto, denigrando noi e la nostra terra può benissimo andare via».
Il numero uno dell’università privata, Cataldo Salerno, aveva spiegato a MeridioNews che «è un mantra che ci siamo sentiti ripetere più volte. Professori universitari, ricercatori e imprenditori italiani e stranieri ce lo dicono ogni volta che vengono per un convegno: “Qui da voi non sembra di essere in Sicilia”. Abbiamo provato a farne un motivo di vanto perché quella frase ripetuta tante volte da persone diverse sottintende, comunque, un parere positivo sul nostro ateneo. Per questo motivo abbiamo deciso di metterla in vetrina, anche se ci rendiamo conto che va a scapito della Sicilia. Lo abbiamo fatto per richiamare l’attenzione e quasi per infastidire chiunque lo legga sperando che, prima o poi, nessuno lo dica più».
Parole che il coordinamento degli studenti bocciano nettamente: «Sono frasi che pesano come macigni sulle vite di quegli studenti che scelgono consapevolmente di non abbandonare la propria terra. La fuga dalle università del Sud – continuano – sposta capitale umano che poi viene messo a valore al Nord, secondo Svimez esso frutta un indotto di 3 miliardi di euro. Soldi e giovani che il Sud e la Sicilia perdono e che non avranno mai più indietro, neanche in forma di finanziamenti pubblici: di fatto, sulla base dei criteri di immatricolazioni e merito, gli investimenti verso i nostri atenei non hanno fatto che diminuire a favore di quelli del Nord Italia. Un circolo vizioso questo che rende meno attrattive le nostre università. Un problema solo formale, visto che sostanzialmente la nostra formazione è pari se non migliore a quella di qualsiasi altro studente proveniente dal Nord».