Mesi, ancora, prima di poter ripartire del tutto e, intanto, anni di perdite. Questa la condizione drammatica di uno dei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria in corso, quello degli agenti di viaggio e dei tour operator. «Il Coronavirus rischia di farci sparire – la denuncia dei lavoratori del comparto -. Il turismo non è solo fatto di hotels, lidi balneari e trasporti, manca poco alla riapertura e non c’è alcun prodotto da vendere. Agenti di viaggio e tour operator sono principalmente intermediari e vendono servizi. Dalla chiusura lavorano ininterrottamente per i loro clienti. Hanno già cancellato sei mesi di lavoro e sono coscienti che non ci sarà alcuna stagione estiva, che sostiene i costi di tutto l’anno», scrive in una nota ufficiale il gruppo spontaneo formato da agenti di viaggio, nato per tutelare il diritto al lavoro di una delle categorie più compromesse dal Covid19.
«Distanziamento sociale, voli di linea e low cost che dovranno essere ripristinati, destinazioni estere chiuse agli italiani. Non si potranno vendere pacchetti volo+hotel, tour con spostamenti in bus e neanche crociere. Si viaggerà in Italia e forse, il mezzo più sicuro, per evitare eventuali contagi, sarà la propria auto – spiega il gruppo -. Chi avrà la disponibilità economica e le ferie prenoterà esclusivamente sotto data per non perdere l’acconto, forse solo un week-end. E questo non basterà né a coprire i costi fissi (spese di locazione, tasse, utenze, assicurazioni, dispositivi sanitari etc. ) né a percepire un minimo di remunerazione». E in questo modo il 2020 sarà inevitabilmente un anno che chiuderà, per tutti gli operatori del settore, in perdita.
Da qui l’esigenza di alzare la voce e di far sentire le proprie ragioni, sull’onda dell’hashtag di protesta #iononapro, che il gruppo sceglie come motto delle proprie rivendicazioni «finché non avremo aiuti concreti per non chiudere. Le istituzioni devono chiarire se hanno intenzione di spazzare una categoria che fa il proprio lavoro con passione e professionalità perché, perdendo centinaia di partite Iva e contribuenti, dovranno farsi carico di ulteriori disoccupati», denuncia ancora il gruppo. «Abbiamo le idee chiare», dichiara anche Viviana Manfrè, portavoce di Facciamo Gruppo. La categoria chiede: un finanziamento a tasso agevolato e con fondo perduto sino al 50% dell’importo erogato in rapporto sulle perdite dimostrate e sulla ponderazione degli investimenti previsti per riaprire; credito d’imposta a far valere su tutti gli oneri contributivi e a garanzia di tutti i lavoratori inclusi i titolari, tasse ed eventuali costo d’affitto locali adibiti all’attività; applicazione tasso agevolato massimo 2% su rinegoziazione e piano di rientro su esposizioni e fidi bancari preesistenti e abolizione costo di gestione pratica, con obbligo di stipula polizza a garanzia all’1%.
E ancora, una moratoria da parte della Regione per due anni della tassa sulla licenza e del fondo di garanzia; l’abolizione per due anni da parte del Comune di ogni tassa gestione e ritiro rifiuti; garanzia da parte dello Stato sul credito vantato dalle agenzie IATA e non IATA, in caso di costituzione di nuova società Alitalia e conseguente Bad Company; applicazione contratti di solidarietà per il mantenimento della forza lavoro; bonus per acquisto tecnologie da adibire allo Smart Working; pagamento bollette 2020 dei soli oneri contrattuali e dilazione per i consumi in 24 mesi a partire dal primo gennaio 2021; comunicazione “Spendibile presso la tua Agenzia di Fiducia” per ogni bonus viaggio emesso da Stato o Regione. «Si richiede – conclude le nota di Facciamo Gruppo – un imminente tavolo tecnico con le istituzioni competenti per discutere le problematiche del settore in vista dell’apertura prevista per il 18 maggio».
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