Il viaggio nella letteratura

Si chiama odeporica, ed è quel ramo della letteratura che si occupa di viaggi. Viaggi personalmente compiuti e raccontati; viaggi inventati; viaggi e viaggiatori mitici, simboli di civiltà, presenti nell’ immaginario di tutti e fondanti della cultura moderna. Parlare, o meglio dire qualcosa, solo di quattro di questi viaggiatori è riduttivo ed insufficiente, ma l’intento è quello di dare delle coordinate, delle chiavi di lettura per comprendere un po’ meglio da dove nasce il fascino del Viaggio.

Inevitabile è parlare di Ulisse. L’eroe dell’ Odissea è una figura centrale della letteratura greca classica.Personaggio unico ed originale, possiede una rara intelligenza, un irrefrenabile desiderio di conoscenza ma anche una umanità che non si riscontra in altri eroi greci. Ulisse segna un salto di qualità nella cultura greca, ci fornisce  una percezione concreta del succedersi delle civiltà e dell’ avanzare delle conoscenze. In lui, il viaggio si spoglia, almeno in parte, della sua concretezza: non è più solo il viaggio del ritorno ma è anche esperienza irrinunciabile, fonte di conoscenza unica, necessità di spingersi oltre i limiti ( si pensi all’ episodio delle sirene). Di concreto rimane forse solo il dolore per la morte dei compagni e per un nostos che appare sempre lontano.

 Un viaggio diverso è quello compiuto da Dante. Non si viaggia solo nello spazio fisico, ma nel tempo e nella cultura. Massimo esponente dell’ ideologia cristiana medievale il viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, è la metafora, l’allegoria del viaggio dell’uomo attraverso la vita. Il fine non è lo stesso di Ulisse, ma è l’ avvicinarsi alla divinità salvando l’anima dal peccato e preservandola dalle tentazioni terrene.

Ecco perché Ulisse è collocato all’inferno: il suo desiderio di superare il limite usando tra l’altro l’inganno per convincere i compagni (“né dolcezza di figlio, né la pietà/ del vecchio padre, né ‘l debito amore /lo qual dovea Penelopè far lieta,/ vincer potero dentro a me l’ardore/ ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto, /e de li vizi umani e del valore;” – Inferno, XXVI,94-99). Il cattivo uso dell’ intelligenza e la sua presunta inumanità sono ciò per cui Dante, nella sua visione medievale, punisce Ulisse.

Altro tipo di viaggiatore è Gulliver,protagonista dei Gulliver’s Travels di Swift. Sebbene sottovalutati e disprezzati dalla critica, i Gulliver’s Travels sono la satirica espressione di una modernità disprezzata. Gulliver nel suo viaggio, si ritrova estraneo in un mondo in cui la normalità a cui è abituato è inverosimiglianza. Ecco che il viaggio diventa il modo preferito per tentare una improbabile fuga da un mondo che non piace più. L’immaginazione di un mondo diverso, quello che dovrebbe essere però vero, e la satira si uniscono e creano un effetto estraniante sul lettore.

Ed infine, come non parlare del viaggio di Frodo Baggins e dei suoi compagni d’ avventura? Lord of the Ring non è semplicemente un racconto Fantasy. È molto molto di più. All’interno della storia, si intrecciano a creare una meravigliosa armonia, molti elementi della grande letteratura del passato. Ritroviamo Ulisse: li accomuna il tema del nostos, ma anche lo spirito di sacrificio, le numerose peripezie che ostacolano la missione. Ritroviamo Dante: il viaggio di Frodo è come un viaggio nell’ aldilà. Gli elementi che lo caratterizzano (le nubi che sovrastano i paesaggi, i burroni, le fortezze e gli esseri demoniaci) si ritrovano nella letteratura della tradizione celtica che racconta di viaggi oltremondani. In fondo non si può negare che l’intero viaggio si riveli alla fine un percorso di iniziazione per tutti: Aragorn diventa Re, Frodo diventa più saggio e forte, Merry e Pipino diventano guerrieri… Insomma, aldilà della trilogia cinematografica che lo ha reso tanto famoso, Lord of the Ring è ben più di un esercizio letterario di un professore di Oxford.

 

 

Silvia Lo Re

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