Nelle intercettazioni che hanno portato al blitz Resilienza, che ha colpito la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, anche la soluzione a un tentato omicidio avvenuto alla Noce nel 2018, con il racconto della vittima e il disappunto degli autori per il fallito attentato
Il tentato omicidio per una cena pagata con soldi falsi «Com’è ca un t’a fidasti a ammazzallu? Non si buono»
«Com’è ca un t’a fidasti a ammazzallu?» si meravigliano gli autori di un tentato omicidio emerso tra le pieghe dell’indagine Resilienza, che ha portato alla cattura di 18 persone accusate di fare parte della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio e di altre due – Marcello D’India e Giovanni Bronzino – coinvolte in un atto violento proprio ai danni di uno dei presunti uomini d’onore al soldo del boss Angelo Monti: Giovanni Zimmardi, anche lui finito in manette stamattina, ritenuto uno degli addetti alla riscossione del pizzo.
I fatti risalgono al 2018, il 12 dicembre. Zimmardi si era recato alla Noce per contestare a D’India e Bronzino l’onta di avere cenato in una trattoria di Borgo Vecchio e di avere poi pagato il conto con soldi falsi. L’uomo del Borgo parla all’interno della sua auto con Bronzino, una discussione tranquilla, stando alle parole della vittima, quando avviene l’aggressione a colpi di coltello.
«‘U capì chi mi cuminò Giuanni dintra a machina? Mi vulevanu fare, parrì» racconta Zimmardi ad Angelo Monti, «mi volevano fare», dice. «Sono scappato, ho corso, ho perso il borsello, ho preso coltellate nelle braccia, nelle mani». Monti ascolta e si limita a commentare: «Ora vediamo cosa fare, ora vediamo». Ma Zimmardi continua: «Mi hanno dato fuoco alla macchina, parrì, alla Noce. Eravamo tutti e due in macchina, tranquilli, poi quello è sceso, è salito e mi ha cominciato a dare pugnalate nel petto. Io mi paravu, ch’i manu, ch’i braccia, rapivu u purtiaddu e scappavu».
L’auto di Zimmardi è stata poi ritrovata incendiata, dall’interno, proprio come racconta in un altro passo delle intercettazioni al padrino. E sempre nelle more delle intercettazioni c’è tutto il disappunto degli assalitori per il fallito attentato. «Com’è ca un t’a fidasti a ammazzallu?», com’è che non sei riuscito a ucciderlo? Chiedono a Giovanni Bronzino, che prontamente risponde: «Muore dissanguato». «Ma magari muore dissanguato». Un dissidio, quello che ha portato al tentato omicidio, che sarebbe stato poi risolto dai vertici della famiglia di Borgo Vecchio, tra cui lo stesso Monti, intervenuti per sistemare le cose.