Illegal duty, il verdetto del processo sul clan Scalisi Tra gli imputati in Appello anche il pentito Amoroso

Si facevano pagare in denaro ma anche in natura. Sono boss e gregari del clan Scalisi di Adrano, alleati alla cosca mafiosa dei Laudani di San Giovanni La Punta e Catania. Tra le principali occupazioni ci sarebbero state le estorsioni. Un controllo praticamente militare del territorio con tariffe variabili in base alle disponibilità dei taglieggiati. Gli stessi che non si sono mai presentati dalle forze dell’ordine per denunciare vessazioni e intimidazioni. Alla fine il blitz della squadra mobile di Catania e del commissariato di Adrano scattò e venne ribattezzato Illegal duty. Nell’indagine la procura etnea ricostruì 22 episodi di estorsione, due rapine a mano armata e alcuni furti in abitazione ma anche danneggiamenti e un tentato omicidio. 

Al vertice della cosca ci sarebbe stato Giuseppe Scarvaglieri detto Pippo ‘u zoppu, ritenuto dagli inquirenti vicino al gruppo dei Laudani di Paternò. Tra gli organizzatori vennero indicati Pietro e Giuseppe Maccarrone, Carmelo Scafidi, Pietro Severino, Vincenzo Biondi e Alfredo Mannino. Passato il processo di primo grado con rito abbreviato – conclusosi con una raffica di condanne a settembre 2018 – adesso è stata la volta dell’Appello. Oggi la lettura del dispositivo con le pene più pesanti inflitte ad Alfredo Mannino e Vincenzo Biondi, rispettivamente a 18 anni e 18 anni e 4 mesi. 

A ritagliarsi in questa vicenda un ruolo decisivo sono stati i collaboratori di giustizia. A due di loro, Gaetano Di Marco e Giuseppe Liotta, si sono aggiunti negli anni Vincenzo Pellegriti e Nicola Amoroso. A quest’ultimo i giudici della corte d’appello hanno riconosciuto le circostanze attenuanti generiche e la pena scende da 16 anni e 8 mesi a 10 anni e 6 mesi. Attorno alla figura di Amoroso è legato un aneddoto relativo al suo arresto. Avvenuto con dieci mesi di ritardo – maggio 2018 – perché rintracciato in Germania. Con il processo d’appello per molti degli imputati è caduta l’aggravante dell’articolo 7 relativa all’accusa di avere favorito la mafia. Unico assolto, difeso dall’avvocato Sergio Ziccone, Nicola Santangelo, conosciuto con l’appellativo di Cola a ‘niura.

L’esito del processo:
Vincenzo Pellegriti, 8 anni e 8 mesi
Angelo Calamato, 5 anni e 4 mesi
Nicola Amoroso, 10 anni e 6 mesi
Antonino Furnari, 12 anni e 6 mesi
Antoinino Leanza, 7 anni
Alfredo Pinzone, 4 anni e mille euro di multa
Alfio Lo Curlo, sei anni 
Vincenzo Biondi, 18 anni e 4 mesi
Alfredo Mannino, 18 anni
Giuseppe Mannino, 11 anni e 1 mese
Agatino Perni, 5 anni e duemila euro di multa
Vincenzo Valastro, 12 anni
Pietro Castro, 6 anni
Sebastiano Salicola, 8 anni
Giuseppe Sinatra, 8 anni e 8 mesi
Salvatore Di Primo, 6 anni e 8 mesi
Pietro Giuseppe Lucifora, 8 anni e 4 mesi
Mauro Giuliano Salamone, 6 anni
Pietro Maccarrone, 6 anni e 8 mesi
Gaetano Di Marco, 7 anni e 8 mesi
Nicola Santangelo, assolto per non avere commesso il fatto
Biagio Mannino, 1 anno e 6 mesi
Salvatore Severino, 1 anno e 10 mesi
Claudio Zermo, 5 anni e 4 mesi
Giuseppe Maccarrone, 11 anni e 4 mesi


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