Apprendiamo dal Tg3 regionale (edizione delle 19.30) una notizia sconcertante. Il Tar Sicilia, sezione di Catania, ha stabilito che le imprese del polo petrolchimico siracusano del triangolo Augusta-Melilli -Priolo- non dovranno farsi carico dei costi della bonifica della rada di Augusta inquinata da arsenico, mercurio e altre schifezze.
Legambiente, fa, giustamente, osservare che è una sentenza che va contro il principio stabilito dalla Corte di giustizia europea, secondo cui chi inquina paga. E che riporta la Sicilia indietro di 40 anni.
Non c’è prezzo per le malformazioni neonatali, i tumori e l’alterazione della flora e della fauna marina (morie dei pesci e mutazioni genetiche incluse).
Ma una sentenza diversa avrebbe fatto sperare che, almeno, c’è una voglia di giustizia. Giustizia per i morti di tumore e per i bambini malformati, ma anche per la Sicilia che subisce non solo violenza al suo territorio e alla sua gente da troppo tempo, ma anche una violazione costante del suo Statuto:
sappiamo che queste raffinerie producono oltre il 50 per cento delle benzine utilizzate nel nostro Paese. Per farlo inquinano la nostra area, la nostra agricoltura, in una parola, avvelenano il nostro ambiente. Mentre le imposte sembra incredibile! le vanno a versare in Lombardia e nelle altre regioni ricche dellItalia dove hanno la sede legale. Regioni ricche che diventano ogni giorno più ricche grazie anche alla scippo legalizzato operato ai danni della Sicilia e dei siciliani!
Qui in Sicilia, questi signori delle raffinerie, ci lasciano linquinamento dellambiente, ci lasciano le malattie che colpiscono i nostri abitanti e si portano via le imposte che secondo il nostro Statuto (articolo 37) non applicato dovrebbero invece restare nella nostra Isola!
Ed ora, con questa sentenza, gli si dice pure: accomadatevi, continuate così, tanto nessuno vi presenterà il conto….,
Ci ha provato la Procura di Siracusa con l’operazione Mar Rosso con cui ha messo sotto accusa i vertici dei gruppi petrolchimici: Tale operazione è magistralmente sintetizzata nel Dossier Mercurio e impianti Cloro Soda di Legambiente, datato 2007.
Ma ora il Tar porta tutto indietro, come già detto da Legambiente, di almeno 40 anni.
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