Tra i prodotti che si potranno trovare sugli scaffali di piazza Castelnuovo spiccano quelli a marchio Libera Terra, realizzati dalle cooperative aderenti al consorzio nei terreni confiscati alle mafie. Ma l'obiettivo principale è diventare presidio nel territorio: «Da noi studenti, turisti, persone che hanno la curiosità di conoscere quello che facciamo», afferma Giovanni Pagano
Inaugurata la prima bottega di Libera «Accogliamo chi vuole capire la nostra azione»
Ci sono voluti 14 anni per trasformare un negozio di abbigliamento sequestrato a un mafioso in piazza Castelnuovo, a Palermo, in una «bottega dei saperi e dei sapori della Legalità» ad opera di Libera. Il locale è stato inaugurato ieri pomeriggio dopo un profondo restyling della struttura e dello stile, portato avanti senza alcun contributo pubblico. Tra i prodotti che si potranno trovare sugli scaffali spiccano quelli a marchio Libera Terra, realizzati dalle cooperative aderenti al consorzio Libera Terra Mediterraneo nei terreni confiscati alle mafie. «L’associazione antiracket Libero Futuro ha aderito a Libera da circa un mese – dice Giovanni Pagano, il coordinatore provinciale dell’associazione fondata da Don Ciotti – e una parte dei nuovi prodotti provengono da aziende entrate nel loro circuito del consumo critico e certificate dalla Federazione antiracket italiana. Si tratta delle aziende Valdibella, Villa Scaminaci, Stramondo ed Eocene».
Purtroppo ancora oggi le lungaggini burocratiche rendono complicato il recupero dei beni scippati agli uomini d’onore: «Questo negozio – racconta Pagano – è stato sequestrato a un mafioso nel 1994, poi è arrivata la confisca, ma ci sono voluti 14 anni per assegnarlo al Comune che a sua volta lo ha assegnato a Libera. Per fortuna sta iniziando a prendere corpo un’idea diversa, quella di un’assegnazione provvisoria già durante la fase del sequestro. Quando si tratta di un bene immobile il tempo è prezioso: più si va avanti, più la manutenzione è costosa. Per non parlare dei terreni incolti: ci vogliono tre anni per renderli nuovamente fertili e portarli a produzione».
«Le assegnazioni vanno accelerate – insiste Pagano -. Ad esempio si potrebbe dare alle aziende sane l’opportunità di farsi carico di un bene sequestrato. Altra questione è quella delle competenze degli amministratori giudiziari. Gestire un’azienda che produce calcestruzzo è diverso da gestire un supermercato. Gli amministratori giudiziari devono essere formati e affiancati da professionisti».
Sugli scaffali di piazza Castelnuovo si potrà trovare anche il caffè a marchio Iti. La torrefazione, dopo essere stata confiscata, è adesso gestita dalla cooperativa Conca d’oro costituita da una parte dei dipendenti sotto la guida della Lega delle cooperative. Spazio anche al tessile con le borse prodotte dalle cooperative sociali Al Reves e Officina 22, anch’esse aderenti al coordinamento palermitano dell’associazione. Dopo i lavori di ristrutturazione è emerso anche un piccolo vano che prima della confisca risultava nascosto e lì è stato creato l’angolo delle eccellenze siciliane con i vini Cru di alta qualità Libera Terra e i presidi siciliani di Slow food. Libera Terra, infatti, è una delle comunità del circuito.
«A noi però non interessa solo la vendita, il nostro cliente non è il palermitano che fa la spesa quotidiana – sottolinea il coordinatore provinciale -. Noi accogliamo studenti, turisti, persone che hanno la curiosità di conoscere e capire la nostra azione. L’aspetto della vendita è in primo piano ma ci sono altre cose. Ogni anno vengono a visitarci duemila persone». La prima iniziativa legata alla nuova bottega, finora unico punto vendita a Palermo, si terrà già sabato alle 16.30, quando la comunità palermitana di Libera si stringerà intorno ai familiari delle vittime innocenti delle mafie durante la lettura dei quasi 900 nomi di coloro che hanno perso la vita.