Sette studenti della facoltà di Ingegneria edile e Architettura dell'Università di Catania partecipano al concorso internazionale Is Arch, bandito dalla scuola di architettura di Barcellona, con un progetto sul waterfront etneo. Il punteggio con cui si decreterà il vincitore sarà stabilito per il 60 per cento da una giuria di esperti e per il 40 per cento dal voto del pubblico tramite social network
Is Arch, premio d’architettura per giovani Team catanese in gara col waterfront
Fornire una piattaforma per il dibattito sui progetti architettonici realizzati dagli studenti nel corso dei loro studi e incoraggiare i giovani a partecipare al dibattito sull’architettura, contribuendo con la loro visione e le loro opinioni. Sono questi gli obiettivi di Is Arch, il concorso internazionale bandito dalla scuola di Architettura di Barcellona, aperto a tutti gli studenti di architettura e ai giovani architetti che si sono laureati nei tre anni precedenti alla data di invio dei documenti per l’iscrizione. All’edizione in corso, tra i 196 progetti partecipanti c’è anche Beyond the edge, il lavoro con cui Sara Tornabene, Simone Bucca, Simona Calì, Federica Chines, Roberto Leonti, Andrea Maugeri e Andrea Tornabene, sette catanesi di età compresa tra i 23 e i 28 anni, progettano di trasformare la parte del waterfront di Catania che va da viale Artale Alagona, allaltezza dellistituto tecnico nautico, fino a piazza Mancini Battaglia, allincrocio con viale Ulisse. Un progetto che parte da una «premessa fondamentale: quella di eliminare il ponte di Ognina perché è lelemento che dagli anni Sessanta in poi ha creato più problemi, perché taglia il tessuto urbano», hanno raccontato a CTzen qualche mese fa.
«Is Arch è un concorso anomalo – spiega Andrea Tornabene – perché non ha un tema o un luogo definito su cui deve svilupparsi il progetto». Ogni partecipante o gruppo di partecipanti, infatti, può presentare i progetti che desidera, indipendentemente dalla loro natura, programma o budget. A decretare i vincitori sarà una giuria composta da architetti e studiosi di fama internazionale, come Benedetta Tagliabue. Architetto italiano che vive in Spagna da 20 anni, i cui progetti sono stati esposti al Moma, al Centro Pompidou e alla Biennale di Venezia. Tra i più famosi ci sono il Parlamento di Edimburgo, il Diagonal Mar Park e il Mercato di Santa Caterina a Barcellona. Il punteggio sarà stabilito per il 60 per cento dalla giuria e per il 40 per cento dal voto del pubblico tramite i social network. Per votare i progetti basta cliccare mi piace nella pagina dedicata del concorso. Al momento, Beyond the edge è intorno al quinto posto con 763 voti, aggiornati circa ogni ora. Le votazioni sono iniziate il 22 ottobre e si chiuderanno il 12 novembre. I vincitori saranno resi noti il 19 novembre. E sono già aperte le iscrizioni per la prossima edizione del concorso che si chiuderanno il 22 aprile 2013.
I tre progetti vincitori riceveranno premi per un valore complessivo di 6mila euro: 3mila al primo premio, più una stampante e un abbonamento cartaceo alla rivista On Diseño, 2mila euro al secondo premio e mille al terzo. Ad entrambi anche un abbonamento web alla rivista On Diseño. Inoltre, ci saranno dieci menzioni d’onore e 30 finalisti che vedranno pubblicati i loro lavori in riviste specializzate e siti web. Is Arch, infatti, intende fornire agli studenti una porta verso il mondo professionale e aziendale. Ed è questo che interessa ai giovani partecipanti etnei. «I soldi non fanno mai male, ma noi siamo in tanti quindi sarebbe una cifra simbolica. L’aspetto più interessante è la pubblicità che si fa al progetto», dichiara Tornabene.
Il progetto potrebbe magari trovare il favore di qualche investitore e non restare solo sulla carta, come quello di Oriol Bohigas, che gli studenti usano all’università solo per esercitare la loro capacità critica e di analisi. Mentre in città si discute su progetti che prevedono parcheggi, cemento e centri commerciali sul lungomare, i giovani immaginano piazze che degradano verso il mare, con piattaforme solarium inserite in un percorso che attraversa gli scogli. «Il progetto del centro commerciale non interessa la zona oggetto di Beyond the edge, ma è comunque una porcata – afferma Tornabene – E’ un modo per far entrare i capitali privati, indispensabili quando ci sono amministrazioni come la nostra che non hanno i fondi necessari per farcela da sole. E il privato non investe se non ci guadagna. Quello che serve però – aggiunge – è studiare e discutere soluzioni che vadano bene agli imprenditori ma di cui possa beneficiare anche i cittadino e la città».