Qualsiasi cosa decida la commissione dei garanti delle consultazioni elettorali primariedi Palermo del 2012, a fronte del ricorso presentato dalla candidata Rita Borsellino, il verdetto politico delle stesse consultazioni è già evidente. Si tratta di un verdetto duro a digerire per tutta la sinistra, più che di un solo verdetto di tre verdetti.
Il primo è che la Borsellino esce sconfitta, pesantemente, e per due volte. La prima sconfitta è sul piano strettamente dei numeri, e dei suoi numeri, non quelli degli altri candidati. Laddove Faraone e Ferrandelli hanno sorpreso attraendo un numero di elettori molto maggiore del previsto, è indubbio che Rita Borsellino ha fatto flop. E un flop ancora più evidente se si considera che era la candidata sostenuta dalla segreteria nazionale del maggior partito delle Repubblica italiana, di cui Palermo ancora fa parte. Essendo tale, aveva a disposizione canali pubblicitari e risorse nemmeno comparabili con quelle degli altri candidati in quanto a potenza mediatica. Basti pensare che era sostenuta da tre personaggi politici di livello nazionale, se non internazionale, che non hanno bisogno di presentazione, quali Bersani, Vendola e Di Pietro a fronte di avversari come Fabrizio Ferrandelli, politicamente un illustre sconosciuto fino a ieri, sostenuti da Cracolici e Lumia altrettanto sconosciuti in Italia e forse anche nella Sicilia orientale dagli elettori comuni. Financo il candidato Davide Faraone aveva un sostegno da un personaggio conosciuto a scala nazionale da chiunque, e cioè lonnipresente volto televisivo del rottamatore Renzi. Fabrizio Ferrandelli e Antonella Monastra non avevano alcun sostegno da personaggi politici a scala nazionale: i faccioni di Bersani, Vendola, Di Pietro e Renzi li vedi ovunque in TV ogni giorno; quelli di Cracolici e Lumia no.
Eppure Ferrandelli e Monastra hanno raccolto un numero di voti, ognuno nel proprio settore di elettori di sinistra, praticamente esorbitante, soprattutto se paragonati a quelli raccolti dal candidato favorito sulla carta. Per capire le cose come stanno dal punto di vista elettorale, e avere una visione completa del disastro elettorale di Rita Borsellino si deve andare a vedere chi non ha votato per lei. E i numeri sono impietosi, come il 4 0 ricevuto dal Palermo in casa contro il Milan: quasi il 70% degli elettori del centrosinistra sono andati ai gazebo a fare la coda per unora e scegliere candidati che non erano la Borsellino, nonostante la Borsellino fosse il candidato caldeggiato e sostenuto da tutte le segreterie nazionali del centro-sinistra. Un dato caustico. Che esprime il suo fallimento elettorale, direi senza possibilità di appello. Di fronte a un dato del genere sarebbe stato ovvio lasciar perdere e analizzare dignitosamente la sconfitta per capirne le ragioni.
Ma Rita Borsellino ha invece voluto perdere anche una seconda volta, e cioè non accettando la sconfitta. Ha perso una seconda volta aggrappandosi ad una storia di quartiere dove una signora, pare, avrebbe portato una trentina di voti ad un seggio in maniera forse dubbia, cosa per altro tutta da verificare come giustamente si sta occupando chi di competenza. La Borsellino non si rende conto che anche con quei voti la sua sconfitta è comunque bruciante e inappellabile: appare più che ovvio che non ha alcuna possibilità di vincere contro Massimo Costa o altro candidato del centro e/o centro destra, anche se sostenuta pienamente da tre partiti nazionali quali il PD, il Sel e lIdv. No way. Non ha dove andare.
Dispiace vedere come un simbolo della lotta alla mafia non riconosca un verdetto elettorale nel momento in cui non la vede come vincente: non è un bellesempio di senso democratico. Per niente. Perché, anche in presenza di piccoli brogli, se ci sono stati, essi nulla tolgono al suo evidente e deprimente insuccesso personale: con appoggio nazionale mediatico non ha raggiunto nemmeno diecimila voti, il che equivale a circa il 2% dei votanti palermitani alle ultime elezioni comunali. Dove recupererà il restante 48% per vincere le elezioni? A Palermo o sul pianeta Mercurio? Vedendo le cose dallesterno, a Palermo una cosa è certa: ormai non lo potrà fare nemmeno a sinistra, visti i toni ed i metodi utilizzati. E un candidato bruciato, non solo dagli elettori, ma soprattutto da se stessa. Le sue possibilità dessere eletta dal 50% più uno dei votanti di Palermo sono ormai meno di zero.
Il secondo verdetto è che nonostante il grande afflusso di elettori e la voglia di cambiamento, una parte della sinistra di Palermo rifiuta questo stesso cambiamento e rinnovamento. Lo rifiuta nelle persone biologicamente e politicamente più vecchie e cioè la Borsellino e Orlando che si ostinano a non cedere il passo a forze fresche e nuove come Ferrandelli, Faraone e Monastra; addirittura spaccando tutto pur di non ritirarsi a vita privata, come sarebbe corretto fare nonostante gli inviti da gentiluomo fatti da Ferrandelli a collaborare.
Il terzo verdetto discende dai primi due, ed è che, continuando così, il prossimo sindaco di Palermo sarà Massimo Costa, o comunque un candidato di centro o centro-destra. Già la direzione del Pdl, che è fatta di persone con grande esperienza politica, soprattutto a Palermo ed in Sicilia, ha capito che, come da loro auspicato, finirà proprio così. La scelta per Alfano diventa quindi molto facile: sostenere via, via Costa, che ha pure dichiarato di accettare il suo aiuto. Magari il Pdl presenterà un proprio candidato, possibilmente vicino a Costa stesso, e cioè Cascio, che eventualmente serva giusto per contarsi al primo turno delle elezioni vere. Laddove Cascio accetti di contare i propri elettori in questo momento. Non tutti sono disponibili a farlo. Forse, ed è notizia recente, lo farà Scoma che può comunque contaresu un suo elettorato personale, che è stato sempre forte a Palermo.
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