Coniugare storia e innovazione attraverso il videomapping in 3D. Il 9 settembre suoni, colori ed effetti speciali fanno parte di un linguaggio contemporaneo che si coniuga con la bellezza del patrimonio storico, come spiega Daniela Mangiacavallo referente del progetto per l'associazione Baccanica
Installazioni di luce sui monumenti arabo normanni Light in Brancaccio: «Il quartiere che non ti aspetti»
Light in Brancaccio, installazioni di luce sui monumenti del patrimonio arabo normanno. Sul Castello di Maredolce, sul Ponte dell’Ammiraglio, sulla chiesa di San Gaetano e sul Mulino di San Filippo. Suoni, colori ed effetti speciali fanno parte di un linguaggio contemporaneo che si coniuga con la bellezza di un patrimonio storico. Un linguaggio sensoriale che traspare dalle creazioni di videomapping di quattro giovani videomaker. I visitatori potranno curiosare da un sito all’altro per scoprire un quartiere «che probabilmente non si aspettano». Attraverso un’app con il cellulare potranno mettere il loro like all’opera che li ha più emozionati.
Il 9 settembre alle 21.30 daranno vita alle loro performance Dario Denso Andriolo, Rosanna Costantino, Giuseppe Cavallaro e Ben Frazzetta, i quattro artisti selezionati grazie a una open call indetta da Baccanica, associazione vincitrice del bando Sillumina promosso dalla Siae, che finanzia il progetto. Sono rispettivamente il regista di Rinasce Palermo che ha all’attivo collaborazioni con Subsonica e Bob Sinclar; una giovane che fonda la sua ricerca artistica tra musica, danza e fotografia; un architetto tra i fondatori del collettivo Fuorilumen e un giovanissimo con un curriculum di tutto rispetto che spazia dal cinema, al teatro alla videoart. Il progetto è realizzato, oltre che dall’associazione, anche dal Centro Padre Nostro, al Circolo Acli Padre Pino Puglisi e dalla Seven Comunication.
«L’idea era quella di riqualificare le periferie di una città – spiega a Meridionews Daniela Mangiacavallo, referente del progetto per Baccanica – Abbiamo scelto di lavorare sul quartiere di Brancaccio perché è vivo e abitato da diverse etnie e al suo interno si può trovare tantissima storia, spesso poco conosciuta. Lavorare su dei siti arabo-normanni ha come scopo quello di riuscire a parlarne in maniera innovativa e contemporanea grazie all’utilizzo del videomapping. A maggio abbiamo attivato una open call per giovani videomaker che si è chiusa il 12 luglio, dando come tema quello dell’interculturalità per realizzare dei videomapping. C’era un sito dove gli artisti potevano verificare i rilievi e le misure, ottenute grazie al lavoro di un architetto. Una volta chiusa l’open call abbiamo proclamato gli artisti vincitori».
Il videomapping è un lavoro video realizzato in 3D, attraverso dei programmi specifici, in sinergia con la struttura architettonica. Un lavoro che si anima attraverso la storia e la struttura di un determinato luogo. «Non è soltanto un video ma un video che interagisce con la struttura architettonica – spiega Mangiacavallo – e quindi anche con il materiale di cui è fatta. La parete del Ponte Ammiraglio sarà, ad esempio, interamente ricoperta dalla videoproiezione. È come se visivamente il monumento si muovesse, grazie a un gioco di audio e luci». Il binomio interculturalità e Brancaccio si coniuga qui attraverso «il lavoro straordinario che hanno fatto gli artisti nel trasferire dettagli simbolici in immagini che riprendono il tema del progetto», afferma ancora. Attraverso uno studio storico dei siti è nata l’idea, «alla quale si è aggiunto il tocco geniale dei videomaker: chi vede il video si riconosce come cittadino – conclude – attraverso simboli universali e temi contemporanei come ad esempio l’immigrazione a Brancaccio, dove sorgono diversi centri di accoglienza. Gli artisti hanno così collegato storia, cultura e contemporaneità».