INCHIESTA SUI RIFIUTI IN SICILIA/ Ato, Aro o Srr? Il Governo Crocetta non decide e i lavoratori rischiano il licenziamento

VUOTO LEGISLATIVO E CRISI FINANZIARIA STANNO CREANDO UNA SITUAZIONE ESPLOSIVA. LA DENUNCIA DEL PARLAMENTARE REGIONALE GIOVANNI LO SCIUTO (PARTITO DEI SICILIANI-MPA)

In Sicilia sono in arrivo nuovi licenziamenti? Sembrerebbe proprio di sì. E questa volta a pagare i ritardi amministrativi e l’improvvisazione del Governo regionale guidato da Rosario Crocetta sarebbe il personale amministrativo in atto operante negli Ato (Ambiti territoriali ottimali) in liquidazione. Difatti, dal primo ottobre 2013, se il Governo regionale non interverrà con precise indicazioni dirette ai Comuni siciliani, circa mille lavoratori, alla scadenza del 30 settembre prossimo, data in cui cesseranno gli Ato, si ritroveranno senza lavoro.

A riferirlo è il deputato del PdS-Mpa all’Assemblea regionale siciliana, componente della Commissione Cultura e Lavoro, Giovanni Lo Sciuto. “È forte la preoccupazione – precisa il parlamentare autonomista – per i lavoratori che rischiano di restare fuori a causa del vuoto legislativo e amministrativo al quale il Governo Crocetta non ha ancora ovviato”.

E’ polemico, il deputato autonomista, con il Governo regionale su un tema delicatissimo in Sicilia quale quello della gestione dei rifiuti. Governo che, a detta del parlamentare trapanese, sta dimostrano incapacità nel programmare un sistema regionale di gestione dei rifiuti. “E’ inaccettabile – dice Lo Sciuto – che mentre il Governo abolisce gli organi elettivi delle Provincie siciliane, senza far seguire una legge organica di riorganizzazione attraverso i Consorzi di Comuni, alla stessa maniera imbriglia il settore dei rifiuti provocando confusione e disservizi nei Comuni e tensioni sociali che si ripercuotono nei territori a danno del cittadino”.

Si avvicina, dicevamo, la scadenza del 30 settembre, e il Governo non sembrerebbe pronto ad avanzare soluzioni immediate per evitare una nuova emergenza sanitaria in Sicilia.

“Il Governo regionale – conclude Lo Sciuto – riferisca in commissione come intende tutelare i mille lavoratori che rischiano il posto di lavoro”.

La vicenda è complessa e merita un approfondimento. Intanto precisiamo che, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 7 della legge regionale n.9 dell’8 aprile 2010 la partecipazione degli enti territoriali ricadenti in ciascun Ato alla relativa Società per la regolazione del servizio di gestione dei rifiuti (Srr) è obbligatoria, fatta salva la facoltà dei singoli Comuni di richiedere passaggio ad altro Ato. La Srr è quindi un soggetto giuridico nuovo, con propria personalità giuridica distinta dagli enti locali che necessariamente ne fanno parte e che perciò ne diventano i soggetti istituzionali di base.

Cosa è successo nel frattempo? Ritardi politici, approssimazione amministrativa del Governo attuale ed emergenza rifiuti, hanno comportato l’introduzione della legge regionale 9 gennaio 2013, n.3, che all’articolo 1, comma 2 ha introdotto l’articolo 5-ter della legge n.9/2010. Una sorta di meccanismo di gestione diretta del servizio della raccolta dei rifiuti da parte del singolo Comune, attraverso l’introduzione di un “soggetto intermedio” per il traghettamento della gestione dei rifiuti dall’Ato alla Srr.

Infatti, visti i ritardi accumulati ai fini dell’adozione dei Piani di ambito e della costituzione delle Srr, in attuazione di quanto stabilito dalla citata legge regionale n.3/2013, i Comuni, singoli o associati, possono procedere all’affidamento esterno del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti, sulla base di perimetrazioni territoriali da loro stessi definite (Aree di raccolta ottimale, Aro).

E proprio in tal senso, l’assessore regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica utilità, Nicolò Marino, ha emanato le ‘Linee di indirizzo in materia di gestione integrata dei rifiuti’, per l’attuazione dell’articolo 5-ter della legge regionale n.9/2010.

Con la Direttiva n.2 del 23 maggio 2013 in materia di gestione integrata dei rifiuti il Governo è intervenuto in considerazione della situazione emergenziale riguardante la raccolta dei rifiuti urbani in Sicilia, nonché dell’approssimarsi della cessazione delle attività in capo alle Società d’ambito, prevista, come dicevamo, per il 30 settembre prossimo, con specifiche direttive. E’ previsto che i Comuni, singoli o associati, possono procedere, una volta costituito l’Aro, all’affidamento in appalto esterno del servizio, previa redazione di un Piano di intervento. Il documento dovrà essere coerente con i principi di differenziazione, adeguatezza ed efficienza della gestione dei servizi

Va precisato, inoltre, che le Aro possono comprendere il territorio di uno o più Comuni, fermi restando i limiti di cui al decreto legge n.78 del 2010, articolo 14, comma 28 e seguenti, come modificati dall’articolo 19 del decreto legge n.95 del 2012.

In tutto questo il Governo regionale ha disciplinato il trasferimento del personale dagli Ato ai nuovi Aro, in attesa dell’adozione del Piano d’Ambito e della costituzione delle Srr, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 19, comma 7 della legge n.9/2010. Norma che fa esplicito riferimento al personale in servizio al 31 dicembre 2009. Se questo è il quadro di riferimento, il Governo regionale si dimenticherebbe di quella parte dei lavoratori assunti dopo quella data. Inoltre, se per gli operai addetti alla raccolta dei rifiuti non dovrebbe presentarsi il rischio licenziamento data l’utilità della prestazione lavorativa, per il personale amministrativo non può dirsi la stessa cosa. Personale, quest’ultimo, che, in assenza di specifica norma o direttiva da parte del Governo regionale, rischia il licenziamento.

Va riferito, peraltro, che lo scorso 6 agosto è stato siglato un accordo trilaterale tra Governo regionale, sindacati dei lavoratori e associazioni datoriali del settore ambientale proprio per la salvaguardia dei livelli occupazionali non garantiti dall’articolo 19 della legge n.9/2010.

L’accordo mira a garantire anche i lavoratori assunti sino al 31 dicembre 2012, dando il via libera al passaggio di circa 11 mila lavoratori degli Ato rifiuti alle nuove strutture previste dalla legge, le Srr o gli Aro per la riorganizzazione dei servizi con maggiore efficienza, superando al condizione di emergenza rifiuti quotidiana nell’Isola.

Nel testo di detto accordo si precisa che il passaggio, a partire dal mese di ottobre, dovrebbe avvenire attraverso la creazione di un bacino in cui far confluire tutti gli undicimila lavoratori del settore, obbligando le nuove Srr o gli Aro, ad attingere il personale dall’elenco dei lavoratori che da anni svolgono il servizio di pulizia in tutta l’Isola.

Sarà così? Ad oggi non si hanno notizie dal Governo regionale circa l’attuazione di quanto sottoscritto con le parti sociali. Quindi, l’Esecutivo ad oggi disattenderebbe quanto sottoscritto lo scorso 6 agosto con il rischio che circa mille lavoratori potrebbero perdere il posto di lavoro al 30 settembre prossimo. Si preparerebbe, quindi, l’ennesima “macelleria sociale” nel nome della rivoluzione copernicana in salsa crocettiana?

Ad aggiungersi al quadro alquanto confusionario, un’altra tegola legata all’abolizione degli organi di rappresentanza delle Province: restano in sospeso le quote azionarie delle Società d’ambito e dunque, c’è incertezza su chi affidarle. Peraltro, tra le altre criticità, alle quali il Governo Crocetta non ha saputo fornire soluzioni adeguate ad oggi, vi è la questione delle ordinanze sindacali più volte prorogate, oppure la frammentazione dei servizi affidati singolarmente dai Comuni, ed anche i piani di rientro dei debiti pregressi, per i quali molti commissari degli Ato in liquidazione ancora oggi attendono risposte dalla Regione siciliana per l’invio delle somme. Un caos dal quale, visti i chiari di luna, sarà complicato per i “tecnici” del Governo Crocetta districarsi.

Criticità, dicevamo, che rischiano di compromettere gravemente la continuità dei servizi di igiene urbana creando gravi rischi di natura igienico-sanitaria, oltre a paventare possibili problemi occupazionali e di ordine pubblico, a causa della mancata retribuzione dei dipendenti e dell’incertezza sulla loro sorte occupazionale.

In conclusione, Lo Sciuto si sofferma sul futuro del mille dipendenti amministrativi. In realtà, a rischiare sono tutti i lavoratori a causa di una crisi finanziaria che coinvolge Comuni, Province (che ad oggi non sono state abolite, ma solo private di risorse finanziarie) e Regione. Noi abbiamo scritto che i dipendenti sarebbero 11 mila. Ma c’è chi sussurra che, mettendoci dentro il personale assunto dopo il 2009, potrebbero arrivare a 13 mila.

 

 


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