Il Quirinale e le lingue da salvare

Lo avevano detto con forza al convegno “La facoltà di capire il mondo”, che si è tenuto a Catania il 24 gennaio scorso: la situazione, così com’è ora, non va. L’avevano detto da punti di vista diversi, ma unanimi nel sottolineare il ritardo storico dell’Italia nella conoscenza delle lingue straniere: le politiche adottate non hanno potenziato un settore importante sia dal punto di vista culturale sia da un punto di vista economico-politico. Lo studio delle lingue non dev’essere considerato un fattore aggiuntivo (e quindi non indispensabile): avviarsi verso un’internazionalizzazione produttiva significa anche mettersi in condizione di poter dialogare, nel senso letterale, con i propri interlocutori.
 
Per questi motivi la facoltà di Lingue e letterature straniere di Catania ha deciso di promuovere due iniziative importanti: creare un Osservatorio permanente sullo stato dell’insegnamento delle lingue; lanciare una petizione indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
 
L’idea di creare un “Osservatorio permanente sullo stato dell’insegnamento delle lingue e culture moderne nell’area metropolitana catanese” nasce dalla necessità di creare un circolo che permetta non soltanto ai docenti di lingue di confrontarsi tra loro, ma anche delle connessioni con il mondo della produzione e del lavoro. Con l’intenzione di creare una spinta verso l’internazionalizzazione della provincia catanese, finora troppo chiusa alle influenze straniere.
 
L’Italia è al terzultimo posto in Europa nell’ambito delle conoscenze delle lingue straniere: un dato sconfortante che ostacola lo sviluppo dei rapporti economico-politici con gli altri Stati. Nonostante i richiami da parte della Comunità europea, le istituzioni italiane hanno risposto, come si legge nel testo della petizione, con «infastidita indifferenza se non esplicita irrisione, aggravata dalla ipocrisia di dichiarazioni di sollecita attenzione che di fatto ricoprono la sostanziale e sistematica sottrazione di risorse, spazi e strumenti da dedicare all’insegnamento delle lingue straniere».
Cosa si vuole chiedere al Presidente Napolitano e alle istituzioni italiane? Rilanciare una discussione pubblica che coinvolga la società in tutti i suoi ambiti (culturali, economici, politici, etc). Si chiede di ampliare nelle scuole le ore destinate all’insegnamento dell’inglese (ormai obbligatorio) e di promuovere il plurilinguismo con lo studio di una seconda lingua comunitaria; di dare maggior spazio all’asse formativo linguistico-culturale soprattutto all’interno degli atenei; guardare con maggiore attenzione all’area mediterranea ed in particolare modo al mondo orientale attraverso lo studio delle lingue di quei Paesi.
 
Si chiede poi una revisione della legislazione attuale sui lettori di scambio e sui collaboratori linguistici, per tutelarne la figura professionale e rafforzarne la presenza nelle scuole e le università; un potenziamento della mobilità di studenti, docenti e ricercatori; che venga avviato un piano di investimenti nell’edilizia universitaria; che si creino delle politiche di sostegno e finanziamento ai Centri linguistici multimediali d’ateneo, affinché tutti gli studenti universitari possano usufruire di un insegnamento di lingua straniera adeguato per rendere il loro titolo di studio spendibile all’estero. «Perché al fine di una crescita significativa della quantità e della qualità delle relazioni internazionali nell’ambito della produzione industriale, del turismo, del commercio e dei servizi sociali, le imprese e gli enti locali del nostro Paese si dotino tutti, con appositi bandi, del supporto insostituibile di esperti linguistici nell’ottica e della mediazione linguistica e culturale e della traduzione e dell’interpretariato».
 
La petizione può essere sottoscritta sia online sia recandosi in Segreteria di Presidenza della facoltà di Lingue e letterature straniere, stanza 106 ex Monastero dei Benedettini.


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