Intervista al prof. Granozzi, tutor didattico dello stage

Basandosi sulla sua diretta partecipazione a Marzamemi l’anno precedente, che impressione ha avuto riguardo a questa manifestazione?
A mio parere, si tratta di un Festival piccolo ma importante. Trovo interessante che accanto ai grandi Festival del Cinema ci siano Festival come quello di Marzamemi, che nascono nelle  periferie e che le mettono in rapporto diretto tra loro, poiché oggi  nell’organizzazione culturale non tutto passa per il centro, ma spesso le cose più importanti avvengono nelle periferie.

Riguardo alla location del Festival, pensa che Marzamemi sia lo scenario adatto a coinvolgere il pubblico nel clima della manifestazione?
Marzamemi, la Tonnara e  il piccolo borgo marinaro offrono uno scenario unico che da solo connota il Festival. Esso è anche un atto di coraggio rispetto al grave degrado del territorio e alla poca cura che gli amministratori locali dimostrano per la costa. E’ anche, quindi, un segnale di dimostrazione che il rilancio di posti come Marzamemi può avvenire solo tramite manifestazioni qualificate e di respiro internazionale come quella del Festival del Cinema di Frontiera.

Per quanto concerne l’organizzazione e la preparazione del Festival, crede che vadano apportati cambiamenti e/o miglioramenti?
Il principale miglioramento dovrebbe essere la dotazione da parte del Festival di un minimo di risorse finanziarie stabili che consentano di programmarlo in anticipo. Venendo l’anno scorso, sono rimasto ammirato dalla grande carica di volontariato e la capacità di improvvisazione che sono le uniche doti che hanno permesso al Festival di realizzarsi.

L’attività formativa inerente a questo tipo di stage, pensa possa essere utile ad avvicinarci al mondo del lavoro?
Penso di sì. Oggi, l’organizzazione di eventi culturali che promuovano il territorio e il turismo culturale sono settori molto importanti per una regione come la Sicilia. I Festival del Cinema e della Letteratura e la capacità di valorizzare il territorio con questi percorsi culturali richiedono degli specialisti che abbiano contemporaneamente una prospettiva internazionale con la conoscenza delle lingue ed anche un’esperienza concreta nell’organizzazione di questi eventi.

Quali pensa possano essere le abilità pratiche che uno studente può acquisire con questo tipo di stage?
Attività di relazione, capacità di organizzazione e di guardare al  contenuto delle cose che si fanno. E’ importante avere specialisti capaci di lavorare alla progettazione di eventi culturali
.

Crede che il Festival sia in grado di attrarre gli studenti della Facoltà aldilà degli stagisti?
Spero di sì, anche perché tramite il Festival potrebbe intensificarsi la presenza della Facoltà sul territorio del siracusano, presenza più debole che nel ragusano. Credo anche che uno dei compiti degli stagisti di quest’anno debba essere la promozione anche rispetto al pubblico universitario.

Sebbene la manifestazione sia ancora giovane, Lei pensa che la qualità dei film proposti l’anno scorso sia stata all’altezza di altri eventi analoghi svolti da più anni?
Credo che il Festival abbia bisogno di specializzarsi il più possibile,   di trovare una propria fisionomia, valorizzando la cinematografia dei paesi mediterranei. Mi piacerebbe molto che questo Festival fosse il Festival di quella frontiera mobile che è il mare e che guardasse alla cinematografia meno conosciuta, ma non per questo meno importante. Pensiamo soprattutto al Marocco, che è diventato la Cinecittà  del Maghreb, dove si cominciano a produrre molti film che la grande distribuzione spesso ignora.

Come pensa che si svilupperà concretamente la sua presenza all’interno dell’attività di stage in qualità di tutor didattico?
Spero che quest’anno la Facoltà, proprio perché il programma del Festival dovrebbe comprendere alcune cinematografie come quella turca o quella libica, possa essere coinvolta molto più attivamente anche attraverso i docenti che insegnano lingua araba, e nello stesso tempo coinvolgere tutte le competenze linguistiche e letterarie.


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