Un antico insediamento preistorico sta venendo alla luce a Belpasso, grazie al lavoro, che ormai dura da ormai diversi anni, della soprintendenza ai Beni Culturali, in convenzione con l’Università di Catania. Gli scavi archeologici didattici, nella località di Valcorrente, stanno facendo emergere resti di strutture antichissime, usate per la produzione di ceramica, anche per fini religiosi, risalenti almeno al 2300 a.C., anche se a detta degli studiosi l’intera area sembrerebbe stata occupata già molti secoli prima, addirittura a partire dal 4100 a.C.
«Le ricerche sono cominciate nel 2005, con l’apertura di un primo saggio – racconta Simona Todaro, la docente di Preistoria e Protostoria, responsabile degli scavi insieme al collega Orazio Palio e alla dottoressa Maria Turco, della Soprintendenza – Dopo un periodo di pausa abbiamo ripreso nel 2012, e da allora ogni anno abbiamo sempre scavato nei mesi compresi tra maggio e luglio assieme ai nostri studenti. Lo scavo che intraprenderemo quest’anno sarà fondamentale, perché una volta chiuso, procederemo alla pubblicazione in cui illustreremo tutte le scoperte, e spiegheremo le conclusioni a cui noi studiosi siamo giunti. La stesura della pubblicazione è quindi prevista per il biennio 2016/2017».
La studiosa spiega che l’intero sito presenta tracce di tre diversi periodi storici, Neolitico finale (4100 a.C.), la parte conclusiva dell’età del Rame e l’età del Bronzo iniziale (2300 a.C.). Sono stati scoperti antichi recinti, tutti dell’età del Bronzo, con chiari segni di lavorazione della ceramica. Non è ancora del tutto chiaro quale fosse la destinazione dell’area, se si trattasse di un insediamento o di un luogo dedicato alla produzione artigianale, come testimonierebbero i resti di antichi forni per la cottura della ceramica, o al culto. Solo ulteriori studi sul territorio permetteranno di comprendere meglio.
«Tanti sono i manufatti che abbiamo portato alla luce – prosegue Todaro – e che ci raccontano di uomini e donne che lavoravano la ceramica, con la produzione di ciotole e vasi per l’uso quotidiano e falli fittili probabilmente per scopi religiosi, ma lavoravano anche l’ossidiana e la selce per la realizzazione di utensili. Certamente questi antichi uomini ci hanno restituito un sito archeologico di grande importanza, soprattutto perché ci permette di comprendere come a cavallo tra le varie fasi, Neolitico, l’età del Rame e del Bronzo, sia stata sfruttata l’area».
Ancora una volta quindi, l’hinterland catanese fornisce interessanti spunti per conoscere il passato dei nostri antenati. Recente è la scoperta di una necropoli romana all’interno della riserva naturale Fiumefreddo. Grazie allo scavo in territorio di Belpasso sarà possibile ricostruire anche la quotidianità della comunità che abitava questo territorio quasi 6mila anni fa. Il progetto, infatti, prevede un’ulteriore fase di studio da parte dell’Università di Catania: saranno analizzati i resti di pollini e di ossa animali. Il tutto per ricostruire la dieta di questi uomini e decifrare le loro abitudini e il contesto in cui sono vissuti.
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