Dodici brani strumentali che descrivono il fluire del tempo. Il musicista milanese Luca Olivieri propone un disco che potrebbe sembrare per intenditori, ma affascina anche i profani
Indagando ‘La quarta dimensione’
La musica segue una sua via principale che indica un movimento possibile in una direzione: Il tempo, conosciuto anche come “quarta dimensione”.
Ad essa si è ispirato Luca Olivieri nel suo nuovo disco strumentale. Il tempo descritto nelle sue diverse sfaccettature, palpabili grazie alle capacità compositive del musicista milanese. Dodici brani strumentali, alcuni dei quali realizzati per spettacoli teatrali e sonorizzazioni di film muti d’epoca.
L’autore/arrangiatore compare nell’album dietro i suoni delle sue tastiere, del wurlitzer, tra le timbriche modulate dallo storico sintetizzatore Korg MS 20 e quelle dolci del glockenspiel. Tante le partecipazioni di vari musicisti con cui Olivieri ha collaborato attivamente nel corso degli anni, da Mario Arcari (Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati) ai fiati, a buona parte degli Yo Yo Mundi che hanno contribuito con fisarmonica, chitarra elettrica, basso elettrico e contrabbasso. Dalla violoncellista Giovanna Vivaldi al chitarrista Roberto Lazzarino. Da non sottovalutare assolutamente il lato ritmico-percussivo che ha visto impegnati Diego Pangolino alle percussioni e lo stesso Luca Olivieri alle programmazioni.
Ciò su cui si fondano i brani sono la varietà del tempo, inteso sia come lo scorrere di istanti sia come il passaggio da un’epoca all’altra, e le sonorità contrastanti, come le accoppiate synth e glockenspiel o violoncello.
Il nuovo lavoro discografico, che si presenta con una grafica semplice ma essenziale, ci trasporta con estrema facilità da uno scenario all’altro partendo con il sentimentale e malinconico “Angelina”, riproposto all’interno della tracklist con una reprise dall’esecuzione libera dalle pulsazioni temporali. Si passa poi al moderno “Chrome”, scandito a ritmo di drill drum come per emulare un orologio, senza mai rinunciare alle frasi rilassanti che preannunciano “Lontana presenza”, arricchita dal solo di oboe di Mario Arcari. Una vertiginosa melodia del Korg MS 20 ci porta dentro “Il sogno di Napo” a ritmo di electro-tango. Vari i contrasti volontari: la scelta di un espressivo clarinetto e di una fisarmonica impegnati nelle melodie principali contrapposta alle semi-distorsioni delle chitarre e dei synth anni ’70. Il suono della fisarmonica alternato alla chitarra elettrica ci guidano ne “L’attesa” estenuante caratterizzata dalla ripetizione della voce principale dal punto di vista melodico e metrico.
Olivieri dimostra grande versatilità in brani etnico-ambient come “Un mondo segreto”, il cui titolo anticipa già il carattere selvaggio, passando alla mazurka “Fantasmi” dallo stile circense, ricca di studiati suoni analogici degni di particolare attenzione. Un brano dalla dinamicità insolita è “Baricentro morale” la cui melodia dall’aspetto piatto sembra allargarsi fino a toccare l’infinito. “Alibi” risulta il brano armonicamente più complesso, da scoprire. Grande lavoro di programmazioni e drum-machine in “Le ali del tempo” che ci trasportano in volo sui monti e le colline senza poter rallentare questa corsa. La tracklist si chiude con “Ricordo”, un brano che vede sulla linea principale una melodia cristallina simile ad un carillon dalla pasta malinconica, quella malinconia trattata con rispetto, che non sprofonda mai nella tristezza.
Un disco strumentale dall’ascolto facile e soprattutto che non cade nell’indifferenza, come purtroppo può succedere per coloro che non amano il genere. A tratti ricorda il vecchio Claudio Simonetti e le basi strumentali di Enya. Un lavoro che dimostra studio approfondito (persino nell’ottima scelta dei titoli) e tanto coraggio nel manipolare insieme strumenti acustici, elettrici ed elettronici.