Italiani: lo sapete che la Finanziaria dovrà essere approvata da Bruxelles?

Fino a qualche tempo fa si diceva “Italiani: popolo di santi, poeti e navigatori”. Forse, almeno stando a vedere ciò che accade nel Belpaese, il detto verrà cambiato in “Italiani: popolo di dormiglioni”.

Il motivo di un simile cambiamento non ha niente a che vedere con uno studio circa la durata media delle ore di sonno degli italiani o con le fasi del sonno. Niente affatto. La ragione per cui d’ora in poi saremo tutti chiamati “dormiglioni” deriva dal fatto che, da troppi anni, ormai facciamo finta di non vedere ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi.

Già qualche tempo fa erano sorti dei dubbi circa ciò che stava avvenendo in Italia: deficit sempre crescente, Pil in calo, debito pubblico in costante ascesa e nessuno che avesse neanche provato a fare proposte concrete per risolvere il problema. Del resto, anche se lo avesse fatto, non sarebbe stato eletto: la peggior legge elettorale che l’Italia potesse avere, da tutti indistintamente riconosciuta un vero ”Porcellum”, non è stata cambiata. E nessuno ha detto nulla.

Pare che gli italiani non si siano accorti neanche delle politiche di austerity introdotte dagli ultimi governi. Anche se moltissime imprese hanno dovuto chiudere e se milioni di persone sono finite sulla strada, beh, non sembra che ciò abbia importato molto agli italiani, almeno stando alla percentuale dei votanti alle ultime elezioni (sia politiche che amministrative).

Gli italiani hanno continuato a dormire anche dopo aver letto i risultati dello studio effettuato da Riccardo Sanna dell’Ufficio economico della Cgil, “La ripresa dell’anno dopo – Serve un Piano del Lavoro per la crescita e l’occupazione”, in base al quale, per tornare ad avere livelli occupazionali come quelli del 2007 (25.026.400 unità di lavoro standard), si dovrà attendere fino al 2076!

Anche a livello regionale pare che la cosa non sia molto diversa. Forse distratti dalla retrocessione del Palermo in serie B, i siciliani non si sono accorti che i loro governanti nazionali non solo per anni non hanno riconosciuto quelli che erano i loro diritti sanciti dallo Statuto per l’Autonomia, ma che, di fronte alle blande richieste di riconoscimento da parte del Presidente della Regione all’autorità nazionale, lo Stato aveva risposto restituendo non quanto aveva tolto alla Sicilia, ma un “contentino” (il riconoscimento solo dell’art.37 del suddetto Statuto). E, per di più, con un rimborso che, sulla base delle stime degli esperti non sarebbe neanche l’1% delle somme reali da far tornare nelle ‘casse’ dei siciliani. Ma i siciliani, forse perché dormivano, non sono scesi in piazza a protestare.

Anche quando l’ormai ex capo del Governo, Monti, in un’intervista al termine del proprio mandato e in piena campagna elettorale, ha dichiarato che l’Italia dà all’Unione Europea più di quanto riceva, la gente ha continuato a dormire. Del resto, non si era svegliata neanche quando, con il Fiscal Compact, il Governo e il Parlamento hanno deciso di imporre agli italiani di pagare, per decenni, somme spropositate in tasse e, in caso di non raggiungimento degli obiettivi impossibili che ci erano imposti, cedere all’Unione Europea parte delle risorse auree del nostro Paese (vedi Fiscal Compact).

Legge tanto strana che il Governo tecnico (che in teoria dovrebbe occuparsi solo di interventi di gestione ordinaria in vista delle elezioni legittime), per far approvare questa legge, aveva dovuto chiedere la modifica della Costituzione. Quella che molti dei genitori delle persone oggi in età matura hanno pagato con la propria vita.

Eppure nessuno si svegliato, pur sapendo che la legge avrebbe consentito alla fine il controllo di soggetti esterni (e neanche italiani oltre che mai eletti da nessuno) su alcune leggi nazionali.

Nessuno era abbastanza desto, quando, dopo aver saputo che le assurde politiche di austerity adottate e ratificate da tecnici ritenuti competenti e imposte agli italiani erano, in realtà, oltre che palesemente assurde, basate su giustificazioni tecniche errate come quelle sostenute da due “esperti” della Harvard University, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, autori dello studio “Growth in a Time of Debt”. E in una simile situazione nessuno si è alzato dal letto e ha chiesto che al sistema di gestione basato sulle teorie errate che suggerivano politiche di austerità (come Francia, Grecia, Italia e Spagna, giusto per fare un esempio), venissero immediatamente apportate le dovute modifiche. Anzi, sono stati subito nominati degli esperti (definiti “saggi”) per decidere se emettere o meno Eurobond (altro strumento per costringere i cittadini europei dormienti a pagare interessi).

I greci hanno dovuto attraversare forse uno dei peggiori momenti della loro storia moderna per svegliarsi e accorgersi di ciò che stava avvenendo nel loro Paese. Alla fine, però, si sono resi conto dei danni che i loro governanti avevano prodotto e sono scesi in piazza (anche se forse troppo tardi).

La crisi ellenica non è servita agli italiani per svegliarsi. È servita, invece, a chi intendeva (come dichiarato in una ormai famosa intervista dal Sig. Monti) far sì che altri Stati europei rinunciassero a parte della propria sovranità e autonomia. Grazie all’esperienza della Grecia, prima, e di Cipro, poi, chi voleva appropriarsi di parti di uno Stato ha capito che era meglio farlo in silenzio, in modo da non svegliare nessuno.

Che la Grecia e Cipro fossero degli esperimenti lo avevano capito in molti, ma nessuno pensava che, visto il pericolo imminente, invece di stare in guardia, gli italiani avrebbero preferito andare a dormire. E così, senza fare rumore (alla notizia, anche i giornali che si occupano di economia e finanza hanno dedicato meno di dieci righe), i nostri governanti hanno permesso che nei giorni scorsi entrasse in vigore in Europa il “Two pack”. Forse gli italiani ancora assonnati non si sono accorti che in base a questa norma un altro pezzo d’Italia è stato ceduto all’Europa.

D’ora in poi, le manovre finanziarie non saranno più leggi che dovranno approvare le due Camere del Parlamento, unici soggetti in uno Stato sovrano come il nostro (ammesso che lo sia ancora) a ciò delegati. Grazie alle scelte che alcune persone hanno fatto mentre gli italiani dormivano, d’ora in poi, leggi come le finanziarie dovranno ricevere l’approvazione di Bruxelles (ossia di chi non è eletto democraticamente da nessuno, ma nominato e non si sa in base a quali criteri) che, se non le riterrà soddisfacenti e rispettose del Patto di Stabilità, potrà apporvi il veto e rimandarle indietro. E, per di più, il tutto con una tempistica che nessuna legge finanziaria in Italia ha mai rispettato.

E così, passo dopo passo, un altro pezzetto dell’Italia è stato ceduto all’Europa. In un recente articolo (http://www.quieuropa.it/dittatura-3-0-litalia-dei-soviet-dei-commissariamenti-e-dei-gamberi/) ci chiedevamo quale sarebbe stato il successivo strumento per privare i cittadini, mentre dormono, dei loro diritti costituzionali. Ora lo sappiamo e forse sarebbe il caso che tutti noi ci svegliassimo prima che non resti più niente per cui valga le pena di farlo. Alla fine, continuando di questo passo non ci rimarrà neanche la soddisfazione di essere chiamati, come meriteremmo, “Italiani: popolo di dormiglioni”. Alla fine si dirà: “Europei: popolo di dormiglioni”.

 

 


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