Buoni studio che vengano erogati davvero, accesso agevolato a musei, biblioteche e trasporti, apprendistati realmente formativi per favorire l'ingresso nel mondo del lavoro. Sono solo alcuni dei punti che da mesi la rete degli studenti medi siciliani chiede al governatore regionale, dopo le promesse in campagna elettorale. Da realizzarsi con una legge quadro, che in Italia manca solo sull'isola. Sempre più urgenti, dopo i dati sulla disoccupazione e l'abbandono scolastico che vedono la regione agli ultimi posti nelle classifiche nazionali
In Sicilia un giovane su due è disoccupato Gli studenti a Crocetta: «Basta promesse»
«In Sicilia un giovane su due è disoccupato». Un dato che ha, come sottotesto, un alto tasso di abbandono degli studi nella regione. L’allarme viene lanciato, ancora una volta, dalla rete degli studenti medi Sicilia, una sorta di sindacato scolastico legato alla Cgil che, da mesi, chiede al governatore regionale un intervento. «Crocetta affronti l’emergenza e per risolverla consideri prioritari il diritto allo studio e la formazione», dichiarano in una nota. Un argomento già affrontato in campagna elettorale e chiuso con una promessa da parte del presidente siciliano. A cui però, finora, non è stato dato seguito. Per ricordargli l’impegno assunto, la rete studentesca ha lanciato a dicembre una raccolta firme, ancora in corso: 50mila adesioni entro aprile è l’obiettivo. Dopo di che, le firme verranno consegnate a Crocetta.
Il tema torna d’attualità dopo la diffusione dei dati Istat sull’anno 2012. Tra i cittadini siciliani di età tra i 16 e i 24 anni – 17,5 per cento uomini e 20,6 per cento donne – il tasso di disoccupazione regionale è del 51,3 per cento. Penultimo posto della classifica italiana per la Sicilia, prima soltanto della Calabria con il 53 per cento di giovani disoccupati. Realtà ben lontane dalla media nazionale, già poco positiva, con un tasso del 38,7 per cento. «Dati che, ha fatto sapere lo stesso Istat, sono già peggiorati nei primi mesi del 2013», spiega Leandro Bianco, 20 anni, originario di Mazara del Vallo e studente di Giurisprudenza all’università di Palermo, portavoce della rete degli studenti medi siciliana.
A confermare il cupo scenario occupazionale sull’isola è anche il Censis, secondo cui il 35,7 per cento dei giovani italiani tra i 15 e i 19 anni che non studiano né lavorano né stanno svolgendo un apprendistato sono siciliani. Alla mancanza di lavoro si aggiunge quindi l’abbandono degli studi: una scelta compiuta da 26 giovani siciliani su 100 che «non hanno conseguito il diploma e non sono inseriti in alcun programma di formazione professionale», sottolinea la rete. «I dati sono peggiori di quelli che avevamo previsto e annunciato quando abbiamo lanciato una campagna di raccolta firme a favore di una legge quadro regionale sul diritto allo studio in Sicilia. Si tratta di numeri da dopoguerra e che rivelano l’esistenza di una vera e propria emergenza sociale nel Mezzogiorno», denunciano gli studenti.
Ed è proprio sulla necessità di una legge quadro regionale che insiste Bianco. «La Sicilia è rimasta l’unica regione in Italia ad avere solo disposizioni e nessuna legge che ordini in settore – spiega – Negli anni sono stati previsti ad esempio dei buoni per gli studenti, ma non li abbiamo mai visti». Le proposte di intervento degli studenti medi sono concrete. «Vogliamo che il diritto allo studio sia garantito a tutti, con formule di sconti e gratuità. Servono borse di studio, contributi per l’acquisto di libri e materiale didattico, per le mense e le biblioteche – elenca Bianco – Con la carta dello studente si devono poter avere sconti o ingressi gratuiti per i luoghi del sapere come musei e cinema. E per i viaggi, con apposite convenzioni con le aziende di trasporti». Pochi punti ma precisi e che guardano lontano. «Per permettere a tutti di poter andare a scuola e non dover abbandonare. E questo è fondamentale, perché noi crediamo che sia la scuola il punto di partenza dello sviluppo economico dell’isola». Due mondi troppo spesso lontani, studio e lavoro, e da avvicinare con appositi programmi di apprendistato davvero formativi, soprattutto per gli studenti delle scuole tecniche, e seri progetti di orientamento per tutti.
Ad impedire la realizzazione di questo programma non è però la mancanza di fondi, secondo Leandro Bianco, ma la volontà politica. «I soldi la regione ce li ha – dice – Arrivano finanziamenti europei, si può contrattare con le aziende che dovrebbero erogare gli sconti. Ma soprattutto vanno utilizzate le casse regionali e sottrarle al clientelismo, alle consulenze e ai mega stipendi dei dirigenti. Dev’esserci la discontinuità politica promessa da Crocetta». Che, finora, non ha ricontattato i ragazzi, dopo uno scambio epistolare in campagna elettorale. Ad essersi confrontata con la rete è stata invece l’assessore regionale alla Formazione Nelli Scilabra. Ma, pur apprezzando la sua buona volontà, il comitato ricorda che «il presidente Crocetta con noi aveva preso degli impegni ben precisi durante la campagna elettorale prima che venisse eletto e che adesso deve mantenere».
Mentre parliamo di scuola e mancanze con Leandro Bianco, il sindaco di Catania Raffele Stancanelli scrive sul suo profilo Facebook: «Cari ragazzi, come è mio dovere, anche nei giorni scorsi ho preso delle decisioni per tutelare la sicurezza e la incolumità dei cittadini e sono contento che in questi anni di mia sindacatura la prevenzione ha impedito danni alle persone e così continuerò a fare ogni volta che sarà necessario! Ora mi rivolgo a voi studenti per ricordarvi che oggi inizia l’ultimo trimestre ed è importante che utilizziate al massimo questo periodo per lo studio per potere completare l’anno scolastico in bellezza e poi godersi le vacanze! Ricordate che senza formazione, senza conoscenza e senza sapere, nella battaglia della vita si rimane indietro! Auguri di cuore a tutti voi, cari ragazzi. Il vostro Sindaco».
Leandro Bianco ammette di conoscere poco la realtà catanese, dove il coordinamento non è ancora presente in modo strutturato – così come a Enna e Agrigento – «Ma i ragazzi con cui ho parlato non mi sono sembrati molto soddisfatti», dice. «Il rischio è che, in campagna elettorale, ci si metta in bocca la parola giovani perché porta voti – continua – Anche Mario Monti, dopo un anno di ulteriori tagli, poco prima del voto ha detto di voler finanziare la scuola pubblica». «Ma noi non vogliamo essere solo utilizzati in quanto giovani e studenti – conclude Bianco – Vogliamo i fatti».
[Foto di retedeglistudenti.it]