Due eroi in panchina sarà presentato il 5 maggio alle Ciminiere. Il volume contiene la storia, poco nota, dell'ex tecnico dei rossazzurri e del suo collega e connazionale ungherese István Tóth-Potya: «Compagni di calcio nelle giovanili, furono fucilati insieme per essersi opposti alle deportazioni», spiega Roberto Quartarone
Kertész, libro su allenatore Catania ucciso da nazisti L’autore: «Un eroe dimenticato che salvò tanti ebrei»
Un libro che racconta dei due
Schindler del calcio: Géza Kertész e István Tóth–Potya. Entrambi allenatori ungheresi, il primo del Catania e l’altro della Triestina, che durante la seconda guerra mondiale hanno dato la loro vita per salvare quella di alcuni ebrei perseguitati dai nazisti. La storia l’ha scritta Roberto Quartarone, giornalista etneo nonché membro del comitato Pro Geza Kertész: «Nessuno si ricordava di lui prima che ne scrivessimo su Tutto il Catania minuto per minuto», l’enciclopedia del calcio catanese. Adesso all’ex allenatore dei rossazzurri è stata intitolata una via e sarà dedicato un murale. Meno conosciuta è l’opera del collega: vennero fucilati insieme nel febbraio 1945.
Le pagine di
Due eroi in panchina, stampate dalle edizioni inContropiede, saranno presentate il 5 maggio al centro fieristico Le ciminiere di Catania. «L’idea prende spunto dai documenti trovati nel corso della stesura del volume riguardante la storia del Calcio Catania», spiega l’autore. Tra i ritagli di giornali che celebravano l’allenatore ungherese come l’eroe che aveva contribuito a portare la squadra rossazzurra in serie B per la prima volta, ne trovò uno che dava la notizia della sua tragica morte. A giustiziarlo, a Bucarest, fu un plotone di esecuzione nazista: «Era colpevole di essere il fondatore di un’associazione di resistenza, che aiutava gli ebrei». Il nome dato al movimento era Gruppo melodia e l’altro socio fondatore era Tóth–Potya: suo collega ed ex compagno di squadra ai tempi delle giovanili.
Sulla panchina, con davanti un rettangolo di gioco, non si sono mai affrontati. I loro destini, da allora in poi, hanno seguito strade parallele che si sono incontrate dopo lo scoppio della
guerra. Quando entrambi, fermati i campionati di calcio in Italia, hanno fatto ritorno nella loro città d’origine. «Kertész era di estrazione nazionalista, amico del figlio di Mussolini – racconta Quartarone – ma di fronte alle deportazioni si schierò attivamente contro i nazisti». Il Gruppo melodia procurava documenti falsi per fare espatriare gli ebrei prima che venissero confinati nei campi di sterminio: «Non è stato possibile stimare il numero esatto di vite salvate, ma furono tante», dice Quartarone.
Ma l’associazione di resistenza rimase attiva per poco tempo:
da marzo a novembre del 1944. «A seguito di una relazione, inviata alla polizia nazista, i due allenatori vennero arrestati e segregati nelle carceri ungheresi». Fino al 6 febbraio 1945, a pochi giorni dalla fine della guerra che i nazisti avevano già capito che avrebbero perso. «L’ordine di fucilazione arrivò su espresso volere del responsabile della prigione, proprio per il ruolo da loro svolto – spiega il giornalista – Altri esponenti del gruppo vennero rilasciati». La loro storia avrebbe rischiato di finire insieme alla loro vita se, a distanza di 70 anni circa, qualcuno non l’avesse recuperata e rispolverata.
Il volume che la contiene è firmato
Roberto Quartarone «ma il merito è anche del lavoro di chi mi ha aiutato e supportato nella ricerca delle fonti e nella scrittura», dice l’autore. In particolare i ringraziamenti vanno a Filippo Solarino, che ha scritto la postfazione, e agli altri co-autori di Tutto il Catania minuto per minuto. Una menzione particolare pure a Zoltan Mate, che ha tradotto dall’ungherese all’italiano alcuni articoli riguardanti i due protagonisti. «La figura di Tóth-Potya è quasi del tutto sconosciuta, nonostante abbia ottenuto successi sportivi superiori a Kertész. L’obiettivo è restituirne la memoria», conclude Quartarone.