Indici sportività, perché le province siciliane arrancano «Problemi storici ma la situazione non è drammatica»

Sport e Sicilia. Un binomio con più ombre che luci. A confermarlo non è soltanto la consolidata migrazione di atleti di alto livello fuori dai confini regionali ma anche la classifica sugli indici di sportività elaborata da Pts Class per Il Sole 24 ore. La domanda di partenza è delle più semplici: qual è la provincia più sportiva d’Italia? Per trovare quelle isolane basta osservare la graduatoria e capovolgerla. Tutte le province dell’Isola si trovano infatti nei gradini più bassi. Agrigento e Caltanissetta non riescono a indossare la maglia nera soltanto perché superate dal sud della Sardegna. Sul gradino 103, su 107 posizioni, si piazza Enna seguita da Palermo Trapani all’89esimo e 91esimo posto. Catania e Messina si piazzano rispettivamente al 73esimo e 82esimo posto. Meglio dell’area peloritana la provincia di Ragusa (74esima posizione) e quella di Siracusa, che con il 69 esimo posto risulta essere la migliore di tutta l’Isola. Prime della graduatoria nazionale sono invece Varese, Trento e Genova. 

Per elaborare la classifica sono stati utilizzati 36 indicatori suddivisi in quattro categorie: strutture sportive, sport di squadra, sport individuali e numero di società. Cinque gli indicatori nuovi: tre relativi ai risultati di Tokyo (maschili, femminili e paralimpici) e uno ai luoghi di nascita degli azzurri ai Giochi dal 2000 a oggi, più uno riguardante le discipline sportive associate. Entrando nel dettaglio delle province siciliane quelle messe peggio in termini di strutture sono Enna e Caltanissetta mentre la migliore è Catania. Il capoluogo etneo in questi mesi è interessato da diversi lavori riguardanti l’impiantistica: dal camposcuola nel quartiere Picanello, tempio dell’atletica leggera che dopo decenni di abbandono tornerà agli iniziali splendori, passando al recente restyling del PalaCatania. Andando invece alla voce sport di squadra la peggiore provincia della Sicilia è quella di Siracusa, con un poco invidiabile centesimo posto su 107, prova a difendersi Ragusa che si piazza nello scalino numero 51 della graduatoria. 

I problemi legati allo sport in Sicilia non mancano e mettono sotto i riflettori un sistema spesso poco organizzato e che procede in ordine sparso. «La Sicilia è in fondo in tutte le classifiche perché paghiamo dei problemi storici. Io comunque non vedo una graduatoria drammatica nel complesso», commenta Enzo Falzone, vice presidente del Coni in Sicilia. «A Catania in questo momento abbiamo due società di pallavolo in serie A – prosegue – poi c’è la Meta Catania di calcio a cinque, che ha giocato la scorsa stagione la finale scudetto. Molti Comuni siciliani hanno già ottenuto finanziamenti per riqualificare le loro strutture». Delle difficoltà da questo punto di vista ci sono invece dall’altro lato dell’Isola: «Palermo, per esempio, è l’unica città metropolitana senza un palazzetto». 

Ed è proprio Palermo che ha invece accolto il saltatore in lungo, e campione italiano indoor in carica, Antonio Trio, originario di Milazzo ma costretto da tempo a spostarsi per avere un impianto in cui allenarsi. «All’inizio andavo nella pista di Villafranca Tirrena – racconta – ma il tappeto era logoro e duro come l’asfalto. In queste condizioni non è facile avere la voglia di andare avanti. Ultimamente in giro per la Sicilia qualche campo viene riqualificato ma l’altro nodo della nostra terra riguarda l’avviamento allo sport con le società che non hanno i fondi per pagare gli istruttori». La conferma su quest’ultimo punto arriva dalla graduatoria del Sole 24 Ore alla voce dirigenti e tecnici. Enna si conferma la peggiore provincia siciliana e tra le ultime in Italia mentre la migliore performance è quella di Messina con il 79esimo posto. Un magro bottino davanti a un’attività fondamentale per lo sviluppo e la crescita di bambini e ragazzi. Non solo da un punto di vista fisico, ma anche psicologico e sociale.

Dario De Luca

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