Il recupero dei detenuti passa dal campo di zafferano «Dopo il carcere potranno lavorare in aziende locali»

Coltivare zafferano e sognare un futuro diverso. Succede nella casa circondariale Luigi Bodenza di Enna dove il recupero dei detenuti passa dal campo di zafferano. L’iniziativa, partita lo scorso agosto, rientra nel progetto Orto dentro… viola zafferano promosso dall’associazione Per un mondo di sorrisi in collaborazione con l’istituto di pena ennese. «Un’idea sperimentale – spiega Mauro Todaro, il presidente dell’associazione – che ha consentito a un gruppo di detenuti volontari di impiantare cinquantacinque chili di bulbi di zafferano su un terreno, interno alla struttura penitenziaria, precedentemente disboscato».

Un percorso impegnativo durante il quale i carcerati hanno imparato le fasi di bonifica, semina, concimazione, irrigazione, raccolta e le tecniche di coltivazione biologica. «A novembre – racconta la responsabile del progetto, Salvina Russo – sono nati i primi fiori di zafferano, concimati senza l’uso di prodotti chimici ma utilizzando solo il compostaggio ottenuto dagli scarti della mensa». La raccolta, effettuata nella prima decade di novembre, viene eseguita «durante le prime ore del mattino per evitare la schiusa del fiore che potrebbe danneggiare commercialmente il prodotto», ci tiene a precisare Russo.

L’obiettivo principale dell’iniziativa ridare dignità ai reclusi tramite l’inserimento lavorativo, una volta fuori dal carcere, in collaborazione con produttori locali che sono alla continua ricerca di personale formato nel settore. «Al termine della pena – continua Todaro – le professionalità acquisite, permetteranno a queste persone di essere impiegate nelle aziende locali, interessate ad assumerle, proprio perché il fiorente mercato dello zafferano è strettamente legato alla produzione del Piacentino Ennese, il nostro formaggio locale a marchio Dop».

Un progetto in evoluzione che prevede l’aumento della superficie coltivata di zafferano e un impianto di caseificazione all’interno dell’istituto di pena, per la produzione del Piacentino ennese. In accordo con la casa circondariale, l’associazione si sta attivando attraverso la Cassa delle ammende per trovare i fondi necessari al finanziamento futuro del progetto. Dalla semina alla raccolta, al momento, sono impegnate sette persone. «L’iniziativa – conclude Russo – ha cambiato le loro vite. Sono più che felici perché sentono che possono dare tanto alla collettività».


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