Dai dati raccolti dalla Regione emerge la gravità del fenomeno che ha portato il governo nazionale a dichiarare lo stato d'emergenza. Sono andati in fumo terreni grandi quanto 105mila campi da calcio, nonostante la presenza di elicotteri e aerei. Guarda la mappa
Incendi, tutti i numeri dell’estate di fuoco in Sicilia Catania in testa, ma canadair inviati di più a Palermo
Quasi settemila incendi che hanno distrutto qualcosa come 105mila campi da calcio, tra superfici boschive e non. Sono questi i numeri dell’estate di fuoco siciliana. Mesi che hanno cancellato i risultati registrati nei primi anni del governo Musumeci, quando la piaga dei roghi dolosi che aveva segnato l’era Crocetta sembrava in qualche modo lenita, fosse anche dal caso. Stavolta, invece, le fragilità del sistema sono tornate tutte a galla: dalla macchinosa e tardiva prevenzione, legata alle assunzioni a primavera abbondantemente inoltrata degli operai forestali, alla scarsa capacità di individuare i responsabili. Quelli che spesso si definiscono piromani, rischiando di fare un favore a quanti possano essere interessati a ridurre il problema a manifestazione di disturbi comportamentali.
Negli ultimi mesi, il tema degli incendi ha occupato le prime pagine dei giornali, scalzando anche la pandemia e destando pure l’interesse della commissione regionale Antimafia che ha deciso di aprire un’indagine. Ma soprattutto ha portato il governo nazionale a dichiarare lo stato d’emergenza, nominando Nello Musumeci commissario straordinario e affidandogli il compito di quantificare i danni e gestire i primi ristori per chi è stato danneggiato – tra famiglie e aziende agricole – nonostante l’intervento di forestali, vigili del fuoco, protezione civile e, dall’alto, di elicotteri e canadair.
I primi affittati dalla Regione, i secondi di proprietà dello Stato sono stati già impegnati in oltre un migliaio di operazioni. Nello specifico, stando ai dati visionati da MeridioNews, tra il 20 maggio e il 22 agosto gli elicotteri messi a disposizione dalle imprese E+S Air ed Helixcom – le stesse che si aggiudicano il servizio dal 2018 in poi, anche se quest’anno non sono sono state le sole a partecipare – sono stati impegnati in 835 interventi, che si sono tramutati in oltre 19mila lanci dall’alto. Il mese più difficile è stato senza dubbio luglio con 370 interventi su un totale a livello regionale di 3157 roghi appiccati. La superficie interessata dal fuoco, invece, è stata di 49.700 ettari, dei quali circa 14mila boscati. Anche il mese di agosto ha messo a dura prova la macchina antincendio, che pure quest’anno ha dovuto fare a meno del potenziamento dei mezzi a terra con una gara d’appalto stoppata per una serie di sviste e qualche imbarazzo: dall’1 al 22 agosto in Sicilia ci sono stati 2033 incendi, con 299 interventi degli elicotteri.
E se l’impiego di quest’ultima flotta è finanziato dai fondi del bilancio regionale, l’isola anche quest’anno ha fatto ricorso ai velivoli che fanno parte dello Stato: in totale l’Italia possiede 19 canadair CL-415 la cui gestione dal 2018 è affidata a Babcock, multinazionale leader del settore che si è aggiudicata un contratto di quattro anni, prorogabili per altri quattro, del valore di 359 milioni di euro e l’impegno a garantire una media annuale di 3500 ore di volo, superate le quali il servizio viene pagato a parte. Calcolatrice alla mano, un’ora di volo, stando a quanto dichiarato dal dipartimento nazionale dei vigili del fuoco, costa poco meno 13mila euro. In Sicilia, finora, i canadair sono stati protagonisti in 503 occasioni effettuando 5734 lanci. Anche in questo caso, luglio è stato il mese dove sono stati più operativi, con 226 interventi.
Numeri importanti ma che non corrispondono alle esigenze reali, se si considerano le volte in cui la richiesta d’intervento non ha avuto seguito per l’impegno dei mezzi aerei in altre regioni. Dai registri redatti della Regione, tuttavia, emerge anche un altro dato che – al netto di singole specificità riguardanti le aree a fuoco – preso nel suo complesso potrebbe richiedere un’interpretazione più approfondita: guardando alle singole province, infatti, in molti casi viene meno la proporzionalità tra il numero di roghi segnalati e gli interventi di spegnimento dall’alto. Il confronto si fa più accentuato osservando i dati relativi a Catania e Palermo. La prima è stata finora la provincia più bersagliata dagli incendi, la seconda, invece, quella dove tanto gli elicotteri quanto i canadair risultano avere lavorato di più.
Nella provincia etnea, infatti, a fronte di 1568 incendi la sala operativa anticendio ha registrato 150 interventi dei mezzi regionali e 79 della flotta dello Stato. Nel territorio palermitano, invece, i roghi sono stati 784, mentre 216 le operazioni a cui hanno preso parte gli elicotteri e 117 i canadair. A essere colpite da un numero maggiore di incendi rispetto a Palermo sono state anche le province di Agrigento, seconda in senso assoluto con 1448 roghi, ma soltanto 50 interventi degli elicotteri e 43 degli aerei antincendio, ed Enna che, seppur più piccola come estensione, ha registrato due incendi in più di Palermo (786) ma molti meno interventi dall’alto (123 con gli elicotteri e 85 con i canadair).