Una serie di incontri in cui a turno gli artisti presenteranno le loro opere multimediali. Una rassegna interamente dedicata alla video arte che vedrà alternarsi a Villa Zito, fino al 22 dicembre, i protagonisti della scena italiana e internazionale dell’arte contemporanea
Intermezzo 2018, rassegna dedicata alla video arte «Alla base c’è il dialogo tra il pubblico e l’artista»
Letteratura ed arte visiva, comune denominatore di un disappunto condiviso, emergono dall’installazione di Alfredo Pirri Gli effeminati intellettuali, che ha dato il via nel tardo pomeriggio di giovedì 24 maggio a Intermezzo 2018. Una rassegna interamente dedicata alla video arte che vedrà alternarsi a Villa Zito, fino al 22 dicembre, i protagonisti della scena italiana e internazionale dell’arte contemporanea.
Una serie di incontri in cui a turno gli artisti presenteranno le loro opere multimediali. Pirri rimarrà in mostra fino al 24 giugno. Seguiranno: Serena Vestrucci il 4 luglio con Il suono della pioggia quando cade in unico punto, una traccia audio mp3 in loop; Domenico Mangano e Marieke Van Rooy il 6 settembre con il film Birds singing, sandy ground; Stefania Galegati Shines il 18 ottobre con le interviste ai ragazzi su Le grandi domande e Alessandro Piangimore, che con Attorno ad una conchiglia vuota chiuderà la rassegna il 23 novembre.
«Fondazione Sicilia compie un ulteriore passo di apertura verso i linguaggi del contemporaneo – afferma Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione – Un modo per offrire in una maniera informale e partecipata un’interessante possibilità di dialogo e scambio tra pubblico e artista, all’interno di una rassegna di arte multimediale». File rouge l’arte visiva e il movimento, espressi in un linguaggio multimediale capace di esplorare nuove forme e manifestazioni dell’immagine.
Nata come uso alternativo del televisore, negli Stati Uniti degli anni Sessanta, la video arte si caratterizza sin dalle origini come una riscoperta artistica e creativa del mezzo televisivo, legata alla natura plastica e scultorea del monitor. Un rifiuto del mero uso domestico verso una collocazione artistica del mezzo. «La video arte è fatta di intermezzi – spiega la curatrice della rassegna, Agata Polizzi – l’immagine è la parte più estrema, veloce. Così onnipresente da farci perdere la consapevolezza: ciò che stiamo guardando è realtà, cronaca o finzione?».
Al secondo piano di Villa Zito risuonano le parole di Yukio Mishima, recitate dall’attore toscano Sandro Lombardi. L’ultimo video realizzato da Pirri nell’88, interamente in analogico, frutto della selezione e del montaggio manuale di pellicole rubate alla Rai. «Ho fatto tutto in gran fretta, con la rabbia di voler affermare la mia posizione – racconta Pirri – È la storia di un eroico fallimento, sublime. Mishima ci invita a riflettere sul ruolo dell’intellettuale all’interno della dinamica letteraria. Evoca un atto di responsabilità, di cui mi sono fatto portavoce».
Proiettato per la prima volta trent’anni fa a Taormina, in occasione della Seconda Edizione del Festival Internazionale del video d’autore nella sede dell’associazione Veterani di Guerra, Gli effeminati intellettuali è un richiamo all’impegno intellettuale, una spinta all’azione. Uno dei primi mashup della storia, realizzato originariamente in analogico con la lettura del testo dal vivo, poi restaurato successivamente e digitalizzato dal museo GAM di Torino. «L’opera di Pirri è di un’attualità pertinentissima – spiega la curatrice, Agata Polizzi – In ogni immagine, in ogni parola, c’è qualcosa che ci appartiene».
Nel video scorrono le immagini dell’ultimo discorso di Yukio Mishima, scrittore e patriota giapponese, tra i più controversi ed oscuri del XX secolo. Il 25 novembre del 1970, a 45 anni, dopo aver occupato l’ufficio del generale Mashita dell’esercito di autodifesa, dal balcone disse, poco prima di suicidarsi: «È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l’esistenza di un valore superiore all’attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo». Si tolse la vita tramite seppuku, il suicidio rituale dei samurai, trafiggendosi il ventre e facendosi decapitare.