Il vino solidale nel progetto per bambini autistici Profit e volontariato insieme nell’Agrigentino

Di vino, di poesia, di virtù. O di solidarietà: a Menfi, ai confini dell’agrigentino, l’ubriacatevi del poeta diventa l’inno che abbina profit e no profit in un progetto pensato per i bambini autistici. Oltre Vino – questo il nome dell’iniziativa – unisce due sensibilità diverse e profonde: quella imprenditoriale di Marilena Barbera, proprietaria delle omonime Cantine, e quella del volontariato, al quale è legato Michele Buscemi, responsabile dell’Istituto Walden, cooperativa sociale che dal 2001 si occupa di minori maltrattati e disabili. L’obiettivo è ricavare dalla vendita di Ciàtu, vino prodotto per l’occasione e imbottigliato con una tiratura limitata, i proventi necessari per l’apertura di uno sportello riabilitativo che assisterà i minori affetti da autismo e le loro famiglie. 

Ciàtu è anche la colonna sonora del progetto, firmata da Lucia Alessi, musiche del cantautore Ezio Noto: una musica lieve e ancestrale che culla le parole delicate di un tributo allo spirito dell’uomo che è sacro agli uomini. «Vogliu canusciri lu munnu ca senti, e dariti amuri cu l’occhi e la menti», recita il testo del brano scritto per l’occasione. «Tutto è nato – afferma Noto – da uno spettacolo sulla Sicilia che abbiamo realizzato nello scorso settembre con Raimondo Moncada e Lucia Alessi, proprio alle Cantine Barbera. Da quel momento, grazie anche al contributo di persone motivatissime, ho pensato a Ciàtu come canzone-manifesto dell’iniziativa, come respiro in musica che dalla terra vada dritto al cuore di chi l’ascolta». Viticoltura, arte, volontariato, tutti al servizio di una missione che, come succede anche a San Cataldo nella ristorazione, sta diventando prassi solidale sempre più diffusa: abbattere le barriere che separano il normale dal diverso attraverso attività o prodotti comuni a tutti. Avvicinare le differenti dimensioni umane grazie a mezzi semplici, in questo caso con un vino rosso, ricco e generoso, prodotto con uve Alicante, retaggio della dominazione spagnola in Sicilia. 

«Chi ha ideato questo progetto – spiega Marilena Barbera – condivide la passione per il vino, alla quale unisce la buona volontà come motore delle proprie azioni. Far dialogare l’imprenditoria con il volontariato è naturale, se si pensa che esiste una sfera che trascende la tendenza puramente speculativa: difesa del territorio, rispetto della natura, biodiversità nel vigneto rispecchiano questa impostazione nel nostro campo. Il vino, per noi, non è un mero prodotto, bensì il frutto della trasformazione di un frutto». E da oggi anche un servizio. «La nostra intenzione – dichiara Michele Buscemi – è far sviluppare nella zona quel regime di assistenza che, finora, si è svolto solo a livello domiciliare. Abbiamo scelto di farlo attraverso questa iniziativa per due motivi: perché dentro il vino c’è il gusto del lavoro e del sacrificio per gli altri e perché Marilena Barbera, da vignaiola alternativa (come la definisco io), è stata la prima imprenditrice a rispondere al nostro appello». 

Oltre Vino, da progetto sperimentale e totalmente gratuito, traccia il solco di un trend, quello della collaborazione tra aziende for profit e no profit, che nel resto del Paese è ormai la regola. «È una formula vincente – continua Buscemi – che vorremmo si diffondesse anche in Sicilia; un altro desiderio, poi, è che qualche ente, magari una fondazione, ci aiuti finanziando una parte del programma. Il nostro è un fundraising progressivo». «L’azienda non ha ragione di esistere, se non in un contesto sociale – conclude Barbera – e la vocazione etica è ciò che contribuisce a determinare il valore di un’impresa. Il nostro è un atto d’amore». Un brindisi a Ciàtu, all’allegria del vino e a una festa «di tanti diversi, di tutti uguali», come canta Ezio Noto.


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Oltre Vino è un'iniziativa che mette insieme l'istituto Walden che si occupa di minori maltrattati e disabili e le cantine Barbera. L’obiettivo è ricavare dalla vendita di Ciàtu i proventi per aprire uno sportello riabilitativo. «Vogliamo sviluppare il regime di assistenza che, finora, si è svolto solo in casa»

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