Indipendenti dalla penna allo scaffale

«L’editoria a pagamento è una trappola perchè uccide la cultura e indebolisce il mercato». In questa affermazione è racchiuso il senso dell’incontro I circuiti indipendenti dalla penna allo scaffale, secondo del ciclo “Editoria e…” organizzato nell’ambito di DeScritto e dedicato all’anima stessa del festival: l’editoria indipendente.

Una tavola rotonda, ospitata dall’ex Monastero dei Benedettini, per parlare di nuovi autori, impresa indipendente, nuove forme alternative di pubblicazione e distribuzione, ma soprattuto, della degenerazione del fenomeno dell’editoria a pagamento, cioè l’abitudine di molte case editrici di far pagare all’autore di un testo una somma di denaro per la pubblicazione della sua stessa opera.

All’incontro, introdotto da Giorgia Fazzini – responsabile artistico e comunicazione DeScritto – e da Salvo La Porta – Villaggio Maori Edizioni – sono intervenuti alcuni tra editori, fumettisti, ricercatori e giornalisti per discutere della condizione dell’editoria indipendente in Italia e delle piccole case editrici locali, per raccontare le loro esperienze dirette e proporre insieme nuove soluzioni possibili.

Significativo è stato il contributo di Chiara Rizzica, coordinatrice dei precari della ricerca di Catania, che, attraverso blog e reti di solidarietà creati dagli stessi lavoratori precari, viene a contatto con il progetto Libera la Ricerca di Odoya Edizioni. «E’ un’idea nata nel 2005 per aprire le porte della pubblicazione a costo zero anche ai ricercatori precari attraverso un canale diverso da quello dei grandi editori e dei fondi gestiti direttamente dai docenti universitari. Nonostante miri chiaramente al raggiungimento di condizioni di pari opportunità, Libera la Ricerca non ha carattere filantropico – ha precisato il responsabile del progetto Michele Filippini – bensì economico, in quanto punta alla conquista di un proprio spazio di mercato fondandosi inoltre sulla qualità scientifica dei testi. Il meccanismo coinvolge infatti tutti gli esponenti della comunità scientifica di riferimento che vogliano far parte di un collegio di esperti volenterosi che selezioni i testi da pubblicare». «Una chiamata alle armi» – come l’ha definita Chiara Rizzica – che permette ai ricercatori non solo di sottoporre il proprio lavoro a un’importante verifica, ma anche di diffonderlo almeno nell’ambito degli addetti ai lavori. Inoltre, per favorire la diffusione anche online dei testi pubblicati, questi saranno disponibili sotto licenza Creative Commons, per innestare un processo di guadagno non solo economico ma anche di conoscenza e di cultura.

«Da quando ci sono i centri commerciali, la grande distribuzione ha preso il sopravvento anche nel mercato librario perchè la gente non va più nelle piccole librerie in città. Se vogliono un libro lo comprano nelle grandi catene nazionali. Questo è un grande problema per la piccola editoria catanese» ha detto il vignettista Totò Calì. «Prima di lavorare per La Sicilia non sapevo dove pubblicare i miei disegni. Ho conosciuto l’editore di Lapis (Paolo Consoli, presente all’incontro, n.d.r.) ed ho cominciato a pubblicare lì. Dopo sono entrato a La Sicilia quasi per caso, ma ho lavorato gratis per un anno e mezzo, e sono stato fortunato. Nella mia ingenuità avevo creduto di poter fare il fumettista nella mia terra. Tutti gli autori siciliani sono diventati famosi parlando della Sicilia nelle loro opere, ma trasferendosi lontano da qui».

Nel mondo del fumetto sono moltissimi gli autori che rimanendo nell’isola non hanno molte speranze di diventare professionisti. Chi ha deciso di emigrare, invece, è spesso riuscito a fare del fumetto un vero lavoro. «Non ho scelto di andare a Milano, è stata una necessità. Dieci anni fa tutti i fumettisti che facevano satira politica sono fuggiti da Catania per andare altrove a fare comunque una gavetta, ma avendo la possibilità di lavorare. Il problema fondamentale di Catania non è solo economico, a causa dell’editoria a pagamento, ma anche di democrazia e di libertà di espressione ed ha un nome e cognome: si chiama Mario Ciancio» sostiene Alessio Spataro, fumettista di Minimum Fax. «La satira è possibilità di esprimersi, ma è mortificata e tagliata dai libri paga delle case editrici da editori che si sentono in diritto di censurare le voci scomode». Fenomeno questo che purtroppo, sempre secondo Spataro, non si limita solo alla città etnea, ma che si estende anche al di là dello stretto.

«Un grosso handicap per i piccoli editori è la distribuzione. In Italia la cultura non è una questione di qualità, bensì di numeri» ha spiegato Salvo La Porta. «Dobbiamo risolvere i principali problemi dell’editoria indipendente: i costi per la pubblicazione, la promozione, la diversificazione delle attività e la distribuzione attraverso la creazione di una rete virtuosa. Fare rete non solo tra editori, ma anche con i lettori, i librai e gli autori. La nostra idea è quella di creare un portale generale per la distribuzione collegato a tutte le pubblicazioni che fanno parte del circuito di DeScritto, conosciuto ed utilizzato da tutte le librerie e con criteri ben precisi per la selezione degli autori presenti».

Nel corso del dibattito ogni intervento ha lanciato degli spunti per arrivare al cuore dell’incontro, rappresentato dalle proposte avanzate dai presenti per contribuire alla stesura del decalogo del “Vero Editore Indipendente”.

Tra le idee presentate a conclusione della tavola rotonda: l’autocertificazione da parte dell’editore, in cui dichiara di non richiedere pagamanti agli autori per pubblicare le loro opere, l’importanza di un progetto culturale ben preciso e in fase di crescita, il rafforzamento del canale di distribuzione diretta casa editrice-libreria, la creazione di un forte legame anche con le fiere del libro e del fumetto, proponendo inoltre alle organizzazioni di non permettere agli editori che chiedono denaro ai giovani autori di partecipare agli eventi fieristici.


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