All'indomani della pubblicazione della telefonata tra il primo cittadino e l'imprenditore Mario Ciancio, indagato per concorso esterno alla mafia, il sindaco si nega alle domande. Diserta una conferenza stampa e resta nel suo ufficio. Inutile attenderlo in cortile: a buttare fuori i cronisti ci pensano i vigili urbani
Il sindaco Enzo Bianco si chiude nel palazzo Nessuna risposta su intercettazione con Ciancio
«Il sindaco non rilascia dichiarazioni». Enzo Bianco, dopo la pubblicazione su MeridioNews dell’intercettazione con Mario Ciancio a proposito dell’affare Pua, affida la sua non risposta all’ufficio stampa del Comune. Non una parola – e nemmeno la possibilità di una domanda – su quello che per i carabinieri è «l’impegno assunto» nei confronti dell’imprenditore da parte del primo cittadino. Che si nega, restando chiuso nelle sue stanze a palazzo degli Elefanti e disertando la conferenza stampa sulla raccolta differenziata. Inutile attenderlo in cortile. Tra chi controlla alla finestra se i giornalisti sono andati via, il lavoro sporco viene affidato alla polizia municipale che butta fuori i nostri cronisti. «Qui non si può stare», dicono tre vigili urbani. «Il palazzo non è aperto al pubblico?», chiediamo. «Si può passare, ma non si può sostare», spiegano.
Ieri la mattinata si era aperta con la pubblicazione delle telefonata del 18 aprile 2013 – due mesi prima delle elezioni amministrative – tra l’allora candidato primo cittadino e l’imprenditore indagato per concorso esterno alla mafia. Oggetto della discussione, secondo i carabinieri, era il voto favorevole del consiglio comunale – la sera prima della conversazione – al mega progetto da 300 milioni di euro da realizzare alla Playa. Piano presentato dalla società Stella polare srl, i cui tre soci fondatori – l’imprenditore veronese Renzo Bissoli e i catanesi Salvatore Modica e Francesco Strano – sono già noti agli inquirenti. I magistrati, inoltre, ipotizzano un interesse di Cosa nostra catanese sul grande centro polifunzionale che dovrebbe sorgere in un’area per circa il 30 per cento di proprietà di Mario Ciancio, editore e direttore del quotidiano etneo La Sicilia. Terreni che Ciancio ha venduto alla società Stella polare, continuando però a interessarsi – sempre secondo l’accusa – dell’andamento burocratico positivo del progetto. Anche grazie ai suoi contatti politici.
Durante la giornata di ieri, la vicenda ha provocato le reazioni di diversi politici e della società civile. Accolto tiepidamente il consiglio comunale, la prossima settimana approderà invece alla commissione nazionale antimafia. Dopo la nota di ieri inviata dal sindaco – dove si ripercorrono le fasi del progetto Pua, ma non si accenna alla telefonata con Ciancio -, stamattina il primo cittadino avrebbe dovuto presenziare a un incontro sulla raccolta differenziata in città. Ma quando l’ufficio stampa registra l’intenzione dei giornalisti presenti di porre alcune domande sull’intercettazione, i piani cambiano. Bianco fa capolino dal fondo del corridoio. Semi-coperto dai pesanti tendaggi di palazzo degli Elefanti, controlla la situazione. «Il sindaco è stato chiamato dal governo nazionale – spiegano gli addetti stampa del Comune – Ha una riunione improvvisa per il progetto Patto per Catania e purtroppo non verrà». «Il sindaco è chiuso nella sua stanza», conferma un usciere comunale. «Al momento non risulta alcuna riunione, ma se parlano al telefono non saprei», rispondono da Roma.
Terminata la conferenza stampa, il pubblico deve abbandonare i corridoi accanto alla sala giunta. L’attesa del primo cittadino si sposta quindi in cortile. Dalle finestre del municipio, l’usciere e lo staff del sindaco controllano la situazione. I turisti intanto entrano ed escono, per una visita al palazzo del ‘700. I tre vigili urbani presenti danno indicazioni, controllano e parlottano tra loro. Fino a quando, mezz’ora dopo, non si rivolgono ai nostri cronisti in attesa, invitandoli a lasciare la sede comunale. «La polizia municipale sta buttando fuori dal Comune due giornalisti?», chiediamo. «Ditela come volete – rispondono – basta che ve ne andate».