Renato Schifani scende in campo e lo fa di domenica. Sul piatto non c’è la sua candidatura, non potrebbe essere altrimenti, ma è come se lo fosse, tanto che si lascia persino scappare il suo punto di vista in merito a qualunque tipo di discussione. Una versione inedita dell’uomo che spesso e volentieri riesce a far percepire come eccessiva la distanza di palazzo d’Orleans e di Palazzo dei Normanni. Ma Schifani non è certo uno che si ferma quando c’è da affermare la leadership di partito, lavora, parla di tutto: elezioni, ponte sullo Stretto e chi più ne ha più ne metta.
Un tour de force, quello del governatore, che parte da Gela, dove ha incontrato e promosso la causa della candidata sindaca del centrodestra unito e lanciando messaggi chiari anche ai vertici di partito, con la sua personale visione secondo cui bisogna «lavorare a un campo largo nel centrodestra con il coinvolgimento di altre forze moderate». E in questo caso il riferimento non è soltanto alla Dc di Totò Cuffaro, richiesta più volte a gran voce da Schifani nella lista per le Europee, ma anche a Italia Viva, che insieme al centrodestra tradizionale sostiene la candidata gelese. Giusto il tempo di fare qualche video e poi si riparte. Destinazione questa volta Caltanissetta, dove c’è un altro candidato sindaco da spingere.
E pure in questo caso la prima tra le dichiarazioni è sempre la stessa, quella che si appella alla forza dell’unione e all’importanza di tirare dentro le forze moderate, che nel caso di Gela comprendono pure i renziani, in quello di Caltanissetta i lombardiani e un po’ ovunque i cuffariani, gli stessi che per le Europee sono usciti dalla porta della lista di Forza Italia per mano di Tajani e che sotto anche la regia di Schifani sono rientrati dalla finestra. Ovviamente all’interno dei vari discorsi c’è anche spazio per temi di respiro nazionale, dal ponte sullo Stretto – che per Schifani sarebbe osteggiato dalla «politica del no» – alle elezioni regionali del 2028, data a cui il governatore vorrebbe arrivare sempre più in posizione di leader della sua coalizione, non solo a livello regionale. «Sono stato chiamato a guidare la regione all’indomani di una lacerazione – dice – Sono stato chiamato a essere elemento di collante. Se dovessi essere ricandidato? Non lo escludo, è prematuro, ma il nostro progetto ha bisogno di una programmazione decennale».
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