Irfis, Francesco Maiolini si dimette: “Per quel ruolo serve un uomo della politica”

Francesco Maiolini, presidente dellIrfis, si è dimesso. Stamattina ha rimesso il suo mandato nella mani del Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta.  Nei giorni scorsi, aveva preannunciato la sua decisione, nel corso di una intervista rilasciata a LiveSicilia.it :

“Avevo assunto questo incarico con Lombardo che mi aveva espresso la sua volontá di ridisegnare l’Irfis come soggetto di mercato. Ma negli ultimi mesi non abbiamo avuto segnali di continuitá in questa direzione. E’ corretto allora che io, nei prossimi giorni, come giá a novembre scorso avevo preannunciato all’ex capo di gabinetto del presidente Crocetta, rimetta il mio mandato al nuovo presidente della Regione affinché lui possa assumere le determinazioni che ritiene piú opportune per la guida dell’Irfis, individuando una figura piú adeguata ad un ruolo che invece é a mio avviso piú ritagliato per un uomo di pubblica Amministrazione o della politica”.

Insomma, sostiene l’ex direttore generale di Banca Nuova, la sua decisione non ha nulla a che fare con il ciclone mediatico che lo ha investito nelle ultime settimane. Nulla a che vedere né con l’inchiesta per usura bancaria, né con il caso della fuga di notizie relativa ad una sua telefonata con il Procuratore Capo di Palermo, Francesco Messineo:

“Esiste una indagine della Procura di Palermo per usura bancaria” ha detto Maiolini. Il termine usura è odioso e quindi è bene chiarire di cosa parliamo. In questo caso ci riferiamo ad un rapporto di conto corrente di modestissima entità e di cui i vertici di Banca Nuova, compreso io, hanno conosciuto l’esistenza solo al ricevimento dell’avviso di garanzia, trattandosi di un rapporto bancario di competenza della filiale. Aggiungo che per la stessa questione di diritto – la pretesa disapplicazione di un regolamento della Banca d’Italia che escludeva le commissioni di massimo scoperto dal calcolo del tasso soglia usura – abbiamo già avuto in Banca Nuova pochi mesi fa un’archiviazione a Trapani e che sulle stesse fattispecie sono state interessate quasi tutte le banche italiane ed i relativi dirigenti ed amministratori. Sinora tutti i procedimenti in Italia si sono chiusi con un’archiviazione ed anche quando la Cassazione, in una pronuncia isolata e molto criticata dalla dottrina, ha ritenuto illegittima la normazione della Banca d’Italia, ha comunque concluso per l’assoluzione, sottolineando l’evidente assenza di dolo dei vertici bancari.

Con riguardo poi all’asserita fuga di notizie di cui si occupa la Procura di Caltanissetta, mi limito ad osservare – essendo tenuto quale persona informata dei fatti al segreto istruttorio – che il reato di usura bancaria non si presta oggettivamente ad una fuga di notizie, poiché l’istruttoria è meramente contabile, ovvero legata a documenti bancari che non avevo alcun motivo di chiedere, poiché già tutti, senza eccezioni, erano in possesso della banca. La vera fuga di notizie, a ben vedere, l’ha commessa chi ha informato la stampa della telefonata tra me e Messineo”.

“Ho letto che alcuni organi di stampa, anche autorevoli come il Corriere della Sera- ha aggiunto Maiolini- hanno definito questa vicenda come un attacco al procuratore Messineo. Io non sono un commentatore e sono fermamente convinto della linearitá di comportamento di tutti i magistrati coinvolti. Peraltro mi pare che dopo qualche giorno di attenzioni della stampa sul procuratore Messineo l’obiettivo di alcuni media sia stato rivolto in particolare su di me e su Banca Nuova. Ma di questo si stanno occupando i miei legali”.

Messineo-Maiolini, la telefonata della discordia


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