Il renziano conferma la propria candidatura a sindaco di Palermo. Intanto si inizia a definire il perimetro della coalizione di centrodestra, un tavolo in cui non c'è Iv, la cui presenza è stata però richiesta dall'ex presidente Totò Cuffaro
Italia Viva-Sicilia Futura, l’alleanza vicina al capolinea Faraone: «Accordo con Forza Italia? Niente di definito»
Sembra essere arrivata ai titoli di coda l’alleanza tra Italia Viva e Sicilia Futura. Un crack non da poco alla vigilia degli appuntamenti elettorali di Palermo e delle Regionali, che potrebbe spostare equilibri e voti, anche se la storia è ancora tutta da scrivere. A cominciare dall’accordo con Forza Italia, il patto sembrava essere in cassaforte, nonostante alcune frange dell’area più renziana non abbiano negato un certo disappunto nella fusione siglata da Gianfranco Miccichè e Nicola D’Agostino. Un accordo messo in discussione anche da Davide Faraone, che di recente ha annunciato la sua candidatura a sindaco di Palermo.
«Se c’è una persona che non si è seduta attorno a nessun tavolo sono io», dice a MeridioNews il presidente del gruppo di Italia Viva al Senato, ieri insieme a Totò Cuffaro in occasione della presentazione del libro La variante DC di Gianfranco Rotondi. «Ho deciso di candidarmi con l’esperienza di chi ha fatto prima il Consigliere comunale di questa città e poi dieci anni di esperienza al governo di questo Paese – continua Faraone – Non ho atteso tavoli, che sono ingombranti e anche sfinenti nel centrodestra come nel centrosinistra, che si riuniscono ripetutamente senza concludere nulla. Se avessi voluto fare accordi politici non avrei annunciato la mia candidatura, stiamo facendo un percorso partendo dai cittadini. Poi è chiaro che ci sarà il momento in cui anche si dovranno fare valutazioni se andare da soli o fare alleanze, ma quello verrà dopo».
E a proposito di tavoli, proprio ieri il centrodestra si è riunito a Palermo in vista delle Amministrative. L’obiettivo era quello di definire i confini della coalizione, prima ancora di iniziare a discutere del candidato. Attorno al tavolo, come annunciato dal leghista Vincenzo Figuccia «Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Udc, Mna, Diventerà Bellissima, Sicilia Futura, Cantiere Popolare e Democrazia Cristiana». Sicilia Futura e non Italia Viva, appunto. E su questo fronte era già un indizio importante quello che da qualche settimana al Comune di Palermo i consiglieri dell’area che fa capo all’ex ministro Salvatore Cardinale avevano iniziato a uscire con delle note stampa a firma, appunto, Sicilia Futura e non con l’ormai solita dicitura Italia Viva-Sicilia Futura.
Le porte tuttavia non sono del tutto chiuse. A tenerle aperte c’è Totò Cuffaro, ispiratore della Democrazia Cristiana, da ieri una delle voci al tavolo del centrodestra. «Il ruolo al partito lo danno gli elettori, non lo danno le riunioni – commenta l’ex presidente della Regione – Porteremo il nostro contributo, si parlava di Palermo, ma non ho mistero nel dire che siamo andati a quell’incontro dicendo prima che quel campo che ragiona per la scelta di un candidato deve essere allargato anche a Italia Viva. Non sono renziano, ma da politico che pensa e ragiona e fa le sue valutazioni non posso non dire che nell’ultimo anno quelle di Renzi sono politiche che apprezzo. Poi abbiamo proposto un metodo per la scelta del candidato, quello delle primarie, che credo che sia un buon modo per mettere d’accordo i partiti nella scelta di una figura che raccolga un consenso allargato sulla persona e sul programma».
Cuffaro tuttavia non accetterebbe quella di Faraone come candidatura unitaria di coalizione, seppure abbia dichiarato che «sarebbe un buon sindaco», per il leader della nuova Dc «la scelta ideale sarebbe quella di candidare una donna, ma non ho né la presunzione né l’arroganza di dire che abbiamo il diritto di pretendere che gli altri accettino questa nostra impostazione. Se ci saranno le primarie porteremo questa nostra idea alla valutazione degli elettori». Un mancato sostegno che non sembra comunque impensierire il renziano, che addirittura potrebbe concorrere alla poltrona di sindaco senza uno stemma di partito. «Sto vivendo due vite – conclude Faraone – Quella a Roma da presidente del gruppo di Italia Viva, che porta avanti delle iniziative che hanno anche uno spiccato valore politico e quella di ragazzo dello Zen, di San Lorenzo, che si ricandida a sindaco della sua città. Nella seconda esperienza dico che mettere avanti sigle, partiti, sia un errore. Io voglio mettere avanti i cittadini, i progetti, le idee e poi vedremo».