Sovraffollamento del 134 per cento, strutture fatiscenti, mancanza di acqua, risposte sanitarie lente o inefficaci, caldo e penuria di organico nella polizia penitenziaria: sono queste le attuali condizioni che hanno favorito l’innalzamento del tasso dei suicidi nelle strutture penitenziarie siciliane. L’ultimo si è consumato a Catania, nella casa circondariale di piazza Lanza, in cui un […]
Istituti penitenziari minorili in Sicilia: infrastrutture, servizi sanitari e necessità di interventi istituzionali
Sovraffollamento del 134 per cento, strutture fatiscenti, mancanza di acqua, risposte sanitarie lente o inefficaci, caldo e penuria di organico nella polizia penitenziaria: sono queste le attuali condizioni che hanno favorito l’innalzamento del tasso dei suicidi nelle strutture penitenziarie siciliane. L’ultimo si è consumato a Catania, nella casa circondariale di piazza Lanza, in cui un detenuto extracomunitario di 34 anni ha deciso di togliersi la vita nel bagno della sua cella. Fenomeno che, per fortuna, si ripropone meno negli istituti penitenziari minorili, sebbene alcune problematiche siano state riscontrate in tutte le strutture di detenzione dell’isola, come la risposta sanitaria inadeguata. A toccare con mano la situazione degli IPM isolani ci ha pensato una delegazione del Partito Radicale siciliano che proprio ieri ha terminato il ciclo di visite agostane nelle strutture di Palermo, Caltanissetta, Catania e Acireale.
Sovraffollamento
«In questo momento storico, gli IPM siciliani non stanno soffrendo il sovraffollamento, come sta succedendo nelle strutture penitenziarie per adulti. La situazione è generalmente più serena – riferisce al termine delle visite Donatella Corleo, referente del Partito Radicale in Sicilia-. Anche il numero degli agenti penitenziari è per lo più congruo a quello dei giovanissimi detenuti». Sono, infatti, 27 i ragazzi attualmente presenti all’IPM di Palermo, cosiddetto Malaspina, su 40 posti disponibili. Anche l’IPM Bicocca di Catania detiene 40 minori su 52 posti disponibili. A Caltanissetta ci sono soltanto 9 persone. L’unico IPM al limite è quello di Acireale, in cui sono presenti 18 detenuti su 20 posti. «Una percentuale molto alta di questi ragazzi è rappresentata da stranieri, in particolare arabi e nordafricani, legati a contesti di tossicodipendenza. Per il resto, con delle rarissime eccezioni, generalmente si tratta di giovani che provengono da contesti familiari difficili, dove la violenza è l’ordinaria amministrazione sia tra i genitori sia all’esterno. Alcuni di questi provengono da famiglie in cui la delinquenza è strutturale».
Strutture carcerarie fatiscenti
Difficile riprodurre il degrado e la precarietà presentate da una struttura costruita nel XIX secolo come il carcere Ucciardone di Palermo, ma anche gli IPM siciliani presentano delle carenze strutturali soprattutto al Malaspina e a Caltanissetta: «In entrambe le strutture sono al momento in atto dei lavori di ristrutturazione – afferma ancora la Corleo – motivo per cui a Palermo un’area è completamente chiusa, ma a breve dovrebbero avere un numero di celle superiore. A Caltanissetta, invece, ci sono dei problemi di infiltrazione di acqua, per cui anche qui una parte della struttura è interdetta. Abbiamo avuto modo, però, di vistare anche le celle che sono ben progettate e tenute in buono stato» ha sottolineato Donatella Corleo, accompagnata nelle visite da Antonio Dolce, Stefano Bilotti e Ruben Aparo Migneco, tutti membri del Partito Radicale. «La situazione migliore l’abbiamo riscontrata all’IPM di Catania, perché ci sono ampi spazi per lo sport e laboratori diversificati. Inoltre, la struttura è relativamente nuova, per cui funziona tutto abbastanza bene. Anche ad Acireale la situazione strutturale non incide negativamente sui ragazzi».
Spazi ricreativi, percorsi scolastici e professionali
Sarebbe il Malaspina di Palermo, secondo la delegazione del Partito Radicale, ad avere gli spazi ricreativi più angusti, anche a causa della vicinanza della struttura di via Cilea con i palazzi circostanti. Ciò rende quasi impossibili le attività di svago all’aria aperta. «A Palermo i ragazzi hanno una bellissima biblioteca, una serra e uno spazio che utilizzano per le attività teatrali. D’estate hanno la possibilità di usare la piscina, che purtroppo al momento è chiusa, perché ha dei problemi strutturali da risolvere, ma la direzione si è già adoperata per farlo in tempi brevi – dice la Corleo a MeridioNews – All’IPM di Catania, invece, hanno due campi da calcio professionali, in cui i ragazzi passano molto tempo, dedicato dunque allo svago, ma anche alla socialità». In tutti gli IPM siciliani, ai ragazzi viene data la possibilità di studiare, proprio nell’ottica di una riabilitazione che dovrebbe consentire una diversa collocazione del soggetto nella società una volta terminata la detenzione carceraria: «All’IPM Bicocca per ora sono molto contenti perché si stanno diplomando tre ragazzi e stanno aiutando uno di loro a realizzare il suo sogno di entrare nell’Aeronautica. Inoltre, qui hanno un ottimo studio professionale di oculista e odontotecnico – raccontano i membri del Partito Radicale – Ma devo dire che, sia a Palermo che a Catania, c’è un mondo dell’associazionismo importante che si spende molto per questi ragazzi. Vanno, infatti, a colmare quel vuoto creato dalla mancanza di una rete istituzionale che possa supportare i giovani anche quando escono dal carcere».
Figure professionali e carenze sanitarie
Dal punto di vista delle figure professionali presenti – dai medici, alla polizia penitenziaria – non ci sarebbero carenze troppe vistose negli IPM dell’isola, così ci garantiscono i visitatori del movimento politico che da sempre si occupa della questione carceraria italiana. Le similitudini con le normali strutture carcerarie emergono però una volta entrati nel terreno dell’assistenza sanitaria, perché anche qui le lacune sarebbero importanti, soprattutto per quanto riguarda il benessere psicofisico dei soggetti detenuti, alcuni dei quali dovrebbero essere seguiti in apposite strutture sanitarie. Ma anche per le normali patologie non va sempre bene, perché la carenza cronica di personale sanitario si sta palesando pure in questo specifico settore, in cui i medici e gli infermieri in organico sono sempre meno. «Purtroppo quello sanitario è il più grande problema del sistema carcerario siciliano – conferma Donatella Corleo -, anche negli IPM adesso mancano sempre più spesso i medici, gli infermieri e gli psichiatri. Per fortuna in tutti gli Istituti sono presenti i mediatori culturali, gli psicologi, gli assistenti sociali e gli insegnanti».
Mancanza del Garante regionale per i detenuti
Infine, in Sicilia non è ancora stato nominato il nuovo Garante regionale delle persone private della libertà, posto rimasto vacante dal 1° aprile. Per questo motivo i garanti territoriali dei detenuti hanno esortato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, a prendere una decisione nel più breve tempo possibile: «La Sicilia, con 23 istituti penitenziari e oltre 6.900 detenuti, è tra le regioni più esposte a questa emergenza, eppure è rimasta priva di un Garante regionale. La mancata nomina non è solo una scelta politica: è un segnale di disattenzione istituzionale verso i diritti umani. Rinnoviamo la richiesta di un confronto diretto» hanno scritto in una lettera aperta i garanti territoriali dei detenuti Pino Apprendi (Palermo), Lucia Risicato (Messina) e Giovanni Villari (Siracusa).