Una vita dedicata alla scrittura e poi la decisione di trasformare «le storie della realtà in finzione, scintille che danno vita a distillati del nostro vissuto». A partire da una vicenda rimossa dalla comunità ma con un posto nello sviluppo della comunità Lgbtqi
Il silenzio dei giorni, romanzo-esordio di Rosa Maria Di Natale Dalla storia del delitto di Giarre all’immaginaria Giramonte
«Una storia tristissima, ma molto vera». Che ha portato alla fondazione del primo nucleo di militanti gay in Sicilia e alla prima Festa nazionale dell’orgoglio omosessuale. E che oggi ha liberamente ispirato la penna di Rosa Maria Di Natale, giornalista etnea al suo esordio con il romanzo Il silenzio dei giorni, Ianieri edizioni, già in libreria. Ma non con la narrativa in generale, per cui coltiva la passione dalla gioventù: «Ho cominciato a fare la giornalista a 18 anni – racconta ai microfoni di Radio fantastica – A 25 ho capito che le storie della realtà, quelle giornalistiche, dovevano tradursi in finzione e ho cominciato con i racconti. Stanze da arredare rispetto a un intero romanzo, che è più come un palazzo da costruire». La cui idea nasce appunto da un caso di cronaca, passato alla storia come il delitto di Giarre. «Nel 1980, due ragazzi omosessuali vengono trovati senza vita sotto a un albero – racconta l’autrice – Dopo 40 anni, non è ancora chiaro se si tratti di un omicidio o di un suicidio richiesto, nel senso che potrebbero aver chiesto ad altri di sparare per finirli e sono morti mano nella mano».
Una storia che per Di Natale rappresenta una scintilla, «da cui nascono altre storie che possono essere legate in qualche modo a quella scintilla iniziale». Una storia rimossa dalla comunità ma che, molti anni dopo, ha ispirato nell’autrice le pagine ambientate a Giramonte, immaginario paese che rappresenta l’insieme dei centri della provincia di Catania. Nel 1972, due fratelli, Peppino e Saverio, crescono in una famiglie come tutte, un po’ bella e un po’ no. Così come è difficile giudicare il clima che respirano, certamente retrogrado seppur animato da libertà oggi perdute, come quella di giocare per strada. E tra quei vicoli si sviluppa e va scoperta la loro storia, in cui vengono riversati sprazzi di vita dell’autrice. «Scrivere è un po’ come sognare – commenta Di Natale – quindi fabbricare personaggi e condizioni che vengono da noi. Poi, nella mente dello scrittore accade di tutto e così un solo personaggio diventa mix di tre o quattro persone che hai conosciuto nella vita, mentre altri sono del tutto inventati».
Un «distillato del nostro vissuto, insomma». Che, nel caso di Rosa Maria Di Natale, è particolarmente pieno. Una vita dedicata alla scrittura nelle sue tante declinazioni, ma non solo. Nel 2007 ha vinto il premio Ilaria Alpi con una video-inchiesta sul quartiere di Librino. Tra i suoi interessi e sviluppi professionali anche l’interesse per i nuovi media – quando ancora erano davvero il futuro, tanto da dedicare un saggio al rapporto tra il digitale e la scrittura – e il data journalism. Temi su cui ha contribuito a formare anche le nuove generazioni, con una cattedra di Giornalismo e Nuovi Media all’università di Catania.