Dal 2011 al 2016 aveva versato nelle casse dei suoi aguzzini una cifra enorme. Il titolare delle onoranze funebri da cui è partita l'inchiesta Onda d'urto ha deciso di presentarsi alle forze dell'ordine quando ormai era troppo: doveva passare ai suoi estorsori anche il 50 per cento degli utili su ogni funerale
Imprenditore costretto a 100mila euro di pizzo Dalla denuncia scattati i 12 arresti a Biancavilla
In
meno di cinque anni – dal 2011, anno in cui inizia a versare soldi agli aguzzini – il titolare di una agenzia funebre di Biancavilla avrebbe versato alla malavita locale circa 100mila euro. L’uomo, inoltre, sarebbe stato obbligato dai suoi estortori a donare il 50 per cento degli utili derivanti da ogni singolo funerale eseguito nel territorio biancavillese. È sulla base della sua denuncia che è scattata l’operazione Onda d’urto dei carabinieri di Paternò, in accordo coi colleghi di Biancavilla. Secondo le indagini, la vittima del racket sarebbe stata taglieggiata da più gruppi locali: da una parte gli Amoroso, dall’altra i Maglia, e come terzo i Merlo. Che sarebbero eredi del clan Mazzaglia-Toscano-Tomasello, attivo nel Comune di Biancavilla.
L’operazione ha portato all’arresto in flagranza di reato di estorsione
Fabio Amoroso, 23 anni, incensurato, figlio di Giuseppe e nipote di Vito. L’arresto suo e di altri undici presunti affiliati al clan è l’esito di settimane di indagini dei carabinieri, che si sono avvalsi di intercettazioni e appostamenti per osservare l’attività operativa della cosca. Da questo sarebbero partiti i provvedimenti di fermo nei confronti di sette persone di Biancavilla, tutte accusate di appartenere alla criminalità organizzata e di avere messo in piedi un’estorsione continuata, e aggravata dal metodo mafioso. A finire in manette sono Vincenzo Salvatore Panebianco (26 anni), Vincenzo Monforte (30 anni), Tino Caruso (38 anni), Placido Merlo (34 anni), Antonino Aricò (34 anni), Angelo Santi (39 anni) e Alfio Ambrogio Monforte (47 anni, fermato dai carabinieri di Reggio Emilia, dove viveva).
Nei confronti di altre quattro persone è stata invece emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per lo stesso reato. Sono
Giuseppe Amoroso, di 44 anni, vittima di un avvertimento nel gennaio del 2016 quando ignoti gli hanno esploso contro dei colpi di fucile, che l’hanno raggiunto ad un fianco e ad un braccio mentre si trovava sul suo scooter lungo la strada provinciale 156; Gregorio Gangi, di 27 anni, arrestato in pieno centro a Biancavilla per estorsione lo scorso 19 settembre; Massimo Merlo, di 44 anni, finito in manette nei giorni scorsi perché ritenuto killer dell’omicidio di Maurizio Maccarrone del novembre 2014 ad Adrano; e Roberto Maglia di 29 anni, già coinvolto nell’operazione Garden.
L’agenzia di pompe funebri da cui è partita la denuncia è stata coinvolta, di recente, in un altro fatto di cronaca. Il 2 dicembre
un furgone dell’azienda era stato dato alle fiamme intorno all’1.45 del mattino, in viale Cristoforo Colombo, a due passi dal passaggio a livello da cui ha inizio via Vittorio Emanuele. Il fuoco appiccato al furgone si è esteso fino a un grosso pino che si è trasformato, in pochi istanti, in una torcia visibile anche a diversi chilometri di distanza. I vigili del fuoco in quella circostanza avevano accertato la presenza di liquido infiammabile sul veicolo. Ma gli investigatori hanno mantenuto sin da subito il massimo riserbo sul fatto. Temendo ritorsioni per l’imprenditore e i suoi familiari, i militari hanno fatto partire l’operazione Onda d’urto. L’uomo e i suoi familiari sono sorvegliati 24 ore su 24 dai carabinieri della compagnia di Paternò. E su disposizione dell’autorità giudiziaria gli arrestati sono stati rinchiusi nel carcere di Bicocca. A esclusione di Ambrogio Monforte, che si trova nell’istituto penitenziario di Reggio Emilia.