Su 26 punti controllati nell'Isola ben 18 appaiono critici, con un «elevato carico batterico», superiore alle soglie stabilite dalla legge. Un quadro sostanzialmente «immutato rispetto al passato» per gli attivisti di Legambiente. In particolare, tra le zone più a rischio Catania, Siracusa e Palermo, quest'ultima la peggiore fra tutte le province della regione
In Sicilia due coste su tre «fortemente inquinate» Goletta Verde: «La situazione peggiore nel Palermitano»
In Sicilia da alcuni anni la qualità delle coste «appare critica», con un elevato carico batterico, superiore alle soglie stabilite dalla legge, a causa di una «carenza dei sistemi di depurazione». Un quadro allarmante, sostanzialmente «immutato rispetto al passato», denunciato dagli attivisti di Goletta Verde oggi a Palermo, alla società Canottieri alla Cala, nella penultima tappa siciliana. L’incontro, presenti il direttore nazionale Legambiente Rossella Muroni e il direttore Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna, è stato l’occasione per illustrare i risultati emersi dal monitoraggio scientifico eseguito lungo le coste dell’Isola dall’8 al 12 luglio. E su 26 punti campionati in tutta l’Isola ben 18 superano i limiti previsti dalla normativa sulle acque di balneazione, delineando un quadro «fortemente inquinato in tutte le province», in particolare alle foci dei fiumi, canali e torrenti.
«Nel Palermitano – sostiene Zanna – emerge un quadro estremamente negativo, forse il peggiore tra tutte le coste dell’Isola». Su 7 punti monitorati, ben 5 sono fortemente inquinati (Terrasini zona porto, Villagrazia di Carini zona lungomare Cristoforo Colombo, Palermo zona Bandita, Bagheria Aspra e Sarello). Solo inquinato, ma sempre oltre i limiti, è il tratto compreso nella zona del porto di Termini Imerese. Entro i limiti, invece, la zona Tonnara Bordonaro-Vergine Maria del capoluogo siciliano. «Bagheria è un disastro e da Terrasini a Carini il mare risulta fortemente inquinato – prosegue -. A Palermo purtroppo la situazione non è cambiata, nel tratto di costa dello Sperone c’è stata una fuoriuscita di liquami e anche la zona dall’Oreto in poi non presenta sorprese».
Questo nonostante il capoluogo siciliano sia una delle poche città in cui i depuratori sono stati realizzati ma «rimane una problema legato alla loro efficienza. I privati – spiega – non effettuano la manutenzione, estremamente costosa, e nessuno li controlla». Su Termini Imerese, occorre poi fare una distinzione: il punto vicino al porto è stato campionato a seguito di diverse segnalazioni di cittadini che segnalavano fuoriuscite di liquidi sospetti dalla tubatura. «In quel tratto – continua – il Comune ha ultimato i lavori per la messa in funzione del depuratore. Ma, in base ai nostri campionamenti, il tasso di inquinamento rimane alto. A questo punto indubbio è che si debba procedere a ulteriori verifiche prima di procedere a rimuovere il divieto di balneazione».
Nel resto della Sicilia, tuttavia, la situazione non migliora molto. A preoccupare, in particolare, Siracusa e Catania. Nel Siracusano sono risultati fortemente inquinati i due prelievi effettuati alla foce del canale Grimaldi, al porto Grande-zona Pantanelli, a Siracusa, e alla foce Mastringiano, nella zona industriale di Priolo. In provincia di Catania, destano preoccupazione i campioni raccolti alla spiaggia Lidi Playa e allo sbocco dello scarico fognario sul lungomare Galatea della frazione Aci Trezza del comune di Aci Castello.
Cinque i prelievi effettuati in provincia di Messina, due dei quali giudicati fortemente contaminati: alla foce del fiume Alcantara zona San Marco a Calatabiano e alla foce del torrente Termini o Patrì, zona Cantone del comune di Barcellona Pozzo di Gotto. Nei limiti di legge, invece, i prelievi raccolti a Messina (il tubo di scarico sulla spiaggia di San Saba), a Milazzo (spiaggia di Ponente) e a Capo d’Orlando (lungomare Doria). Due dei quattro prelievi effettuati in provincia di Trapani evidenziavano cariche batteriche oltre i limiti di legge, entrambi nel comune di Castelvetrano, nel tratto interessato dal depuratore della frazione Marinella di Selinunte mentre inquinato quello alla foce del fiume Modione in località Selinunte. Nella norma, invece, Mazara del Vallo (lungomare San Vito) e Trapani (oasi ecologica in Lungomare Dante Alighieri).
Dei tre prelievi nell’Agrigentino, due risultano fortemente inquinati: alla foce del torrente Canzalamone del comune di Sciacca e vicino lo sbocco del depuratore alla foce del fiume Salso a Licata. Entro i limiti quello effettuato ad Agrigento (zona San Leoneo). Fortemente inquinate anche le acque prelevate alla foce del fiume Gattano del comune di Gela. Nel Ragusano, invece, risulta inquinato il tratto che riguarda la foce fiumara di Modica, nel comune di Scicli, mentre entro i limiti quello alla spiaggia di piazza Mediterraneo a Marina di Modica.
«Da noi in Sicilia il sistema della depurazione è pressoché inesistente – ribadisce – continua a esserci un dato consolidato non c’è un efficace sistema di depurazione, e la regione continua a non spendere i fondi che ha disposizione realizzare i depuratori, così i comuni continuano a scaricare liberamente». Un appello a cui fa eco anche il presidente Muroni: «Non vogliamo sostituirci alle istituzioni – chiarisce – ma il nostro report è una fotografia puntuale dello stato delle coste siciliane. Abbiamo analizzato i luoghi segnalati dai cittadini stessi in presenza di scarichi abusivi. Su 26 campioni effettuati 18 vanno oltre limiti di legge. Emerge in Sicilia un problema del rispetto degli scarichi a mare. C’e’ un forte problema di depurazione, lo dice il governo centrale ma anche l’Unione europea che sta per comminare al Paese la terza sanzione, soprattutto per colpa della Sicilia, la regione meno virtuosa, dove c’è una situazione emergenziale e il 60% degli scarichi non vengono adeguatamente trattati. La sanzione per l’Italia è di 476 milioni, solo 180 riguardano la Sicilia. Per questo – conclude – auspichiamo che il governo regionale intervenga al più presto».