In scena un'azione di protesta pacifica con i lavoratori dei due enti che si sono alternati di fronte all'Ars, dove la riforma degli istituti pubblici di assistenza e beneficenza «resta chiusa in un cassetto». La speranza ora è legata a un disegno di legge
Ipab Palagonia e Perez Raimondi, dipendenti allo stremo «Senza paga da anni e non versano neanche i contributi»
«Bisogna custodire la gente, avere cura di ogni persona, con amore». Questa è la scritta che campeggia su ogni pagina del sito internet dell‘Istituto pubblico di assistenza e beneficenza Principe di Palagonia e conte di Ventimiglia di Palermo. Eppure tra i dipendenti dell’ente a trazione soprattuto socio assistenziale, c’è chi non prende lo stipendio da anni, con arretrati anche di quaranta mesi. Per questo sono tornati in piazza insieme a una delegazione dei dipendenti di un altro Ipab che non gode di ottima salute, il Perez Raimondi di Santa Flavia.
«Siamo ridotti alla fame perché a noi in quanto ente pubblico non ci spetta nessun ammortizzatore sociale. I nostri enti sono inattivi. Siamo stati abbandonati al nostro destino da tutte le istituzioni. Vogliamo lavorare, vogliamo restituita la nostra dignità di lavoratori, abbiamo famiglia, vogliamo che trovino subito una soluzione» dice una rappresentante dei manifestanti di entrambi gli enti. Intanto l’istituto Principe di Palagonia i dipendenti ne hanno viste di ogni colore, dalla mancata sostituzione del ragioniere dell’azienda, che qualche anno fa aveva creato non poche difficoltà, al progetto di dismissione della parte socio assistenziale, passando dalle mille promesse di rilancio degli ipab.
«C’è una riforma degli Ipab che da anni è chiusa in un cassetto – continua la rappresentante dei lavoratori – L’assessorato ha presentato un disegno di legge e si spera che questa volta l’Ars sia più celere a prendere una decisione che possa migliorare la vita di tante famiglie senza più prese in giro come hanno fatto negli ultimi 20 anni». Il disegno di legge in questione non è comunque mai arrivato sugli scranni di sala d’Ercole e difficilmente lo farà nel breve periodo. E la cosa più preoccupante è che i dipendenti degli Ipab non possono neanche trovare una via d’uscita che gli consenta – intanto – di guadagnare qualcosa, nemmeno di andare in pensione. «I nostri colleghi che sono andati in pensione non hanno nessun assegno Inps perché nessuno ci ha versato i contributi».