Ipab, M5s: «Accorparli per pagare lavoratori» Ma Comune vuole patrimonio di quelli redditizi

Accorpare gli Ipab redditizi con quelli che forniscono servizi socio-assistenziali, così da fare respirare le decine di lavoratori costrette a operare senza ricevere stipendi. È la proposta del Movimento 5 stelle siciliano, che nelle settimane scorse ha presentato un’interpellanza all’Ars, affinché si metta mano a un impianto legislativo troppo vecchio e incapace di dare risposte ai problemi attuali degli istituti pubblici di assistenza e beneficenza. «Le cause della scarsa sostenibilità economico-finanziaria – dichiara la deputata Angela Foti, prima firmataria dell’interpellanza – sono diverse. A partire dall’azzeramento dei trasferimenti regionali e dal mancato riconoscimento da parte delle Asp della retta integrativa». Come nel caso dell’Oasi Cristo Re di Acireale – struttura che accoglie decine di anziani e, da quasi tre anni, minori stranieri non accompagnati – i cui dipendenti sono in credito di circa venti mensilità. «È una storia che sembra non avere soluzione. Ogni governo annuncia di mettere mano alla riforma – prosegue Foti – senza però mai passare ai fatti, il tutto a spese dei lavoratori».

La soluzione, secondo il M5s, potrebbe derivare dalla fusione dell’Oasi con gli altri Ipab presenti ad Acireale; enti che, a differenza del primo, non forniscono servizi alle persone, limitandosi a gestire i patrimoni: «Sarebbe un modo per far sì che i bilanci in attivo di queste realtà, che hanno a disposizione un’importante dotazione immobiliare, possano – spiega la deputata – essere utilizzati per pagare qualche stipendio». L’ipotesi è ben vista dai diretti interessati: «Se questo può essere un modo per prendere una boccata d’ossigeno ben venga», commenta Doriana Zappalà, che all’Oasi Cristo Re svolge il ruolo di educatrice professionale nelle comunità per minori non accompagnati. «Da quasi due anni ci alziamo al mattino per andare a lavorare, senza però essere pagati. Nonostante ciò la qualità del servizio è rimasta immutata».

Dello stesso tenore anche il pensiero del dirigente Angelo Rigano: «La politica dovrebbe decidersi a trovare risposte a un problema che si trascina da troppo tempo – dichiara -. Insieme ai lavoratori siamo stretti in un paradosso: da una parte ci si chiede di mantenere standard di alto livello, dall’altro non ci mettono in condizioni di operare in tal modo. Basti pensare al mancato adeguamento delle rette riconosciute agli Ipab». 

A commentare la proposta dei Cinquestelle è anche Santo Primavera, tornato a essere commissario straordinario del Collegio Santonoceto e conservatori riuniti, uno degli Ipab acesi che non forniscono servizi: «Quella di accorpare gli enti è di certo una possibilità che va vagliata – commenta Primavera -. Tuttavia ritengo che si tratterebbe di una soluzione temporanea. Il vero cambiamento lo si avrebbe trasformando, previa riforma, gli Ipab in strutture sanitarie a tutti gli effetti e attuando di fatto una privatizzazione dell’organizzazione. Ciò – continua – garantirebbe maggiore flessibilità nella gestione e un’ottimizzazione delle risorse a disposizione».

Chi invece sembra voler affrontare il tema Ipab da una prospettiva diversa è il Comune acese. L’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Barbagallo, infatti, il 12 gennaio ha chiesto ufficialmente all’assessorato alla Famiglia e alla politiche sociali di valutare la possibilità di estinguere gli Ipab non impegnati nelle attività socio-assistenziali (oltre il Collegio Santonoceto, la Fondazione Pennisi Alessi e la Casa delle fanciulle Allegra e Fresta, ndr). Stando a una legge regionale del 1986, questo comporterebbe per il Comune l’acquisizione del patrimonio dei tre enti: gli Ipab «non svolgono alcuna attività di servizi socio-assistenzali e socio sanitari – si legge nella nota protocollata alla Regione – né appare intravedersi alcuna ipotesi o progetto di utilizzazione o riconversione delle strutture. [Pertanto] si chiede – continua il Comune – di voler valutare l’estinzione e la conseguente devoluzione dei beni patrimoniali».

Qualora da Palermo si decidesse di assecondare la proposta della giunta Barbagallo, per i lavoratori dell’Oasi Cristo Re la beffa sarebbe doppia. Assorbendo il patrimonio degli Ipab estinti, infatti, il Comune si farebbe carico anche del relativo personale (poche unità, ndr), che verrebbe assunto a tempo indeterminato. Nonostante il Comune debba già fare i conti con un numero di dipendenti già sovradimensionato: «Hanno già circa 270 precari che sperano nella stabilizzazione – commenta Foti – e ora vogliono farsi carico anche dei dipendenti delle tre opere pie in cambio dell’ ingente patrimonio immobiliare. Una proposta del genere non può essere accolta». Sulla questione, il commissario del Santonoceto tiene a specificare: «Il nostro ipab non è vero che gestisce solo il patrimonio – chiarisce Primavera -. Svolgiamo anche attività istituzionale occupandoci in parte del convitto dell’istituto Spirito Santo e di due centri anziani».  


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