Dopo Catania e Messina c'è Enna per numero di contagi. Più della metà concentrati a Troina. Ma dopo settimane scende il numero di chi ha bisogno di cure nell'ospedale del capoluogo, dove molti reparti sono stati trasferiti per fare posto ai pazienti Covd-19
In Sicilia un positivo su 10 nella piccola provincia di Enna È record di ricoverati, ma ieri per la prima volta in calo
Più di un positivo su dieci in Sicilia vive nella provincia più piccola, Enna. Ieri il bollettino della Regione contava 271 contagi e 15 morti. L’ultima a perdere la vita è stata una donna cinquantenne, una paziente dell’Oasi di Troina. Pure lei disabile, come le altre due donne che il coronavirus si è portato via nella struttura sanitaria d’eccellenza diventata il principale focolaio di tutta l’isola. Si chiamava Maria, ma per tutti era Mariella. «Stava con noi da tanto tempo, qui i pazienti li chiamiamo per nome», spiega il direttore amministrativo Arturo Caranna.
Ancora più del numero dei positivi (con 271 casi sul totale regionale di 1.815, la provincia di Enna è terza in questa sventurata classifica regionale, preceduta da Catania e Messina ma superando persino Palermo) è quello dei ricoverati che salta all’occhio: 168 persone, ieri per la prima volta in calo (meno due rispetto a domenica) dopo settimane. Senza contestualizzarlo, questo numero sarebbe un record negativo regionale, peggio di Catania dove i ricoverati si fermano a 159 (ieri di nuovo in aumento di sei casi dopo alcuni giorni di costante calo). Ma così in realtà non è: nei 168 rientrano anche i pazienti positivi dell’Oasi di Troina. Considerati ospedalizzati ma semplicemente rimasti dove vivevano. Nell’istituto di ricovero e cura i positivi sono 157, di cui 101 pazienti e 56 dipendenti. Di questo gruppo otto sono stati trasferiti all’ospedale Umberto I di Enna e tre sono morti.
«Questi sono i numeri dopo aver eseguito 400 tamponi – spiega Caranna – Non li abbiamo potuti fare a tappeto, perché non bastavano per tutti. Sono stati mirati a chi aveva dei sintomi. Sabato ci sono arrivati altri tamponi e abbiamo avviato tra ieri e oggi una nuova serie, di cui avremo i risultati tra un paio di giorni». Tra le persone sottoposte a tampone ieri c’è anche il sindaco di Troina Fabio Venezia, ormai da diversi giorni a casa in isolamento, con sintomi da Covid-19: febbre, tosse, e qualche problema respiratorio non grave. «Piano piano mi sto riprendendo ma sono ancora molto debilitato – spiega dalla sua casa – grazie a Dio la mia famiglia sta bene! Non vedo l’ora di rimettermi di nuovo a lavoro per aiutare in questo difficile momento la mia comunità e i miei concittadini ad uscire da questa grave emergenza. È stata una sofferenza atroce non tanto la malattia ma l’essere stato costretto a rimanere a letto e non poter fare pienamente la mia parte sulla prima linea della trincea. Conto però di poterlo fare presto – ha concluso in un post su Facebook – Vi voglio un gran bene».
I militari mandati dal governo nazionale a Troina, dichiarata zona rossa, stanno affiancando gli operatori sanitari dell’Oasi nell’assistenza ai pazienti, non potendo al momento essere autonomi in questo servizio. Un accompagnamento difficile e doloroso per i disabili che hanno subito le misure di distanziamento. «Per loro negare baci e abbracci è complicatissimo, gli abbiamo spiegato che al momento sono vietati per legge», precisa Caranna. Intanto dalla Cina e da alcune aziende italiane che si sono riconvertite sono finalmente arrivati i dispositivi di sicurezza tanto attesi e indispensabili: più di diecimila mascherine ffp2 e ffp3, quelle chirurgiche per personale amministrativo, 300 visiere e migliaia di tute.
L’emergenza nella piccola provincia – oltre a Troina, c’è il focolaio di Agira, zona rossa, e dei vicini Assoro e Leonforte (sono una settantina i positivi nei tre Comuni) – si riflette soprattutto sull’ospedale Umberto I di Enna. Qui i ricoverati sono 103. Tutto l’ultimo piano dell’edificio è stato dedicato a pazienti di Covid-19, diviso in tre zone in base all’intensità della cura. La terapia intensiva, dove al momento ci sono sei persone su una capacità di 16 posti letto, è rimasta dov’era prima. Quasi tutti gli altri reparti – medicina, chirurgia, ortopedia, urologia – sono stati trasferiti a Piazza Armerina. Mentre i pazienti in via di guarigione, al momento undici, sono portati all’ospedale di Leonforte.