Giuseppe Artale è un uomo di 35 anni con una bimba di sette mesi, nata da una relazione non stabile. «Per un rapporto conflittuale con la madre alla bambina viene negato il diritto di poter vivere l'affetto di entrambi i genitori». L'istanza per la regolamentazione delle visite è stata chiesta a marzo, ma l'udienza è fissata a dicembre
In sciopero della fame per vedere la figlia «Le leggi tutelano le madri e non i padri»
«Noi siamo una famiglia e ogni tuo passo in avanti è un passo in avanti anche per noi». Le parole di un papà nella sua stessa situazione, insieme ai tanti messaggi di solidarietà che ha ricevuto, commuovono Giuseppe Artale, il 35enne palermitano che da ieri ha cominciato lo sciopero della fame. L’uomo chiede di poter vedere la figlia, una bimba di sette mesi nata da una relazione non stabile. «Io però ho riconosciuto la bambina e ho versato il mantenimento – dice Artale – e adesso, per un rapporto di conflittualità con la madre, a me viene negato il diritto di essere padre e alla piccola quello di poter vivere l’affetto di entrambi i genitori».
Da lunedì Giuseppe, che si occupa di management culturale, non tocca cibo («ormai sono 32 ore, comincio ad essere debilitato considerando anche il caldo») e si è ammanettato di fronte l’abitazione della ex compagna, che vive coi propri genitori. Una situazione difficile che non accenna a voler essere risolta, tra controversie personali e uno Stato assente. «Sono saltati sia accordi privati che accordi legali – continua l’uomo – col risultato che per mia figlia sono un estraneo. L’ultima volta l’ho vista giovedì scorso, la bambina è scoppiata a piangere e non mi ha riconosciuto dato che l’avrò vista venti giorni in sette mesi. La mia protesta nasce dal mio caso personale e dalla considerazione che lo Stato dice di voler tutelare i minori e poi non agisce in tal senso». Il caso di Artale infatti è reso più complicato proprio dal fatto che dal punto di vista legale non ci sono ordinanze del tribunale che gli vietino di vedere la figlia.
«Ho presentato l‘ultima istanza per poter vedere mia figlia a marzo – continua il racconto del padre – e l’udienza è stata fissata per il 15 dicembre. Pochi giorni prima, il 4 dicembre, la bambina compirà un anno e io rischio di non vederla fino ad allora, visti i tempi della giustizia italiana. Chiedo che venga cambiata la legge, per garantire il diritto del minore e quello del padre si potrebbe fare in modo che una volta presentata l’istanza per la regolamentazione delle visite e in attesa dell’udienza, si stabiliscano degli incontri in uno spazio giochi o comunque in uno spazio neutro».
E intanto le controversie tra adulti rischiano ancora una volta di riversarsi sull’innocenza di una vittima inconsapevole. Artale ne è cosciente: «La bambina potrebbe sviluppare dei traumi – dice – visto che crescerà con due genitori che non staranno insieme e che probabilmente si rifaranno altre famiglie. Mia figlia non può lottare per un suo diritto e allora lo faccio io, per lei e per me. Di fatto le leggi tutelano le madri e non i padri. Ieri le forze dell’ordine mi hanno detto che la madre ha dato disponibilità di poter vedere mia figlia: ma è già successo altre volte, poi lei scompare per mesi e mi nega la possibilità di vederla. L’ultima volta per cinque giorni non ho avuto notizie di mia figlia, se non dorme nella sua abitazione voglio saperlo».