Il 19 e 20 gennaio va in scena al Teatro Coppola la prima dello spettacolo sperimentale di teatro-danza. Per la regista la perfomance aiuta a lasciare «alle spalle i condizionamenti e le aspettative indotte»
Ilinx, debutto a Catania della coreografa Mara Rubino «È un viaggio verso se stessi, pubblico sarà coinvolto»
Uno spettacolo dove danza, suoni, immagini e parola si fondono: dove le immagini proiettate sullo schermo diventano la prosecuzione dello spazio scenico e le musiche eseguite dal vivo sono frutto di laboratori sperimentali di danza e suono. Tutto questo e molto altro è Ilinx, uno spettacolo di teatro danza sperimentale ideato e curato dalla regista e coreografa palermitana Mara Rubino insieme al team di artisti composto dal musicista Benedetto Basile, la costumista e performer nello spettacolo Alessandra Oria Bellino, il visual artist Robin Udo e il sound engineer Giovanni Aprile (Nanni Ergot). Il debutto è previsto a Catania il 19 e 20 gennaio al Teatro Coppola alle ore 21.
«È un viaggio verso se stessi – dice la ballerina – un ritrovarsi lasciando alle spalle i condizionamenti e le aspettative indotte, riscoprendo l’autenticità di essere semplicemente se stessi. Spesso ci si fa prendere dalla paura e guardandomi intorno colgo negli occhi degli altri uno stato di mesta rassegnazione. Ilinx è la ricerca della vertigine, il risveglio delle sensazioni forti dallo stato di torpore. Oggi avere un proprio pensiero critico nonostante i bombardamenti a cui siamo sottoposti è la vera rivoluzione. Ilinx vuole un popolo di rivoluzionari unici».
Ilinx è una parola latina il cui significato è gorgo. Nel libro della classificazione dei giochi di Roger Callois con questo termine si indicano i giochi di vertigine, cioè ogni gioco in cui il piacere è rappresentato da una ricerca di panico, come ai giochi del luna park o agli esercizi dei dervisci danzanti. Il gioco vertiginoso è metafora dell’abbandono di un ruolo definito imposto, un cammino inesorabilmente pieno di timori verso il proprio sè imprigionato nelle pieghe di una pesante coperta di condizionamenti.
«Per ciò che riguarda questo tipo di linguaggio a Palermo – aggiunge Rubino – c’è molto fermento, le contaminazioni fra le arti e le collaborazioni fra artisti molto distanti fra loro sono sempre di più, ci sono parecchi spazi deputati ad ospitare performance. Catania è una città che adoro e in cui mi nutro tanto dell’energia positiva e artistica che possiede. quindi quale miglior posto per la prima di un mio spettacolo. Catania in questo momento ha forse più sete di teatro dato che le più importanti istituzioni teatrali sono in crisi. Ci sono varie realtà alternative anche nei suoi dintorni che ospitano varie iniziative e anche seminari tematici. La messa in scena dello spettacolo è abbastanza invasiva, ho riservato una sorpresa a chi verrà a vederlo, il pubblico potrà essere coinvolto ma non voglio svelare nulla».