Interdittiva della prefettura per la gioielleria Mineo Fermata anche l’azienda che forniva asfalto a Rap

Sarebbe stata «base operativa del reggente mafioso del mandamento di Pagliarelli Mineo Settimo, e luogo di frequenti incontri tra gli indagati di delitto associativo mafioso». Con queste motivazioni la prefettura di Palermo ha fatto scattare l’interdittiva antimafia per la gioielleria di proprietà del nipote del presunto capo della nuova cupola, finito in manette martedì scorso nell’ambito di una maxioperazione dei carabinieri. A breve dovrebbe arrivare il ritiro della licenza per l’attività di corso Tukory ritenuta «soggetta a condizionabilità mafiosa».

La gioielleria Mineo tuttavia non è la sola destinataria del provvedimento, che colpisce anche altre due aziende: la Sicilia Conglomerati Srl e la Costruzioni Stradali Infrastrutture Srl, entrambe di proprietà dello stesso socio unico. La lente degli investigatori si è soffermata in particolare sulla prima delle due, che già era stata oggetto di interdittiva nel 2017 per «accertati contatti dell’impresa familiare del padre con ambienti della criminalità mafiosa». Sicilia Conglomerati, infatti, sarebbe stata al centro di un episodio di estorsione, secondo quanto emerso dalle ultime indagini sul tentativo di ricostruzione della commissione provinciale della mafia palermitana. 

L’estorsione sarebbe stata perpetrata ai danni di due aziende impegnate nella costruzione di 15 appartamenti nelle more di una lottizzazione in corso a Villabate. Lavori per cui le famiglie mafiose di Villabate e di Misilmeri avrebbero imposto la richiesta della fornitura del calcestruzzo proprio alla Sicilia Conglomerati a scapito di un’altra ditta locale. Per la vicenda sono indagati Giuseppe Costa, Francesco Colletti e Salvatore Sciarabba. La Sicilia Conglomerati in passato era stata fornitrice dell’asfalto per la Rap, azienda partecipata che oltre a occuparsi della gestione dei rifiuti per il Comune di Palermo è impegnata nella manutenzione stradale. Un rapporto che si è bruscamente interrotto nel 2015 a causa del «grave danno e pregiudizio – si legge nei documenti dell’epoca – che, dal mese di febbraio 2015, la Rap subisce a causa della mancata effettuazione della fornitura del materiale conglomerato bituminoso e del prelievo e smaltimento dello scarificato, con gravissime conseguenze per lo svolgimento del servizio manutenzione strade».


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