Vi raccontiamo perche', oggi, l'alta dirigenza di sala d'ercole e' sotto scacco. Tutto nasce dall'invidia. E da un'alta dirigenza regionale che oggi non brilla
Il ‘tetto’ di 160 mila euro? Una mezza presa in giro. Gli obiettivi da colpire sono i pensionati e i dirigenti dell’Ars…
VI RACCONTIAMO PERCHE’, OGGI, L’ALTA DIRIGENZA DI SALA D’ERCOLE E’ SOTTO SCACCO. TUTTO NASCE DALL’INVIDIA. E DA UN’ALTA DIRIGENZA REGIONALE CHE OGGI NON BRILLA
I dirigenti generali della Regione siciliana – ci scrive un nostro lettore – hanno un reddito di circa 160 mila euro all’anno. La legge approvata due giorni fa dall’Ars ha introdotto un ‘tetto’ di 160 mila euro. “Legge farlocca”, ci dice il nostro lettore. In pratica, una mezza presa in giro. Fumo negli occhi per il popolo siciliano.
In realtà, dieci o dodici dirigenti regionali che superano i 160 mila euro di reddito annuo ci sono. Ma sono, per l’appunto, una decina. E alcuni di questi superano questa cifra grazie a doppi incarichi, per lo più illegittimi o ‘inconferibili’. Resta da chiedersi: perché, allora, approvare una legge per una decina di persone? E’ una legge risolutiva? Con i soldi che si risparmiano si potranno pagare tutte le categorie siciliane rimaste senza soldi?
In realtà, questa manovra demagogica nasce con due obiettivi: ridurre le pensioni di alcuni dirigenti regionali in pensione e tagliare le retribuzioni dei dirigenti dell’Ars. Nel primo caso – l’abbiamo scritto ieri – ci sono riusciti. Anche se la legge è incostituzionale, passerà e verrà applicata.
Il secondo caso – l’attacco ai dirigenti dell’Ars – è una sorta di ‘guerra’ che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e altri personaggi di Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione, si sono intestati da tempo.
Alla base di tutto c’è l’invidia. Un tempo erano i dirigenti dell’Ars che vedevano i collaboratori dei presidenti della Regione siciliana con un pizzico d’invidia. Per carità, a Sala d’Ercole non se la passavano male. Ma, nel passato, i dirigenti che stavano vicino al presidente e a qualche assessore godevano di ‘agevolazioni’ che un dirigente dell’Ars si sognava!
C’erano, in primo luogo, gli incarichi. Che non erano pochi. Ed erano tutti remunerativi. E c’erano, soprattutto, i collaudi di opere pubbliche. Di fatto, chi si trovava nella cerchia di un presidente della Regione per più di tre anni, si godeva i proventi dei collaudi per i dieci anni successivi.
Oggi lo scenario è mutato. Intanto, mettiamola così, il livello ‘tecnico’ di chi bazzica il ‘Palazzo’ del Governo si è abbassato. Ed è scomparsa l’economia legata al mondo dei lavori pubblici. Perché sono quasi del tutto scomparsi i lavori pubblici.
Le risorse finanziarie nazionali e regionali, ormai, servono a malapena per pagare il personale, compreso quello precario. La stessa cosa avviene con i fondi europei. La tesi che tali fondi non si spenderebbero è vera solo in minima parte.
Rimangono poco utilizzati solo le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Non tanto e non soltanto perché la dirigenza regionale non riesce a utilizzarli (questo in parte è vero), ma anche perché questi fondi sono a destinazione vincolata per la realizzazione di precise opere pubbliche. Trasformare questi fondi in tangenti è molto complicato. La rendicontazione lascia margini strettissimi. Da qui la disaffezione della politica e della burocrazia verso il Fesr.
Diverso il discorso per il Fondo sociale europeo (Fse) e per il Piano di sviluppo rurale (Psr). Questi fondi, resi ‘autonomi’ da Bruxelles, si prestano a tante ‘operazioni’. E non vengono rendicontati. Infatti sono quasi del tutto spariti nel silenzio generale. Sono stati utilizzati, in parte, anche per pagare il personale (i forestali, negli ultimi anni, con molta probabilità, sono stati pagati sia con il Fondo sociale europeo, sia con il Psr). Parliamo di oltre 4 miliardi di euro!
Il risultato è che oggi, vuoi perché l’alta dirigenza regionale è quella che è, vuoi perché i tempi sono difficili, i dirigenti dell’Ars sono diventati oggetto d’invidia. Sentimento che s’accentua nel constatare che, alla fine, nei momenti difficili, tocca sempre ai dirigenti di Sala d’Ercole risolvere i problemi.
I tempi in cui gli dirigenti regionali affrontavano e risolvevano grandi questioni amministrative sono finiti. Oggi un’alta dirigenza regionale raccogliticcia, spesso, crea più problemi che soluzioni.
Gli ultimi casi sono emblematici. In occasione del Bilancio e della Finanziaria 2013 e 2014 sono stati i dirigenti dell’Ars a sistemare le ‘carte’. Poi, è noto, la politica e la dirigenza regionale ci hanno messo mano. E sono arrivate le impugnative.
La cosa che ha dato fastidio al governatore e ai suoi collaboratori è che le due impugnative erano state paventate dai dirigenti dell’Ars. Li avevano avvertiti: “Guardate che state andando a sbattere”. E infatti Crocetta e i suoi dirigenti – interni ed ‘esterni’ – sono andati a sbattere. La seconda impugnativa, quella di quest’anno, è stata devastante.
Per far passare la legge sulla cosiddetta riforma delle Province, poi, hanno dovuto togliere dalle mani dei dirigenti regionali tutte le ‘carte’. Una legge che è stata riscritta di sana pianta dagli uffici dell’Ars. Era l’unico modo per non farla impugnare. Se l’avessero lasciata nelle mani dei collaboratori di Crocetta – interni ed ‘esterni’ all’Amministrazione – la legge sarebbe stata impugnata.
E’ una realtà, quella che abbiamo descritto. Da qui l’invidia. Non sono bravi. Guadagnano meno. E allora, molto italianamente, ben venga la mediocrità anche negli uffici del Parlamento siciliano.
Livelliamo, livelliamo, livelliamo…