Il viaggio dell’acqua, dalla fonte al rubinetto La Sidra:«È ottima e si può bere»

Italia è il maggior produttore di acqua in bottiglia al mondo e gli italiani i suoi maggiori consumatori. Anche Catania contribuisce al raggiungimento di questo primato perché i cittadini sotto il vulcano disdegnano l’acqua del rubinetto e preferiscono comprarla imbottigliata con conseguente dispendio di denaro e di plastica. Eppure l’acqua, proveniente dai pozzi collocati nei paesi sull’Etna di Aci Sant’Antonio e Aci San Filippo e distribuita in città dalla Sidra spa, è potabile e rispetta tutti i limiti imposti dalla legge.

«L’acqua del rubinetto non fa male e si può bere – assicura infatti il dottor Francesco Marino, responsabile Unità operativa potabilizzazione laboratorio della Sidra – La maggior parte della gente crede il contrario per via del fatto che non c’è nessuna informazione a riguardo e perché non c’è la stessa pubblicità che si fa alle acque in bottiglia».

Ma da dove proviene l’acqua che arriva fino ai nostri rubinetti? Da falde profonde e quindi difficilmente inquinabili. Si trovano a circa 180 metri sotto terra. Solo 50 anni fa l’acqua scorreva in gallerie naturali, adesso invece a causa dell’abbassamento delle falde viene prelevata grazie a fori trivellati sul terreno e a delle pompe che la immettono in tre condotte. La galleria Novecento che parte da Aci San Filippo e arriva fino ai serbatoi di Cerza da dove inizia il sistema di distribuzione secondaria verso Picanello, Corso Italia, viale Vittorio Veneto e la zona della stazione; il canale potabile lungo circa 15 chilometri che da Aci San Filippo giunge a San Giovanni Galermo e alimenta la zona Nord e Ovest della città, e la condotta Settecento che arriva fino a Nesima e serve tramite le tubature di erogazione secondarie anche il quartiere di Librino. Siamo andati a seguire parte di questo percorso insieme a Danilo Pulvirenti del Forum catanese acqua bene comune. Che sull’argomento ha in cantiere anche un documentario.

Dalle analisi che ogni mese l’ente gestore effettua sull’acqua distribuita risulta che i parametri rispettano i limiti imposti dalla normativa. Questi risultati vengono indicati sul retro delle bollette in modo tale che ogni utente possa venire costantemente informato sulla qualità e sulle caratteristiche dell’acqua. «Per i controlli routinari che la Sidra compie seguiamo un piano di prelievi  mensile», spiega Marino. Nella prima settimana viene controllata l’acqua delle gallerie e delle fontane pubbliche, nella seconda quella dei pozzi e delle utenze – che variano di mese in mese – attingendo direttamente dal contatore. Nella terza settimana si analizza l’acqua dei pozzi terzi e cioè dei fornitori della Sidra, mentre nella quarta viene esaminata l’acqua di serbatoi e sbocchi. «Praticamente si tratta della stessa acqua prelevata in punti diversi – assicura il responsabile potabilizzazione della Sidra – E tra inizio percorso e fine non c’è sostanzialmente nessuna variazione significativa».

Acqua del rubinetto o acqua imbottigliata quindi? Alla Sidra non hanno dubbi «perché i nostri padri e nonni hanno bevuto l’acqua proveniente dalle stesse fonti e stavano benissimo».  «Tra un lago e un fiume trovati in mezzo al deserto tutti si recherebbero a bere nel secondo, perché c’è movimento e ossigeno – spiega il dottor Marino – Le acque imbottigliate corrispondono al lago, sono ferme e spesso conservate per lunghi periodi e le analisi che compaiono sulle etichette delle bottiglie recano spesso dati di anni non recenti. Perché allora preferirle all’acqua del rubinetto, viva come acqua di fiume?». Forse perché la gente non si fida delle tubature troppo vecchie o dello stato delle proprie vasche. O magari ha paura del calcare e non conosce i parametri che l’acqua deve rispettare. Ma di questo parleremo nella prossima puntata.

1-Continua

[Foto di Geomangio]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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