Politica

Indagine Fenapi, Cateno De Luca assolto anche in appello. «Ha prevalso la giustizia. Tra poco ripartiremo»

Assoluzione «perché il fatto non sussiste» per Cateno De Luca e gli altri soggetti rimasti coinvolti nell’indagine sulla gestione del Centro di Assistenza Fiscale Fenapi. Anche i giudici della Corte d’Appello di Messina hanno confermato la sentenza di primo grado che sgomberava ogni dubbio. L’accusa, infatti, aveva contestato una presunta evasione da un milione e 700mila euro. Ad essere trascinati davanti la Giustizia non solo De Luca ma anche Carmelo Satta e Giuseppe Ciatto. Una intera struttura messa sottosopra per approfondire alcuni aspetti che non avevano convinto la Guardia di Finanza, al punto da fare sorprendere la stessa Procura della Repubblica che un CAF potesse scaricare i costi sostenuti per predisporre alcune centinaia di migliaia di dichiarazioni fiscali certificate dall’Agenzia delle Entrate.

Cinque anni di udienze, trenta udienze e oltre quaranta testimoni avevano fatto emergere la correttezza e la legalità nelle procedure seguite fino a portare, lo scorso 10 gennaio, il giudice del Tribunale, Simona Monforte, ad assolvere gli imputati. Nonostante ciò, però, contro la sentenza di primo grado era stato presentato l’atto di Appello. Davanti alla Corte il sostituto procuratore generale, Felice Lima, aveva reiterato le richieste formulate di condanna ma i giudici adesso hanno ribadito l’assoluzione. Soddisfazione, per la pronuncia, è stata espressa da parte di tutto il collegio della difesa. Più che un sospiro di sollievo, invece, hanno tirato i protagonisti che erano stati messi alla sbarra.

«Abbiamo sempre avuto fiducia nella Giustizia – ha dichiarato Carmelo Satta, presidente della Fenapi – e la conferma dell’assoluzione ci consente ancora una volta di proseguire il nostro lavoro serenamente. Abbiamo sempre agito nel rispetto della legge. Per Fenapi è la vittoria che ripaga del lavoro fatto in questi anni, che ci ripaga dell’impegno messo. È la vittoria di tutti le donne e gli uomini che lavorano con noi onestamente e finalmente archivia le ombre che hanno rischiato di oscurare la nostra storia e la nostra attività». Contento anche Cateno De Luca che ringrazia quanti sono stati a lui vicini anche nei momenti più difficile di questa vicenda, a partire dall’arresto nel novembre 2017. Una felicità, quella confermata con la pronuncia della Corte, che però lascia un po’ l’amaro in bocca al leader di Sicilia vera e di Sud chiama Nord soprattutto per quegli attacchi subiti da altri esponenti politici senza ricevere, adesso, la medesima attenzione.

«Mi aspetto le scuse – ha detto De Luca – da chi non aspettava altro che un appiglio per attaccarmi e tentare di mettermi fuori gioco con vere e proprie azioni di sciacallaggio. La Politica dovrebbe rimanere fuori dalle dinamiche giudiziarie. Dovrebbe occuparsi di far funzionare la Giustizia. Ringrazio il giudice che si è preso la responsabilità di smontare in primo grado le porcherie che erano state ad arte architettate contro di me e la Corte d’Appello che ha ribadito la mia innocenza. La Giustizia giusta ha prevalso. Quella Giustizia di cui parlo nel mio libro “Lupara Giudiziaria” scritto proprio durante i venti giorni in cui sono stato agli arresti domiciliari e che rimane oggi testimonianza del tentativo di farmi letteralmente “fuori”. Ora posso dire che è finalmente finita ma le cicatrici restano. Devo ringraziare anche tutti voi che credete in me. Il vostro Amore manifestato mentre ero attaccato da tutti non lo dimenticherò mai. Voi mi avete dato la forza di continuare a vivere con passione la Politica. Tra qualche settimana riprenderemo la nostra attività. Tutti gli accertamenti e i controlli alla salute che ho fatto sono andati a buon fine. Ora ho solo bisogno di alcuni giorni per impostare la ripartenza. I miei impegni, fino a questo momento, sono stati sempre nel rispetto delle indicazioni che mi sono state fornite dai medici. Ho seguito il percorso riabilitativo. Ciò che mi ha ammazzato è stata la fase depressiva post traumatica, abbastanza pesante. Sappiate che si ripartirà. Se restiamo uniti potremo cambiare tante cose ed eviteremo di essere uccisi. Noi insieme siamo invincibili».

Umberto Triolo

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